Sarà come morire…
Torniamo ad Aprilia dopo gli anni di Lega Pro. L’ultima volta che siamo stati qui, ci siamo dovuti accontentare di guardare la partita dal parcheggio ospiti perché mai ci siamo venduti alla “tessera del tifoso”. Venimmo qui con un piede e mezzo in Serie D agli sgoccioli di una stagione disastrosa. Non è cambiato poi molto negli anni, visto che per la seconda domenica successiva in trasferta, anche qui troviamo il settore ospiti chiuso, stranamente chiuso con alcune persone sedute sugli spalti.
Dopo aver richiamato l’attenzione con qualche coro, decidiamo di dirigerci dietro una delle due porte, ma proprio mentre stiamo per posizionare le pezze, sbucano fuori come funghi alcuni funzionari dell’ordine, che svolgono il proprio mestiere con telefonino nella mano e sigaro in bocca. Stranamente, nemmeno lì possiamo stare ed inizia a sorgere qualche dubbio. Più di qualche dubbio. Iniziamo a chiederci se non sia una “manovra voluta” questa di farci girovagare attorno al “Quinto Ricci”. Dopo Anzio, anche Aprilia con i lucchetti ai cancelli. Evidentemente, qui c’è qualcuno che non vuol sentire le proprie orecchie fischiare per tutti e novanta i minuti.
Dopo le nostre pressioni ci dicono che possiamo fare il giro dello stadio ed entrare nel settore ospiti dal cancello affianco alla tribuna di casa. Quando i nostri corpi stanchi lo varcano siamo già al quarantesimo del primo tempo. Paghiamo biglietto intero a sei euro per vederci, si e no, metà partita, ma oggi la cosa che più ci preme è ribadire la nostra linea di condotta. Quindi al diavolo i sei euro e pronti con la voce alta per cantare contro i “papponi” che stanno per sedersi alla presidenza di questa gloriosa squadra di calcio.
La partita è l’ennesima brutta figura stagionale, ma nessun dramma, c’è sempre tempo per far peggio di così, soprattutto quando si entra in sala stampa facendo apparire un tre ad uno per gli avversari come una grande gara dei rossoblu. Nemmeno più la gratificazione di battere i “famosi dodici calci d’angolo” con Capuano in panchina c’è rimasta. Questi si sono superati. Nella nostra personale classifica dei più odiati, sono riusciti a superare chi chiama “checche” i propri giocatori. Pensate un po’ che “soggettoni” abbiamo davanti.
Il sostegno alla maglia non manca mai, nemmeno ora che altri e più gravi problemi si frappongono tra Noi e la nostra amata. Malgrado una classifica indecorosa, un allenatore incompetente in panchina ed un’azienda che vuole impadronirsi di novantadue anni di storia. Cori e colori non sono mai assenti, nemmeno adesso che qualcuno vuole mettere le sue mani su qualcosa di nostro.
E Noi, come amanti gelosi della propria donna, osserviamo da lontano che nessuno osi nemmeno sfiorarla. Fino a quando si chiamerà Fondi Calcio 1922 a nessuno è concesso farle gli occhi dolci. E visto che, cambio denominazione a parte, il web è già pieno di nuovi simboli e diciture, crediamo di essere agli sgoccioli di questo nostro amore.
Siamo pronti a lottare per Lei ancora, ancora ed ancora, purché nessun azienda scriva il proprio nome su quel simbolo, purché nessun nome oltraggi l’unica denominazione che accettiamo, purché si parli di Fondi Calcio 1922.
La nostra storia è la sua, Noi siamo Lei, Lei è di tutti Noi. La nostra storia è fatta di undici anni, su ogni campo, calpestando ogni gradinata, percorrendo strade, viadotti e gallerie, navigando in mare e volando tra le nuvole, per raggiungere Lei, anche solo per un attimo, anche solo per un battito di mani ed un coro urlato in pochi.
Lei, l’unica donna capace di farci piangere. Piangeremo, certo che piangeremo. Aspetteremo il suo ritorno, e tutto sarà come prima, più bello di prima!