La trasferta di Budoni

Ogni domenica

Ci sono campi che rappresentano davvero una sorta di punto di non ritorno, perché difficili da raggiungere, inguardabili, inadeguati alla categoria, abbandonati ed in attesa da decenni di un minimo di ammodernamento. Ci sono campi che ti esaltano al solo pensiero di vederci scendere e giocare la tua Squadra del Cuore, rettangoli verde zeppi di blasone, fama, partite che hanno fatto la storia del calcio italiano, pali e reti che hanno sfiorato il pallone calciato da autentici fenomeni, ma anche quelli che gli addetti ai lavori chiamano “giocatori operai” ma che hanno avuto la fortuna di vestire casacche gloriose. E poi ci sono i campi tradizionalmente ostici, dove non sono fattori ambientali o tecnici a metterti in difficoltà, tantomeno gli avversari, e non ha importanza se essi siano i favoriti del Girone o gli ultimi ripescati dell’Estate. Su questi campi ci vai sapendo che quasi sicuramente tornerai a mani vuote, senza entusiasmarti, senza quella carica di adrenalina che fa inevitabilmente parte della nostra Domenica. Perché si gioca davanti a trenta accreditati, perché c’è il mare a due passi, perché sai già in partenza che giocare bene non servirà alla tua Squadra per fare bottino pieno e sgolarti, come mai fare da sempre, per sostenerla sarà l’unico modo per dimenticare le amarezze che ti regalerà la partita.

Budoni è senza ombra di dubbio un campo stregato per i nostri colori: sconfitti lo scorso anno, sconfitti quattro anni fa nella Stagione che si concluse col salto di categoria. E se al fatto che sia difficile, sempre più difficile, essere in tanti quando il nostro Fondi gioca in Sardegna, visti i costi assurdi di una trasferta, il caldo infernale, la partenza del Sabato pomeriggio ed il rientro a casa solo a metà mattinata del Lunedì… allora è facilissimo capire come preferiremmo un’altra composizione di questo Girone G, oppure lo spostamento in un altro raggruppamento che, paradossalmente, potrebbe voler dire macinare più km ma almeno evitare di restare senza nemmeno un centesimo nelle tasche per garantire alla nostra pezza di presenziare anche negli stadi dell’isola. Eppure, quando meno te lo aspetti, ecco che Budoni diventa una tappa importante per la Stagione del Fondi Calcio. Basta un goal per vincere, basta un guizzo di Diemè per portare a casa la vittoria e cancellare la delusione per le tre sconfitte consecutive, tra Campionato e Coppa, delle ultime settimane. Del risultato non ce n’è mai importato più di tanto, lo sapete, ma sincerità per sincerità il viaggio di ritorno ha avuto in questo modo un sapore sicuramente diverso.

Resta inspiegabile come la Società sarda e le FdO abbiano impedito il nostro accesso al Settore Ospiti, chiuso a doppia mandata. Resta altrettanto inspiegabile come abbiamo fatto ad aprirsi dopo pochi minuti dal nostro arrivo per far accomodare su quegli spalti che avrebbero dovuto vedere la nostra presenza un tesserato della Squadra di casa, sì, proprio lui, lo stesso che lo scorso anno passò 90 minuti a provocare lo squalificato Pascucci ed offendere i rossoblu in campo, salvo poi dileguarsi quando occhi indiscreti erano ormai lontani e restare “precauzionalmente” negli spogliatoi del “Purificato” nella gara di Ritorno. Inspiegabile come si pretenda di considerare una palestra di vita l’appartenenza ad una Squadra di Calcio, soprattutto in ambito giovanile, quando poi esponenti dello stesso sodalizio danno esempi di questo genere, non una, non due volte, ma viene da pensare ogni Domenica.  Un po’ come accaduto a Selargius, dove Dirigenti in doppio petto intimavano ai giovani raccattapalle di tornare negli spogliatoi quando i padroni di casa erano passati in vantaggio ed il Fondi aveva bisogno di guadagnare tempo sulle rimesse nel tentativo di riacciuffare la partita.In quindici giorni spendiamo un capitale, che equivale al cambio attuale a qualcosa come trecento euro a capoccia. Prima Selargius, ovvero Cagliari, a settembre, quando nemmeno la Ryanair regala il biglietto e la variante migliore la offre Alitalia, che cerca di farti dimenticare tutto con due biscotti stantii ed un succo all’arancia rossa. Poi, senza nemmeno il tempo di rompere il salvadanaio per racimolare gli spicci, ecco che devi correre a Civitavecchia di sabato sera, quando al tuo fianco partono per le crociere nel Mediterraneo e tu, invece, devi andare a Budoni…

Avete capito bene, Budoni! Budoni, che se non ci fosse il mare a trenta centimetri dalle case sarebbe più deserta di Perfugas d’inverno, quando solo i cacciatori hanno il coraggio di mettere il naso fuori dal portone, con un freddo che ghiaccia anche i motori delle auto. E noi, ne sappiamo qualcosa.

Budoni, a due passi dalla splendida San Teodoro, che ci limitiamo ad ammirare sulle cartoline che sembrano correrci dietro quando alle sette del mattino apriamo gli occhi per guardare il cielo limpido che si specchia nel Porto di Olbia.

Budoni, che rivediamo con i nostri occhi per la terza volta e vi assicuriamo che non ne andiamo fieri. La ritroviamo sempre uguale, con quelle case basse, al massimo due piani, con le facciate gialle e rosse, perché forse da queste parti non è che siano tanto ferrati sugli abbinamenti cromatici.

Dobbiamo inventarci qualcosa per far scivolare via il tempo, ma qui, in tutta sincerità, non è che ci sia l’imbarazzo della scelta. O decidi di camminare sulla sabbia, oppure ti siedi ad un bar ed aspetti che tedesche e russe ti mostrino cosa non possono fare a meno di mostrarti.

A noi in fondo non è dispiaciuto. Come non ci è dispiaciuto seguire e sostenere la nostra Passione da bordo campo, a ridosso della Tribuna di casa, dove, nemmeno a dirlo, affianco a tanti gioiosi bambini premiati dal Budoni Calcio con un pallone ciascuno e bandierine biancoazzurre, spadroneggiavano i “soliti insulti sportivissimi” di chi un secondo dopo prende a schiaffi il figlio se ha calciato il pallone lontano ed un secondo prima applaude l’ipocrita “Comunicato” che dobbiamo sopportare ogni Domenica. Ai nostri figli, ed ai figli dei nostri figli, auguriamo genitori diversi, cugini da cui prendere esempio e fratelli maggiori che li portino in Curva a vivere la partita, viverla, non guardarla, ma viverla. Ogni Domenica!