Archivi del mese: Settembre 2006

E.A.M.

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ESTRANEI ALLA MASSA
di Vincenzo Marra
2001

Ale, Max, Giotto, Flavio, Pino, Marco e Gianni sono sette ragazzi napoletani molto diversi tra loro, ma hanno una cosa in comune: l’appartenenza ad uno dei gruppi più vecchi di tifosi Ultras di Napoli, i Fedayn E. A. M. Napoli 1979. Il film racconta una giornata napoletana tra i mille volti antichi e moderni della città, seguendo le vicende personali dei protagonisti, i loro sogni, le loro speranze e difficoltà. E poi un viaggio al nord tutti insieme, per seguire la squadra in trasferta. Sette ragazzi accomunati dalla passione per la squadra e l’amicizia, ma soprattutto sette ragazzi a stretto contatto con la loro città, ogni giorno.

GIUDIZIO:…pellicola ormai introvabile, dato il grande successo riscosso alla sua messa in commercio! I veri protagonisti del film documentario sono 7 ragazzi appartenenti ai Fedayn Napoli, che, occorre sottolinearlo, hanno devoluto i propri compensi in beneficenza! Un viaggio tra le strade della città partenopea alla scoperta della vita di tutti i giorni, tra l’amore viscerale per i colori biancoazzurri e i problemi sociali che affliggono la città. Si comincia con le immagini del gruppo sulle gradinate del S.Paolo prima di scendere in campo per rinsaldare il gemellaggio storico con i genoani e si finisce con il videoracconto della trasferta di Treviso! Come loro stesso affermano, nel gruppo non ci sono capi, anzi, un capo non è mai esistito, ed è forse questo che li ha resi uno dei gruppi più longevi dello Stivale! Da brividi quando Ale, rivendicando la serie A, afferma che vuole tornare ad affrontare le grandi squadre, perchè dice: "A noi servono le trasferte di 900km, dove c’è gente che ti vuole mangiare…tu ne sei cosciente, ma vai lo stesso e ci vai in 4/5mila, affrontandoli!"

VOTO:8,5…bello, anzi bellissimo, nella sua genuinità, nel suo modo di mettere a nudo persone che difficilmente amano mostrarsi agli altri, consapevoli di non essere ben visti dai moralisti di turno! Sono rimasto impressionato dal comportamento dei 7 ragazzi, che invece di approfittarne e far diventare il documentario una pubblicità, si sono limitati a raccontare il mondo ultras, senza fronzoli, soprattutto senza autoidolatrarsi…cosa che avrebbero potuto fare, dato che sono sulla scena dal lontano 1979! Ragazzi…questa è mentalità!!!

Spontaneità
AL POTERE

Resistere, resistere, resistere, in attesa di tempi migliori. Continuare, insistere, perseverare, perché in fondo non è così diabolico sperare di realizzare un sogno, concretizzare un obiettivo, raggiungere un risultato. E come fossero spezie aromatiche si ergono a protagoniste la spontaneità e la voglia di divertirsi, sorridere al di là di ciò che arriva dal campo, anche quando la sfortuna trova come fedeli alleati quei tre incapaci di turno in abbigliamento da “luna nera” che più nera non si può accompagnati da un commissario a dir poco ridicolo. E salta così una vittoria che ai punti avremmo sicuramente meritato, non solo in virtù del miglior gioco espresso rispetto alla formazione del DianaNemi, ma anche e soprattutto per via delle tantissime occasioni da rete sprecate, fallite clamorosamente. Altri due punti restano lì dopo il pareggio di Velletri, e questo non è certo un buon segnale. Senza esagerare questa squadra si trova a fare i conti con quattro punti persi per strada, con un bottino ridotto a due pareggi quando invece la classifica dovrebbe tenere tutti sull’allerta per il primo scontro diretto della stagione, la trasferta sul campo del Cecchina, lassù a punteggio pieno. Ma d’altronde sapevamo fin da quest’estate che si sarebbe trattato di un campionato particolare. Va bene così! Vorrà dire che moltiplicheremo il sostegno, anche se gli spalti, Old Fans a parte, sembrano il parterre di un teatro che attende l’inizio di una commedia popolare, con decine e decine di zombie e lucertole abbronzate.

Non sarà mica un caso se molti di noi amano perdutamente le trasferte piuttosto che le partite casalinghe, per tanti motivi, primo fra tutti la constatazione che tutto è rimasto com’era, almeno per il momento, e la sensazione che il ritorno tra le mura amiche con la stessa minestra della passata stagione non vorrà dire altro che ennesimo ritardo nella conclusione dei lavori per il nuovo posizionamento degli spalti. Facile indovinare il pensiero: “Intanto giocate così, poi vediamo!”, ed a rimetterci sempre e solo gli spettatori, ma soprattutto gli ultras, quei pochi indomiti che resistono. Ma meravigliarsi sarebbe davvero da stupidi, si sta ripetendo semplicemente ciò che si è già verificato durante lo scorso campionato, con la differenza che dodici mesi fa disputare gare all’Arnale Rosso era assolutamente impossibile perché i lavori riguardavano proprio il terreno di gioco, e fino al 18 Dicembre l’esilio forzato ci vide protagonisti di tante tappe al “Perrone” di Formia. “Errare è umano, perseverare è diabolico”, stavolta il proverbio è titolare fisso. Resta la speranza, per altro flebile, di vedere nascere un settore alle spalle della porta in direzione biglietteria, una nostra curva, che probabilmente rappresenterebbe un antidoto capace di riavvicinare tanti e tanti che, per una ragione o per un’altra, hanno abbandonato negli ultimi tempi, sfiduciati e stufi di prese in giro.

Non era davvero esagerato quello stendardo della sud capitolina che recitava “Veri ultras, merce rara”, perché la realtà è questa. Certo, ognuno può avere motivazioni più o meno valide per assentarsi, ma di sicuro il proprio ideale merita rispetto, la propria fede non può essere tenuta a riposo, tranne che si tratti di riposo forzato naturalmente. Se si crede in qualcosa è proprio nei momenti difficili che si moltiplica lo sforzo, è nei momenti difficili che si accetta la sfida. È per questo motivo che auspichiamo possa esserci un’inversione di tendenza, contiamo sul ritorno di molte facce note, speriamo che quei fratelli ultras compagni di merende di molte domeniche rimettano al collo la sciarpetta, scaldino la voce e ricomincino a “seguire il cuore”. Sappiamo pure che è fisiologico e prevedibile incontrare difficoltà quando di mezzo ci sono contestazioni e prospettive tutt’altro che positive per la squadra, e quindi nostro compito è tenere duro, compattarci sempre di più. “In dieci o in cento” poco importa, l’essenziale è esserci, nonostante tutto. Anche perché questo è il prezzo della coerenza: non accettare, controbattere, polemizzare, non tacere, contestare ciò che non reputi giusto vuol dire pure perdere quelle persone che preferiscono non esporsi, tenersi amici tutti e tutto, restare indifferenti agli eventi. Negli ultimi quattro anni ce ne sono stati tanti di momenti strani, di atteggiamenti, scelte, comportamenti, da parte di diversi soggetti, che hanno meritato il nostro dissenso, e questo ha spinto più di qualcuno (evidentemente non ultras) ad allontanarsi dalla crew. La questione è sempre la stessa, mentalità e maturità. Due fattori inscindibili che segnano le nostre azioni, ed eccoci allora a sostenere la squadra della nostra città ora più che mai perché ha bisogno del nostro sostegno, perché c’è in ballo la permanenza in questa categoria, perché quella squadra si chiama Fondi. E la può allenare chiunque, la può gestire chiunque, ci può giocare chiunque, ma noi non la lasceremo mai, mai! La differenza è sostanzialmente questa, non serve aggiungere altro.

Piuttosto chiudiamo segnalando il tour de force che caratterizzerà il mese di Ottobre: domenica mattina a Cecchina, il prossimo turno in casa con la LupaFrascati ed ancora trasferta capitolina sul campo dell’ImperoRomano. Tre partitissime, tre formazioni agguerrite e qualitativamente notevoli, date dagli addetti ai lavori come principali out sider nella lotta per la promozione al pari di Terracina e Gaeta. Il Fondi visto in queste due prime uscite di campionato può giocarsela con qualsiasi avversario, certo iniziare a metterla dentro vorrebbe dire fare un passo avanti fondamentale. I miracoli di Pepe e quella bandierina abusiva che ha annullato la rete di Fiore a Velletri, i due legni e le sei-sette palle goal divorate al cospetto del DianaNemi gridano vendetta. Peccato che domenica mancherà per squalifica il vivace Langiotti, dimostratosi molto tecnico e con un altro passo, ma l’importante è sapere che la squadra c’è ed ha lo spirito per combattere fino al 95esimo.

Finché Vivrò #1

Finché vivrò…

Ritorna il campionato e ritorna la nostra fanzine, con tutto il suo contenuto irriverente, dai resoconti alle foto, dalle trasferte ai comunicati, dalle notizie sul mondo ultras alla battaglia contro il calcio moderno, tutto in 4 pagine autoprodotte! In questo primo numero: i resoconti delle gare di Coppa Italia, la trasferta di Velletri, "Socializzare il calcio", risultati, classifica e tante foto della nostra crew! Finché vivrò… in distribuzione nelle gare casalinghe in tutto il settore!

Anno IV – Primo Atto

Fight Club

FIGHT CLUB
di David Fincher
1999

Il protagonista (Edward Norton), consulente di una grossa casa automobilistica, è il prototipo dello yuppie frustrato dalla vita moderna: insonne, ansioso, ipocondriaco, stordito dal Jet Lag, trova un’apparente calma solo frequentando gruppi d’ascolto per persone affette da mali incurabili. In questo modo incontra anche Marla Singer, che finge come lui di avere gravi problemi pur di incontrare persone. Durante i suoi viaggi di lavoro, il protagonista fa la conoscenza di Tyler Durden (Brad Pitt), uno strano venditore di saponi, che lo ospiterà nella sua casa fatiscente, coinvolgendolo nella nascita del primo Fight Club, un circolo segreto i cui appartenenti lottano nel segno della correttezza tra "fratelli"; "La prima regola del Fight club è: non parlare mai del Fight club". I due pian piano entrano in simbiosi (frequentano pure la stessa donna, Marla) e radunano nuovi e numerosi adepti. Lo sviluppo dei Fight Club comincia quindi ad essere autonomo, con ramificazioni in molte città degli Stati Uniti che seguono un visionario progetto politico-anarchico di avversione al sistema. Tale indirizzo culmina nella creazione di un gruppo sovversivo e nel concepimento di un fantomatico Progetto Mayhem di stampo eco-terrorista. La follia di Tyler, però, a questo punto diviene non più controllabile…scoprirà in seguito che il suo socio non è altro che se stesso!

GIUDIZIO:…film culto della nuova generazione e che ha influenzato non poco anche alcune curve italiane, come ad esempio quella laziale, con il famoso " La prima regola degli Irriducibili è:…"! Bella pellicola che si distacca dal filone a stelle e strisce e ci rifila un pò di cruda realtà, tra un cazzotto e l’altro!

VOTO:7…sicuramente, si sarebbe potuto fare di meglio, ma vederli a mani nude mentre si affrontano è un vero piacere per gli amanti del corpo a corpo! Sottotitolo…"Con le mani quando volete"

Vi vogliamo così!

Un punto guadagnato o due punti persi? Per ora va bene così! Una squadra finalmente squadra, undici giocatori concentrati, saldi a terra e carichi di vigore catapultato su ogni pallone. Voglia di reagire alle sconfitte di Coppa Italia e partire subito col piede giusto nella prima giornata del Campionato. Con la consapevolezza di poter contare, ora sì, su un gruppo che va via via amalgamandosi, su alcuni atleti di esperienza in un contesto relativamente giovane ma promettente. Un punto che fa morale, sicuramente, anche perché portato via su un campo dove per chiunque sarà difficile fare bottino pieno o almeno rubacchiare un pareggio. Per di più in un clima decisamente autunnale, con tanta di quell’acqua caduta che per tornare asciutti ci son volute ore di phonaggio. Battisti si chiedeva “Ma che sapore ha una giornata uggiosa?”, a noi di certo questa domenica a Velletri è piaciuta, moltissimo. Anche se le avversità ci hanno messo gli occhi addosso fin dal mattino: diluvio universale sulla nostra città, fulmini che sembravano tallonarci, tuoni che hanno fatto letteralmente saltare la tazzina del cappuccino mentre si faceva la conta per chi dovesse “ospitare” la colazione. E le bancarelle del mercato settimanale che iniziavano a chiudere i battenti per ripartire, con qualche audace commerciante addirittura capace di allestire lo stesso la propria boutique mobile sprezzante del pericolo. Temerario, direbbe Ziliani, come Noi d’altronde!

Il solito instancabile manipolo alla volta di Velletri, in dotazione tanta voce e voglia di esserci, nonostante tutto e nonostante tutti. Anche per chi vorrebbe esserci ma non può esserci. Per chi continua a preferire che la sveglia suoni solo in concomitanza con i primi odori del pranzo, per chi è costretto a rimanere a casa, per chi ci ha lasciato, per chi ci sarà domani. E per noi, per quella maglia, per difendere la categoria. Per spronare al massimo impegno, per spingere le gambe più in là dell’avversario, per sostenere questo Fondi che ne ha davvero bisogno. E poco importa se ad aspettarci alla biglietteria dello “Scavo” c’è quel brizzolato con cui già tre anni fa non sono mancate discussioni, lì pronto a pretendere come sempre l’apertura di ogni singolo drappo, non curante della pioggia battente sotto il suo ombrellino marrone che fa trendy se scelto in “pandan” con l’impermeabile coordinato. E noi a sorridere, a schernire, a creparci di risate quando due omini blu, a distanza di trenta secondi l’uno dall’altro ci chiedono “Che tempo fa giù?”. Al primo una mezza risposta arriva pure, al secondo uno di noi sbotta in un sarcastico “Ma n’ sem’ mic’ venut’ dalla Sicilij!”. E poi giù alla rete ad appendere le pezze da trasferta, con l’immancabile “Odio LazioTV”.

E qui altre risate, perché come prevedibile dura solo pochissimi istanti la pausa e ricomincia l’universale. Un vero e proprio diluvio che ci accompagna per buoni venti minuti. “I’m singing in the rain” e chi se ne frega se piano piano da girini rischiamo di diventare anguille. Kiway e non, ma tutti a squarciagola, con la goliardia che ci distingue, tanto da contagiare anche chi è venuto a farci visita. In campo partita piacevolissima, non mancano grinta ed ardore agonistico da ambo le parti. La sorpresa è Pasquali, collocato sulla sinistra da terzino fluidificante, che non dispiace affatto. Difesa a quattro completata dai centrali Monforte e Pelliccia e dal debuttante Di Fazio, diligente ed in grado di trasmettere sicurezza. Linea mediana con Di Biasio ed il giovane Lorello, tra i migliori in campo, e Varroni in offensiva sostenuto dall’ottimo Langiotti sulla corsia di sinistra, Fiore a destra e Marrocco mezza punta. Tutto sommato una formazione competitiva, fermo restando che l’infortunato Casillo può dare quel peso di esperienza in più al centro del campo sempre utile in una stagione come questa che promette equilibrio e necessità di lottare fino al novantesimo.

Imbarazzante la presenza di divise blu e nere sulle tribune, per una gara che ha attirato l’attenzione di non più di 150 spettatori, quasi tutti rintanati sotto la copertura centrale. Partita che ha regalato parecchie emozioni, soprattutto nel finale, con un forcing deciso della squadra rossoblu in più di un’occasione vicina alla rete che sarebbe valsa la preziosa vittoria in trasferta. Grande la prestazione del peperino Pepe, autore di un vero e proprio miracolo su una tremenda botta dal limite. Stilisticamente perfetto ma purtroppo finito a lato di un soffio il destro piazzato di Langiotti che scegliendo la precisione ha mirato all’incrocio dei pali in contropiede. E poi il clamoroso goal annullato a Fiore, dopo il palo colpito da Varroni ed un nuovo intervento super del portierino veliterno. Per i locali da segnalare un terrificante destro da fuori area stampatosi sul palo ad Assogna battuto ed alcune buone trame di gioco, ma a livello di occasioni da rete ben poco. Un pareggio che in sostanza sta stretto, per come sono andate le cose. Probabilmente se ci avessero detto che avremmo portato via un punto da Velletri saremmo ricorsi a gesti scaramantici alla Guidolin ma al termine dell’incontro, in quel forte e compatto “Vi vogliamo così!”, c’era un po’ di rammarico per non aver centrato un successo che sarebbe stato pesante come un macigno.

Kicking off

"KICKING OFF"

L’autore di questo libro è Dougie Brimson, lo stesso che ci ha fatto eccitare con vere opere di letteratura da stadio, come ad esempio "The Crew" e "Barmy Army". L’ultimo lavoro di Dougie non è altro che il continuo di BA, che fa da filo conduttore con gli altri bestseller che dal 1996 hanno affascinato il popolo hooligans ed i fans di Brimson. Dalle battaglie in patria fino agli scontri con gli odiati turchi, la repressione, il carcere, il fenomeno dell’hooliganismo e il dilagante razzismo che da anni imperversa negli stadi. Racconti e prese di posizione in un libro che ben presto diventerà precursore di molti altri del suo genere. La morte del calcio, la morte di uno sport enfatizzata dai mass-media, celando le vere cause di un malessere interno, spesso usato come specchio di una violenza dilagante. Il vero problema viene nascosto, cercando di evidenziare come mandanti ciò che di puro e reale c’è nel calcio: i tifosi!

 

La categoria
da difendere

Come si fa ad esultare per un tiro in porta? Questo non sapranno mai spiegarselo in giro. Resterà cupo il mistero e grande la curiosità in chiunque si troverà di fronte i nostri colori, i nostri drappi. Eppure è così! Ci basta creare un pericolo, un’azione degna di nota, vincere un contrasto a metà campo per fomentarci come veri e propri malati. Strano? Forse per chi non vive la partita come la viviamo noi. Nonostante tutto e nonostante tutti la combriccola fondana continua imperterrita a non deludere, la presenza è costante, la rumorosità anche oltre il lecito ed il prevedibile. In campo le cose proprio non vanno: ancora una batosta, stavolta addirittura un poker, servitoci dal cinico Formia nel ritorno di Coppa Italia giocatosi al “Riciniello” di Gaeta domenica mattina. Su di un terreno tra l’altro che sarebbe dovuto essere più congeniale alla formazione rossoblu, visto che l’Arnale Rosso è strutturato in sintetico come lo stadio di Serapo. Ed invece un nuovo tonfo, pesante in tutto e per tutto. Da salvare il fatto che stavolta, a differenza della gara d’andata del “Perrone”, un paio di volte si è tirato verso la porta avversaria, qualche sprazzo di bel calcio s’è intravisto. Certo era probabilmente utopico pensare di poter ribaltare la frittata cucinata sette giorni prima, ma qualcosa di più ce lo saremmo aspettati, questo è innegabile.

Incoraggiante la prova del nuovo arrivato Langiotti sulla corsia di sinistra, ancora a corto di fiato più di un centrocampista, improponibile per ora l’asse difensivo. Evidente la difficoltà del solo Monforte di arginare gli avanti di Tersigni, le assenze simultanee di Pelliccia e Di Fazio (quest’ultimo ancora atteso dal debutto ufficiale in maglia rossoblu) hanno portato in campo i volenterosi Conti ed Orticelli affiancati al duttile Vuolo ma con risultati a dir poco sconfortanti. La sfortuna ha bussato subito alla porta fondana, con l’autorete che ha aperto le danze e da quel momento in poi il Fondi è andato via via sparendo dal terreno di gioco, a favore di un concreto Formia, premiato anche da due generosi penalty concessi dalla giacchetta nera. Arriva quindi il primo buon traguardo per i cugini biancoazzurri, con il passaggio al turno successivo, dove dovranno vedersela con la corazzata Aprilia ed il temibile Fregene, per un girone che promette interesse e sorprese. Per noi la consapevolezza che si tratterà di una stagione al cardiopalma, densa di stimoli sicuramente, con chiaro in prima linea l’obiettivo della salvezza anticipata. Sperando che quei giocatori per il momento parsi alquanto svogliati o catapultati su un pianeta sconosciuto capiscano che c’è bisogno del sacrificio di tutti, del lavoro quotidiano.

La categoria da difendere: questo il diktat societario! E questo lo spirito che ci porterà su tutti i campi, ad iniziare dalla intrigante trasferta di domenica prossima a Velletri, per “sciccare” punti preziosi, per “rubare” un pareggio pesante, per “agguantare” quella vittoria inaspettata e capace di regalare tre scalini decisivi. Non a caso il massimo sostegno al “Riciniello” si è registrato proprio negli ultimi venti minuti di gioco, con la squadra ormai al tappeto, sotto già di tre reti. Quello che abbiamo intenzione di trasmettere ai ragazzi in campo è il nostro modo passionale di seguire le sorti del calcio fondano. Non chiediamo l’impossibile, non pretendiamo finezze da giocatori “operai”, non ci aspettiamo “interdizioni” da un attaccante puro, vogliamo solo impegno, abnegazione, disponibilità a lottare per la maglia che amiamo e che loro indossano domenicalmente. Non si tratta di richieste pretestuose, non prendiamoci in giro, su! È semplicemente la necessità di far scendere in campo “undici ultras”, grintosi, mai domi, col coltello tra i denti sportivamente parlando, carichi di agonismo e voglia di vincere. Ci gireranno di certo le scatole, questo lo possiamo assicurare, se dovessimo trovarci di fronte ad evidenti sintomi di disinteresse e scarso impegno, perché ognuno deve sputare sangue e sudore per non correre il rischio di ritrovarci sommersi nelle sabbie mobili.


…discorso alla Nazione!


…e come poteva mancare?


…sostegno incondizionato!


…e via con la pettata!


…a noi della partita non ce ne frega un cazzo!


…manca solo la crema abbronzante!

Noi non siamo
acqua minerale!

Parte male la stagione rossoblu, con una secca sconfitta al “Perrone” di Formia, nel derby di andata di Coppa Italia. Tre reti a zero, un passivo però esagerato, risultato sicuramente troppo pesante considerando il gioco espresso dalle due formazioni: un Fondi acerbo, fin troppo confusionario, ed un Formia concreto, tremendamente concreto, che ha sfruttato ogni occasione creata. Una sconfitta di testa, con due delle tre realizzazioni biancoazzurre nate su palle inattive, situazioni su cui farà bene ad allenarsi la retroguardia fondana per evitare ulteriori errori in quelle che saranno le gare più importanti, visto che il 17 si esordirà in campionato con la trasferta a Velletri. Poco da segnalare se non la sentitissima assenza di Di Biasio e Di Fazio, pedine probabilmente insostituibili nello scacchiere rossoblu, la vivacità dello sgusciante Gisfredo, il ritardo di preparazione di Varroni e Fiore, l’estraneità al gioco del giovane Marrocco impiegato sulla fascia sinistra e poi a destra. Assogna incolpevole sull’ultima rete formiana ma poco attento sulle prime due marcature, Monforte e Pelliccia poco coadiuvati dai laterali Orticelli e Conti, Lorello a predicare nel deserto e Conte fuori dalla manovra. Interessante è parso il neo acquisto Casillo, ricciolino tutta grinta che ha cercato di ravvivare la partita inimicandosi il peso del centrocampo, da rivedere Pasquali, sembrato ancora fermo sulle gambe, e intraprendente Paolella, entrato a pochi minuti dal termine ma pronto a lottare su ogni pallone.

Matura così un 3-0 che ha rimandato la memoria alla trasferta di Coppa Italia di due stagioni fa quando il Fondi subì una sonora sconfitta sul campo del SantaMariaMole, dicendo addio alla competizione regionale dopo che già il Terracina aveva violato l’Arnale Rosso nel primo turno. Squadra che crea pochissimo, assenze pesanti evidentemente, giovani ancora in fase di rodaggio. Tempo per rimediare ce n’è, ed è per questo che ci aspettiamo una prova d’orgoglio nella gara di ritorno: certo pretendere di ribaltare il risultato ed agguantare il passaggio del turno rappresenterebbe un’impresa stoica! Basterebbe provarci, fino alla fine, mordendo ed azzannando, graffiando il pallone con gli artigli di chi non vuole arrendersi mai. Lo spirito combattivo che questa squadra, al di là della competizione in sé e per sé, deve trovare e di cui deve fare tesoro per tutta la stagione, cosciente del fatto che anche un solo minuto di deconcentrazione può essere letale in un torneo che sembra essersi livellato, ma allo stesso tempo un campionato diviso in due tronconi con 6-7 formazioni a giocarsi la vetta e tutte le altre potenzialmente mischiate nella lotta per evitare la retrocessione. Almeno questo sembra essere il messaggio delle rose a disposizione e delle aspirazioni dei massimi dirigenti delle squadre del girone.

Ed è per questo che la squadra deve trovare affiatamento, legarsi al suo fedele pubblico, creare entusiasmo, perché probabilmente l’annata riserverà molti più stimoli rispetto alla scorsa stagione. Il punto guadagnato in trasferta sarà preziosissimo, le gare interne andranno vinte a tutti i costi, per mettere in cassaforte quei punti che potrebbero risultare decisivi al fine di allontanarsi prima possibile dalle bollenti posizioni di classifica. Ed è proprio per questo che la ciurma degli ultras fondani non farà mai mancare nemmeno quest’anno il proprio sostegno incondizionato alla squadra, ai ragazzi che scenderanno in campo con la maglia rossoblu. Come successo a Formia, sul 3-0 per i padroni di casa, il tifo continuerà, imperterrito, perché nei momenti di difficoltà è la passione che può e deve fare la differenza, rappresentare quella spinta in più, quel pizzico di fiato e coraggio che servirà negli attimi più delicati, quando gli altri sembrano andare al triplo della velocità, quando si travestono in piccoli fenomeni indiavolati. Proprio in quei secondi di affanno lo sguardo di chi è in campo arriverà a cercarci sugli spalti, le orecchie ascolteranno la nostra fede, le gambe inizieranno a macinare chilometri di campo, a scardinare il pallone dai piedi degli opposti, a saltare più in alto del centravanti per allontanare la sfera in tribuna, a spazzare alla “viva il parroco”, a calciare con tanta potenza ed ignoranza verso la porta per piegare le mani del portiere avversario. Il cuore ascolterà il battito delle nostre mani, la forza per superare l’ostacolo la daranno i nostri cori, la nostra presenza indomita, i colori che orgogliosamente continuiamo, sempre continueremo a garrire al vento.

Ora una nuova odissea complicherà le cose, l’inizio di stagione a porte chiuse o in campo neutro, l’alibi per i soliti assenti di non poter seguire il Fondi “perché non gioca all’Arnale Rosso”. Scuotetevi invece, perché questa squadra ha un bisogno tremendo del vostro sostegno! Questi giovani hanno bisogno di sentire calore attorno a loro, questi ragazzi hanno bisogno di sentire fiducia ed allora sì che potranno ripagarla, regalandoci soddisfazioni ed emozioni. L’abbiamo sempre detto e, visto che siamo abituati a non smentirci, lo ribadiamo anche oggi, più forte di prima: meglio una squadra di giovanissimi volenterosi e disposti a lottare per la maglia e la squadra della loro città che tanti piccoli uomini in cerca di affari e facili guadagni. Meglio giocatori di medio livello pronti a sacrificarsi su ogni pallone che “piacioni” con il timore di affrontare un contrasto. Meglio uno svarione clamoroso dopo una corsa di 40 metri che una giocata di classe non finalizzata perché l’avversario ha allungato la gamba. Questa la nostra filosofia, e guai a dire che non è così! La coerenza l’abbiamo dentro, nel sangue, e lo dimostriamo giorno dopo giorno. E non potete immaginare quanto sia speciale cantare e sgolarsi per la propria squadra del cuore quando arranca, quando ha bisogno di sentirti vicino a lei, quando solo tu credi ancora nei colori che quei ragazzi portano addosso. Anche sotto di tre goal, anche se non si arriva a dieci persone, anche se tutti… noi no! Al di là del risultato! Noi non siamo acqua minerale!

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Il nostro saluto al grande Elio Stocchi

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Se non "pettiamo" non siamo noi!

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…non ci stanchiamo mai di sbandierare!

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…visti dalla Curva Coni …grazie Web per la foto!

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…zoommata su un particolare …rinnovato odio!

Settembre ’06

Sottotitoli settembre’06

Campeggiava nella Curva del Sant’Elia di Cagliari fino a qualche anno fa, oggi apre la nuova rubrica di questo blog rossoblu. Non uno slogan promozionale, tantomeno una frase ad effetto per accaparrarsi simpatie o apprezzamenti, bensì uno stile di vita, discusso e attaccato dai più, amato e difeso ad oltranza da ragazzi e ragazze che dedicano le loro giornate alla fede per una maglia, per una bandiera, per i colori della propria città. Eccolo allora il primo dei “Sottotitoli”, motti e massime, dritte e rivendicazioni, considerateli come meglio vorrete ma sappiate che terranno compagnia per un mese, prima di essere sostituiti con un nuovo significativo “affondo”.

“Essere ultras… esserlo nella mente” ha trovato spazio nel corso degli anni in moltissime curve italiane, e non solo in ambito calcistico. Nei palazzetti più di una tifoseria ha ribattezzato striscioni o stendardi assumendo come esempio quel lunghissimo striscione dei rossoblu di Sardegna. Noi abbiamo voluto scegliere quella frase così intensa e profonda per inaugurare la rubrica “Sottotitoli” ma anche e soprattutto per intraprendere un cammino che possa aprire gli occhi a chi ancora oggi sputa veleno e sentenze affrettate sulla faccia dell’ultras. E intendiamo farlo catapultando il tutto nell’esperienza vissuta, certo non paragonabile a quella di palcoscenici importanti sostenuti anche da categorie di primissimo livello, proprio perché probabilmente l’essere ultras rappresenta l’eccezione alla regola del più forte, la possibilità di ribaltare pronostici quando in campo una squadra sovrasta l’altra, quando una trasferta ad Anagni ha la stessa adrenalina di un mercoledì europeo in una curva della “cempionslig”, quando un pareggio acciuffato al novantesimo contro la prima della classe ti regala la gioia che altri provano solo se promossi in Serie C, quando trovi più stimolante affrontare una stagione che ti vedrà protagonista della lotta salvezza piuttosto che navigare in acque tranquille, quando preferisci una squadra di giovanissimi ed allievi che lotti fino al fischio finale piuttosto che vedere fasce per i capelli, braccialetti fluorescenti e “beautiful” che sonnecchiano sul pallone e al primo contrasto tolgono la gamba per evitare l’infortunio. Mentalità, appunto… mentalità.

 

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Uno dei nostri assidui “visitors” ha scelto “Essere ultras…” come titolo del proprio blog, ed ha condito l’interessante finestra virtuale con una serie di articoli. Tra le altre cose colpiscono le parole utilizzate per rispondere a quella domanda tanto ricorrente quanto inutile: “Chi è l’ultras?”. “L’ultras non ha un nome per il mondo esterno, solo gli amici lo conoscono. L’ultras non ha volto, spesso un cappuccio gli copre la testa, una sciarpa la bocca. L’ultras non si veste in modo normale, non segue le mode, boccia le novità. Quando sale su un treno, cammina su un marciapiede, anche se non ha vessilli della propria squadra lo riconosci. L’ultras attacca se attaccato, aiuta nel bisogno. L’ultras non smette di essere tale appena si toglie la sciarpetta o rientra a casa dopo una trasferta, continua a lottare 7 giorni su 7. L’ultras veterano da l’esempio a quello giovane, e quello giovane rispetta il veterano. L’ultras giovane è fiero di stare al lato del veterano, di imparare dalle sue critiche e inorgoglirsi dei suoi complimenti. Quando la gente guarda un ultras non lo capisce, e lui non vuole essere capito dalla gente, non dà spiegazioni sul suo modo di essere. Ogni ultras è diverso, c’è quello che veste solo materiale ultras e della sua squadra e quello che non ha neanche una maglietta del suo gruppo. C’è quello che si muove solo col gruppo e quello che fa gruppo per se. Gli ultras sono diversi ma li unisce l’amore per la propria squadra, la tenacia nel resistere oltre 90 minuti in piedi sotto la pioggia o al freddo, li unisce il riscaldarsi con un coro cantato a squarciagola, li unisce la sicurezza dell’amico che gli dorme accanto sul treno che ti riporta dalla trasferta, li unisce la passeggiata goliardica nella città avversaria, li unisce la gioia di partire per una trasferta e la stanchezza del ritorno, li unisce quel panino diviso in due dopo ore di digiuno, li unisce quella sigaretta offerta nello scompartimento e ridata in curva, li unisce quella litigata sull’esterno sinistro panchinaro fatta nella penombra di un treno notturno, li unisce quello sguardo dopo uno scontro, li unisce la mentalità. Le cose che ci uniscono contemporaneamente ci dividono dal mondo esterno, ci allontanano da genitori preoccupati, da zii scandalizzati, da compagni di classe impauriti e da professori disgustati. L’ultras è l’eccezione alla regola, è l’inaspettato che ti sorprende, è la sorpresa che ti smorza il sorriso quando pensi di averla fatta franca. L’ultras è anche il braccio che ti tira sul vagone prima che si chiudono le porte. L’ultras non è violenza gratuita, è la difesa intransigente di uno stile di vita messo in pericolo da biglietti nominativi, dalle pay-tv, dall’imborghesimento delle nuove generazioni, dalla tv-spazzatura e, soprattutto, dalla repressione. L’ultras è questo e molto altro, altri sentimenti non rinchiudibili in parole, incomprensibili alla gente comune che preferisce vivere dietro un vetro piuttosto che infrangerlo e entrare nella realtà, fredda e piovosa”.

 

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Commovente scritto, che meriterebbe un applauso scrosciante. Concezione ineccepibile di chi come noi vive non solo la domenica ma tutta la settimana insieme alla propria ciurma, non una combriccola di conoscenti ma un “manipolo di fratelli”, pochi ma felici. Pochi ma leali, pochi ma simpatici, pochi ma… ultras.