Archivi del mese: Dicembre 2006

Tocca a te, reagisci!

Dimostra di avere gli attributi per giocarti il posto nella categoria, rialzati e combatti, tira fuori gli artigli ed azzanna la preda. Di tempo ce n’era, e ne sta rimanendo sempre meno. Siamo ad un passo dal giro di boa, e vi giungiamo dopo settimane e settimane di delusioni e sofferenze, intervallate da supersonici momenti di gioia e flebile entusiasmo. I risultati scarseggiano, gli avversari ed i diretti concorrenti nella battaglia per la salvezza ci hanno raggiunto o quasi. La classifica preoccupa anche i più ottimisti, perché se è vero come è vero che con la squadra al completo l’obiettivo si conquisterebbe ad occhi chiusi, a ranghi ridotti come siamo ormai costretti da mesi ogni meta diviene di difficile raggiungimento. E solo con la forza di volontà e la determinazione si può sperare di ribaltare i pronostici, azzittire i criticoni e riconquistare l’affetto di tutta una città. Un popolo che siamo sicuri si stringerà attorno alla squadra in questo delicato momento della sua storia recente, lasciando da parte le polemiche e le antipatie, per il bene dell’intero pianeta pallonaro locale. Un popolo che aspetta un futuro ambizioso per sfamare la propria voglia di grande calcio e che per questo motivo deve capire di non poter e di non dover seguire nell’indifferenza e nel totale menefreghismo la situazione attuale, anzi. Certo, a fomentare il pubblico contribuirebbe l’arrivo di qualche risultato migliore dal rettangolo di gioco. La vittoria latita, dopo l’uno-due ai danni di Gaeta e Colleferro sono arrivate quattro sconfitte e tre pareggi soltanto. Due mesi senza conquistare bottino pieno sono tremendi, lunghi e pesanti da sopportare per una formazione che lotta per difendere la categoria.

Eppure a differenza di molte altre realtà l’ambiente resta tranquillo. La consapevolezza di dover lasciare la squadra serena, senza caricarla di pressione o ulteriore tensione, ci ha spinto a sorvolare anche sul terzo tonfo stagionale nei derby col Formia. Dopo le sonore sconfitte di Coppa Italia è arrivato infatti un nuovo KO, stavolta deciso da una rete in apertura siglata dopo nemmeno due minuti dal fischio d’inizio ed una ridicola frittata in area offerta in pasto ai ragazzi di Tersigni dalla coppia Venditti-Serapiglia in salsa natalizia. Meno male che a rallegrare il Sabato pomeriggio al “Nicola Perrone” ci ha pensato una buonissima cornice di pubblico, anche e soprattutto grazie alla lodevole iniziativa della società di casa che ha deciso di aprire i cancelli dello stadio e di lasciare così l’ingresso gratuito in ogni settore. Ambiente in fermento in vista della Finale Regionale di Coppa che si giocherà il 3 Gennaio sul prato del “Flaminio” di Roma e che metterà di fronte la formazione del simpatico Presidente Zangrillo ed il Flaminia che, solo apparentemente e per via della denominazione simile, sembra poter giocare tra le mura amiche considerato invece che saranno davvero molti i sostenitori formiani al seguito della squadra. Fondi di tutt’altra pasta: inconcludente, spento, troppo lento e prevedibile. Con le assenze che si fanno sentire in maniera decisiva, in particolare se portano i nomi di Monforte e DiBiasio, da aggiungere a Fiore e Pasquali. Ed allora le maglie si assegnano con facilità. Assogna, Vuolo, DiFazio, Serapiglia, Lorello, Conte, Langiotti, Marrocco, Gisfredo, Varroni e la sorpresa Venditti. In panca Paolella, Cataldi e Conti, stranamente utilizzati solo a partita compromessa. Eppure il secondo goal dei padroni di casa è arrivato al minuto 30 della prima frazione di gioco e tempo per rimettere in piedi la partita, volendo, ce ne sarebbe stato.

Nel frattempo Babbo Natale ha svelato la sua vera identità, presentandosi nel nostro settore nelle sue vesti migliori. Una bionda ed una mora, così da accontentare tutti i gusti, ed i “Fernando” non si son fatti scappare l’occasione per portare a mamma una foto della fidanzatina. La partita a tratti annoierebbe anche un tir carico di viagra, di occasioni se ne vedono pochissime e, come da copione, tutte di marca formiana. L’incursione a sorpresa è sua, il consueto tentativo di corruzione è nostro, e così quando il patron Zangrillo scende le scalette per venirci a fare gli auguri di buone feste si ride a più non posso. Ma sì, prendiamola con filosofia, divertiamoci! La sensazione è quella di assistere ad una partitella amichevole di quelle che si giocano durante le festività per non perdere il ritmo. Ed invece è Campionato, è la sedicesima di andata, e fortuna vuole che dagli altri campi arrivino risultati non così pericolosi come poteva accadere. Qualcuno ci vuole bene… almeno qualcuno! Perdono la VisArtena, l’Impero, il Nettuno, l’Anitrella ed il Colleferro, pareggiano nello scontro diretto LaRustica e Viribus: la classifica si accorcia ulteriormente. Quindici i punti che al momento teniamo stretti stretti, e che ci tengono a braccetto con le ciurme di Calderoni e Bindi, un gradino sotto la Banda D’Este e “gli amici di Antonino”. In fondo in fondo c’è andata bene anche oggi, ma da questo momento in poi ogni errore, ogni disattenzione potrebbe essere fatale. La pausa, diciamocelo francamente, arriva proprio a zizz’ d’ mon’c, con qualche giorno per ricaricare le pile, recuperare infortunati e lavorare in allenamento. Anche perché il 2007 si aprirà con due gare interne che possono essere decisive, in un senso o nell’altro.

La squadra sa di poter fare affidamento su di noi, conosce l’amore che quotidianamente le mostriamo, non può certo deludere le nostre aspettative. Il sostegno non è mai mancato, mai, ora però è giunto il momento che sia lei a dimostrare qualcosa a noi. Non è più ammissibile che si scenda in campo svogliati, tirando indietro la gamba nei contrasti, chi sa di essere chiamato in causa in queste poche righe risponda con le proprie armi, dia anche l’anima per questa maglia. Non abbiamo mai amato fare dei distinguo ma è evidente che alcuni si stiano sobbarcando responsabilità ed altri meno. Sia chiaro a tutti che ci si salva o si retrocede tutti insieme, non ci sono vie d’uscita secondarie o sottopassaggi. L’importante per un ultras è compiere il suo dovere, sostenere la propria squadra fino all’ultimo secondo dell’ultima partita. Per un giocatore è d’obbligo dare sempre il massimo, privilegiare l’impegno rispetto a tutto il resto, soprattutto se l’impegno si chiama Fondi. Soprattutto se al seguito dell’impegno ci siamo Noi. Non crediamo di pretendere più del dovuto!

3a Puntata

Fondi siamo noi  3a puntata

Una vera e propria chicca natalizia sigla la terza puntata della rubrica dedicata ai nostri concittadini icone del pianeta pallonaro locale e non solo. Dopo ZioGerry ed Ottavio Bargigia oggi tocca al mitico Lidano Serapiglia rispondere alle domande indiscrete dei nostri inviati speciali. Personaggio simbolo del calcio giovanile fondano, tifosissimo granata con tanto di maglietta del centenario, da tempo memorabile impegnato in prima linea e riconosciuto da tutti come uno dei migliori nel suo campo. Raggiunto nel suo “ufficio” di Via Giambattista Vico, tra decine e decine di coppe e fotografie storiche, sommerso di borse e divise, ha ribattuto colpo su colpo… con il solito sorriso.

Mister, raccontaci un po’ della tua vita per il calcio. Riassumi brevemente il tuo percorso… Dagli otto anni posso dire di non aver mai abbandonato il calcio. Da calciatore ho fatto poco, ho giocato sì ma solo in formazioni della zona e poi nel 1979 ho coronato il mio sogno. Ho iniziato con le giovanili, in quell’anno come unico settore in città col nome S.S.Rinascita poi divenuta A.C.Rinascita.

La soddisfazione più grande in tanti anni di calcio? Fortunatamente molte, su tutte la Summer Cup vinta a Formia con gli Esordienti al cospetto di squadre campane, pontine e ciociare. Ma anche in Spagna nel 1994, nella nostra prima partecipazione, ed ancora oggi restiamo l’unica squadra fondana ad aver trionfato lì. Ne sono particolarmente orgoglioso, come pure delle tante vittorie con gli altri ragazzi e la Juniores Provinciale.

Un episodio che non dimenticherai mai? Scusate l’emozione ma il pensiero corre subito a quello che per me è stato un evento tragico e che poi fortunatamente è divenuto un momento gioioso. Eravamo in Spagna e ci stavamo gustando un po’ di relax nella piscina dell’albergo quando un ragazzino delle Querce sviene e finisce nel fondo. Lo riportiamo su ma non dà segni di vita, finché dopo mille tentativi e preghiere mi chiama sottovoce: “Mister”. Ho iniziato a piangere a dirotto, l’ho abbracciato e stretto forte. Quello è diventato uno dei momenti più importanti della mia vita.

Terra battuta o sintetico? Cosa scegli? Terra battuta tutta la vita. Il Fabiani finché tenuto bene è sempre stato il miglior terreno di gioco della provincia. Il sintetico stanca tantissimo e secondo me cambia anche il sapore del calcio: basti pensare che gli Allievi, già ad inizio ripresa, iniziano ad avvertite stanchezza e stentano.

Hai vissuto diverse epoche del calcio fondano: le differenze principali tra il pallone di una volta e quello di oggi? Forse c’era meno tecnica ma era tutto tempo effettivo, mancava qualcosa a livello tattico ma c’era combattività, orgoglio di appartenenza, tenacia, ardore. Le differenze maggiori sono sul piano delle terminologie, della cattiveria agonistica, dell’alimentazione. Oggi si gioca molto e gli infortuni si sono moltiplicati, allora farsi male non era permesso e c’era più forza fisica. Per recuperare dagli infortuni ci voleva una vita, pensare che Masoni, ala sinistra del Napoli, per un infortunio al menisco fu costretto a chiudere la sua carriera che poteva essere lunga e di successo.

Doping, calciopoli, scommesse, classe arbitrale corrotta? Quale il male del calcio? Vi faccio un esempio significativo: Inter in campo, Attilio Giovannini, nazionale, durante una fase di gioco si accascia a terra e chiede al massaggiatore una pasticca. Dopo cinque minuti torna un leone! Questo per farvi capire che il doping è sempre esistito, forse meno esteso ma sempre presente. Tutti sapevano del Cebion e della Simpamina, tutti! E c’erano già gli arbitri corrotti, le irregolarità, gli scandali sottaciuti. Moggi è stato sorpreso ma anche altri si sono dati da fare.

Sei sempre stato abbastanza distante dal Fondi Calcio, ci spieghi perché? Non direi, anzi. Come società ed a livello umano siamo sempre stati molto vicini. Fino addirittura a dare vita ad una sorta di fusione circa dieci anni fa, come settore giovanile naturalmente. Quasi tutti i nostri ragazzi passarono con l’FC e questo aiutò anche in termini di “punteggi” a poter disputare campionati regionali. Poi col ritorno e la nuova denominazione A.C.Rinascita siamo ripartiti a pieno regime.

Hai una tua ricetta per far sì che il calcio locale possa tornare ad essere protagonista in categorie superiori? Non mi piace essere pessimista ma non vedo un futuro roseo per il calcio fondano. La gente si è disinnamorata, per tanti motivi, primo tra tutti la questione stadio. Il Fabiani era lo stadio del popolo, tutti ci andavano, ogni domenica una bolgia, l’Arnale Rosso non è mai stato troppo amato dai fondani. Troppo distanti gli spalti dal campo, troppo spazio intorno, una cattedrale nel deserto. Il pubblico fondano poi è molto diffidente, se poi si vince è capace di riempire lo stadio all’inverosimile. Chi potrebbe non investe nel calcio e questo è un brutto segnale, perciò credo che la situazione si sia stabilizzata e vedo difficile un miglioramento, anche se naturalmente lo auspico.

Nel rapporto coi più piccoli cosa metti al primo posto? Ho sempre inteso il rapporto coi ragazzi una questione tra zio e nipote, per non dire nonno. La differenza di ruoli non ha mai avuto importanza per me, mai. Bisogna mettere i ragazzi a loro agio, farli sentire come in famiglia, amati e coccolati, ma anche educati a dovere. Solo così i vantaggi dell’attività fisica possono diventare anche vantaggi per l’essere umano e la sua educazione.

La scuola calcio è da sempre considerata come palestra di vita, sei d’accordo? Certo, e non solo per i giovani ma anche per chi allena o comunque è impegnato in una società sportiva, sia essa di calcio o di qualsiasi altra disciplina sportiva. Si cresce, ve lo assicuro, ed ancora oggi che mi avvicino alle 70 primavere cresco grazie alle emozioni che percepisco da loro. Ricambio trasmettendo passione ed affetto.

Qualche talento l’avrai pure messo su, no? Non mi piace parlare di talenti anche perché si può avere un’interpretazione diversa del termine. Posso dire di aver sfornato molti giocatori che oggi militano nel Fondi o vi hanno militato fino a pochi anni fa e tanti altri che ora vestono altre casacche in categorie inferiori. Preferisco invece parlare di ragazzi che mi hanno fatto vivere momenti indimenticabili, per delle giocate straordinarie o per il loro comportamento. Per questo amo ricordare i goal letteralmente inventati da Giancarlo Giovine, la classe sopraffina di Savino Vetrone e l’eleganza di Mario De Plano, tre giovanotti che mi hanno fatto davvero “addicriare” tante volte.

Nonostante l’età avanzata non ne vuoi sapere di smetterla… complimenti, progetti futuri? Me lo dicono anche in famiglia, ed io mi riprometto di smettere “l’anno che viene”, salvo poi ripensarci puntualmente. Finché ce la farò andrò avanti per la mia strada, il calcio è tutta la mia vita. Vivo per il pallone ed il pallone vive per me.

L’ultima chicca ce la regala mentre curiosiamo tra le sue tante fotografie d’annata. Mister, ma il nostro coro “un e duij Pascà” cosa ti fa venire in mente? Pasquale nasceva centrocampista, lo spostai in difesa e divenne un libero fuoriclasse collezionando una serie infinita di partite senza errori. E quando serviva spazzava senza pietà. Difensore alla vecchia maniera insomma.

Grazie di cuore, Mister Lidano, per la disponibilità ed il tempo che hai voluto dedicarci, e tanti auguri per un Natale ricco di serenità ed un anno nuovo zeppo zeppi di soddisfazioni e successi. Te li meriti.

Babbo Natà
…vid chell’ c’aia fà!

Un pareggio vale poco in termini di classifica, a volte fa recriminare e non solo, ma non sempre può essere considerato nello stesso modo. Puoi giocare novanta minuti nell’area avversaria, passare in vantaggio al primo attacco e poi subire il ritorno della squadra opposta nell’ultimo secondo di recupero. Puoi soffiare un punto con mezzo tiro in porta dopo aver subito per tutta la gara l’assedio arrembante degli avversari. Puoi recuperare una partita che sembra dall’esito scontato ed addirittura rischiare di vincerla, dando il cuore e qualcosa di più. E ci sono pareggi che invece hanno il sapore della vittoria, nonostante resti solo una la casella da annerire in graduatoria, nonostante le formazioni che per il momento sono alle tue spalle si avvicinino, molto pericolosamente. Le reti non debbono per forza di cose essere di ottima fattura, basta che la palla superi la linea bianca e beffi l’estremo difensore avversario, perché le statistiche insegnano che non sempre il bel gioco sia sinonimo di successi e vittorie. Ed ironia della sorte le soddisfazioni sportive più entusiasmanti arrivano spesso quando a giocare meglio sono gli altri, questo almeno sembra valere per il calcio di oggi, ma non per il Fondi.

Che non si trattasse di una stagione fortunata ce ne eravamo accorti sin dalle prime domeniche, col passare dei mesi sono aumentate le difficoltà, gli infortuni e le squalifiche si sono moltiplicati. Il resto lo hanno fatto i legni ed alcuni errori che speriamo non si rivelino fatali nel proseguo del campionato. Quello che la squadra ha opposto è stato un carattere da grande, che probabilmente non si vedeva da tre anni. Non è un caso che rispetto alla scorsa stagione siano diverse le facce nuove, e probabilmente anche più sudate le magliette. La rosa attuale sa di avere limiti, conosce però le proprie buone potenzialità, è consapevole di avere un compito arduo. La sensazione è che i più giovani in particolare abbiano compreso la difficoltà ed abbiano saputo prendersi responsabilità importanti che nel corso degli anni altri atleti avevano evaso. A dimostrazione del fatto che in campionati dilettantistici come l’Eccellenza la differenza la fanno gli stimoli, la fame di successo, la voglia di imporsi, la disponibilità al sacrificio. Lo abbiamo ripetuto per diverso tempo, in particolare durante la passata stagione: molto più intrigante vivere un’annata con l’obiettivo di conquistare la salvezza per difendere un posto nella categoria che sopravvivere in acque tranquille per 34 turni, alternando una vittoria, un pareggio ed una sconfitta ma lontani dalla vetta e fuori da ogni discorso promozione. Meglio la tensione dell’inferno sotto i piedi che la lenta agonia del purgatorio!

Proprio per questo il punto conquistato nell’ultimo turno casalingo, al cospetto del BovilleErnica, assume enorme valore. Il passetto in avanti fatto in classifica ci permette di agguantare l’Anitrella, sconfitto in casa dal Terracina, ma i successi della VisArtena sul MentanaJenne e della Viribus ai danni del Colleferro fanno sì che la zona caldissima diventi un vero e proprio calderone. Le insidie non mancheranno, basti pensare che le festività natalizie faranno da piacevole intervallo tra due super derby. Sabato pomeriggio il primo, al “Nicola Perrone”, contro un Formia che vorrà subito rimediare alla sconfitta patita nella partitissima col Gaeta, e dopo la scorpacciata di brindisi e party il secondo, il 7 Gennaio, tra le mura amiche, contro il Terracina. Due gare delicate che affronteremo con la squadra ancora deabilitata dalle assenze, due partite che comunque non faticheranno a stimolare l’ardore di chi scenderà in campo. Impegni difficili, sicuramente, ma il Fondi visto in questa prima parte di campionato ha dimostrato di non temere nessun avversario. Ha giocato sempre a viso aperto, mai opponendo catenacci o schemi ultra difensivi, contando spesso sulla presenza di diversi giocatori dalle evidenti attitudini offensive. Il Fondi di questa prima metà di stagione ha sfoderato prestazioni superlative ottenendo il minimo risultato, ha deluso in alcune occasioni senza però mai subire in maniera pesante il gioco avversario, nemmeno nei confronti delle tanto conclamate prime della classe. Anzi, paradossalmente è stato proprio nelle gare più temibili che la squadra ha tirato fuori prove entusiasmanti. Basti pensare alla vittoria sul Gaeta, alle beffe subite nei match interni con Cynthia e Frascati, nonché al buon pareggio di domenica scorsa col Boville Ernica.

Fiducia allora, sostegno alla squadra, fomento ed entusiasmo perché può essere il momento della svolta. Babbo Natale permettendo, si tratta di due partite che, se affrontate con la giusta carica agonistica e senza alcun timore, possono risultare alla nostra portata. Possono rappresentare un trampolino di lancio per un girone di ritorno che promette di essere infernale. Battaglia vera su tutti i campi! Il calendario ci proporrà inoltre un doppio turno interno, considerato che dopo l’incontro con la truppa Trotta scenderà all’Arnale Rosso la VJS di Velletri, anch’essa in bilico nonostante al momento sia leggermente in vantaggio in classifica, per il primo atto del viaggio di ritorno dopo il giro di boa. Il Fondi ci proverà, su questo possiamo contarci! E la squadra potrà contare su di noi, soprattutto in questa volata finale, in queste diciannove partite di fuoco. Noi, col solito immancabile spirito combattivo e goliardico, non marcheremo visita, non ci faremo espellere, non salteremo nemmeno una partita. Saremo il più forte e deciso alleato di questa maglia rossoblu che ha tutte le carte in regola per raggiungere la meta prefissata e puntare in alto in un futuro più che mai vicino. Tutti presenti, senza giustificazione per i menefreghisti, al fianco del Fondi, al fianco di Fondi. Ora più che mai!

Finché Vivrò #8

Finché vivrò…

Ultimo atto dell’anno 2006, ma non certo di questa stagione! Speriamo che la copertina non sia vittima di censure! In questo ottavo numero: il resoconto di Fondi-N.S.La Rustica; la seconda puntata della bella rubrica "Fondi siamo noi", con l’intervista dei nostri inviati speciali al grande Ottavio Grillo; la kilometrica trasferta di Jenne; risultati, classifica e le foto più emozionanti delle ultime gare. Ed i nostri auguri…


Anno IV – Ottavo Atto

ACAB 1a puntata

Giustizia per Julien

E’ stato scarcerato il poliziotto che Giovedì 23 Novembre ha ucciso un tifoso del Paris Saint Germain negli scontri seguiti alla sfida di Coppa Uefa contro l’Hapoel Tel Aviv. L’agente aveva preso le difese di alcuni sostenitori israeliani inseguiti dopo il match da un gruppo di ultras parigini. Dopo aver sparato due lacrimogeni il poliziotto aveva ferito a morte con un colpo di pistola un tifoso di 25 anni. Secondo il procuratore di Parigi, intervistato dal quotidiano “Le Parisien”, la reazione dell’uomo era stata una questione di sopravvivenza per lui e la persona che stava proteggendo. Facciamo qualche passo indietro, torniamo alle prime notizie trapelate sulla vicenda: un tifoso del Paris S.Germain è stato ucciso da un corpo d’arma da fuoco esploso da un poliziotto all’esterno dello stadio del Parco dei Principi a Parigi. E’ accaduto al termine della partita di Coppa Uefa della squadra parigina contro gli israeliani dell’Hapoel Tel Aviv. Lo riferisce il sito on-line del quotidiano francese LE MONDE aggiungendo che un altro tifoso è rimasto ferito. L’incontro si era concluso con la vittoria degli israeliani per 4-2. Sempre secondo quanto riferisce il sito on-line di LE MONDE, dopo l’incontro un funzionario di polizia in borghese è corso in aiuto di un tifoso della squadra israeliana che era stato circondato e aggredito da un gruppo di circa 150 tifosi del PSG. Il poliziotto ha avuto un contrasto violento coi tifosi nei pressi della porta di Saint-Cloud, in una strada non lontana dal Parco dei Principi. “A questo punto – ha ricostruito l’accaduto la polizia francese – il poliziotto ha lanciato un candelotto lacrimogeno e, poi, per riuscire a liberarsi ha esploso due colpi di arma da fuoco”. Due tifosi del PSG sono rimasti colpiti, uno è morto, l’altro è rimasto ferito, ma non si è appreso se in modo grave o meno. In seguito lo stesso poliziotto è stato inseguito dal gruppo dei tifosi del PSG e si è rifugiato in un McDonalds. Sul posto sono confluite ingenti forze di polizia che sono intervenute per riportare la calma. Sulla vicenda è stata aperta un’inchiesta. Cosa sarebbe successo a ruoli invertiti? Ditemelo voi perché io una risposta ce l’avrei pure ma preferisco tenerla per me. Ditemi voi cosa sarebbe successo se a morire in questo vile modo fosse stato uno degli agenti parigini e non un ultras… anche in quest’occasione i pennivendoli di tutta Europa non hanno perso tempo. Trafiletti in penultima pagina su ogni testata, al massimo riferimento agli scontri nei telegiornali, totale oscurantismo nelle prime, anche del meno venduto quotidiano di tutto il continente. Cosa vuol dire questo?

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Il 20 giugno 2007 il tribunale correzionale di Parigi sarà chiamato a decidere le sorti di quell’eroe di Antoine Granomort, sospettato addirittura di falsa testimonianza e frode. Antoine Granomort, 32 anni, rischia 5 anni di prigione, 375 000 euro di ammenda ed eventuali sanzioni disciplinari per aver inventato nel 2004 di essere stato vittima di furto, sequestro di persona e stupro! Nel maggio 2004 il tutore della legge deposita una denuncia in cui afferma di essere stato vittima di un sequestro (seguito da uno stupro collettivo!) con richiesta di un riscatto pari a 15 000 euro. Le indagini dimostrano però che tutto l’affare fosse in realtà una clamorosa invenzione. Allo scandalo, seguirono le scuse di Antoine Granomort che riconobbe di aver mentito per nascondere un debito contratto in circostanze poco chiare. Nel tentativo di ripagare il debito, il poliziotto sottrae, nel corso di una retata antidroga, 5 400 euro ad alcuni spacciatori; uno di questi, riuscirà eventualmente a minacciare Granomort derubandolo di 15 000 euro. A questo punto, il poliziotto utilizza la carta bancaria del suocero per intascare a più riprese una somma del valore di 13 200 euro. E’ a questo punto che scatta la denuncia. Naturalmente Granomort non perde il suo posto, ma viene semplicemente trasferito alla squadra mobile in missione di sorveglianza, compito che si trova a svolgere allo stadio Parc des Princes durante la partita tra PSG ed il club israeliano di Tel-Aviv. Sempre maggiori gli organi di stampa che si interrogano sulla vicenda: se Granomort ha sparato sulla folla (come ha fatto) come può affermare di aver mirato a Julien perché il giovane costituiva un pericolo per lui e per un tifoso della squadra avversaria? E se davvero ha mirato per uccidere Julien, come mai ha abbattuto anche un secondo giovane che nulla aveva a che vedere con la ressa che si era creata? Perché Antoine Granomort non portava la fascia di identificazione rendendo impossibile il suo riconoscimento come appartenente alla Polizia di Stato? Come mai lo stesso tifoso che egli afferma di aver protetto sostiene che non ci fosse mai stato il benché minimo pericolo?

Ci vorrebbe ‘na
MANDRAKATA

Una di quelle giocate fenomenali che ti fanno esultare come un bambino al primo goal nei pulcini. Una di quelle giocate che ti fanno incassare i soldi per i regali di Natale, la costruzione di una bella curva abusiva, un viaggio per l’ultimo dell’anno ed un’infermierina per il post-festività. Una di quelle giocate che, male che ti va, metti in cassaforte tre punti tirando in porta mezza volta, una di quelle occasioni che non devi assolutamente fallire, un attimo che ti passa davanti agli occhi, hai l’obbligo di prenderlo al volo. Certo, devi fartici trovare, al posto giusto nel momento giusto, perché la fortuna aiuta gli audaci, e così tiri avanti a frasi fatte, finché un rumore nella notte ti fa aprire gli occhi, ti svegli e ti accorgi che si trattava dell’ennesimo sogno. Un sogno sì, che vorresti prendesse il posto dell’incubo, nascosto e pronto a colpirti alle spalle. Un desiderio che prima o poi si avvererà, almeno speri, ed in quest’ottica tieni duro e continui la tua battaglia, senza alcun ripensamento. D’altronde non sei nuovo a sofferenze e delusioni, sei allenato e sai come difenderti dalle insidie. E reagisci col sorriso anche se dopo una trasferta infinita torni a casa senza un misero punto. Pazienza, vorrà dire che andrà meglio domenica prossima. Vorrà dire che domenica prossima darai ancora di più, ti sgolerai come al solito ed anche di più, sventolerai i tuoi colori al cielo come sempre ed anche di più, ostenterai fiero la tua sciarpa ed ancor di più.

Nella nuova sfortunata trasferta al seguito del tuo amore non ti fai mancare nulla però, e senza sforzarti trovi quelle note positive che allietano il viaggio di andata e quelle immagini idilliache che rendono piacevolmente sorprendente il viaggio di ritorno. Ti sei svegliato alle otto del mattino ed apri il portone di casa alle quattro del pomeriggio? E che sarà mai, prendila con filosofia, bene o male sei stato sugli Altipiani di Arcinazzo, hai capito perché a Fiuggi scappa a tutti di andare al bagno, sei stato capace di prendertela anche con il pastore bagarino che pretendeva che pagassi il biglietto al 40esimo minuto. Biat’ a ‘iss! Ecc, mò se è pagam! Ma non finisce qui, perché ti sei fatto ospitare pure sulla Sublacense, hai esaminato la dolce Roberta della Pizza Jolly come nemmeno un dottore del Fleming avrebbe saputo fare, hai tradotto in simultaneo l’incomprensibile dialetto della zona quasi fossi un eremita in vacanza, hai tamponato la stessa auto per buoni dieci kilometri appiccicandoti con l’altro gruppo ad ogni semaforo tra le risate dei passanti sbalorditi. Chess’ è! Questo siamo noi, anche e soprattutto nei momenti difficili, quando si resta in pochi a credere nella giustizia divina. Quando le sconfitte e le amarezze sono più letali di un veleno per topi in una casa chiusa! Noi ci siamo, resistiamo, spingiamo, combattiamo. Per la maglia, per la città, anche per chi vorrebbe ma non può. Sosteniamo la nostra fede, amiamo la nostra passione. Difendiamo i colori di una città che assiste in silenzio e fa davvero poco per aiutare la squadra a tirarsi fuori dai guai. E pensare che basterebbe anche solo un applauso di incoraggiamento, una presenza più massiccia nelle gare casalinghe e qualche domenica fuori porta!

Noi perseveriamo, continuiamo a crederci. E da malati cronici contagiamo anche quei giocatori squalificati, li coinvolgiamo e tiriamo su il morale alla squadra dopo l’ennesima sconfitta. Ma andiamo con ordine: sui Monti Simbruini di pubblico ce n’è ben poco, tanto da sembrare una partitella di calciotto. Mai visto trenta spettatori circa, dirigenti compresi, per una partita di calcio, qualcosa di raccapricciante davvero. Il freddo è tagliente, il campo in condizioni non ottimali, e come se non bastasse siamo sotto due a uno, grazie ad un inizio in pompa magna dei locali in rete due volte nei primi dieci minuti. Ad accorciare le distanze, come ci riferisce il pettinatissimo Assogna, c’ha pensato Capitan Monforte su calcio di punizione. Nemmeno il tempo di appendere le pezze che l’arbitro fischia un calcio di rigore: n’avt! Gli insulti si sprecano, e la Commissione Toponomastica inizia a farci un pensierino anche se siamo fuori casa. Il portierone fondano abbassa la saracinesca, respinge il penalty e da questo momento inizia una nuova partita. Il Fondi non è più solo, siamo lì, carichi e pronti a sostenerlo fino all’ultimo secondo, noi. Ci aspettano quarantacinque minuti di forcing e fortuna vuole che ci troveremo proprio nell’area avversaria con l’inizio della ripresa. Obiettivo puntato, manco a dirlo, sul portiere di casa, che però si dimostra simpatico ed accetta un lungo e signorile dibattito sull’antiesteticità della divisa che il magazziniere ha scelto per lui. Qualcosa di orrendo, da rabbrividire, tanto che arriviamo addirittura ad offrire un set completo da novello numero uno in cambio di una papera che possa regalarci il goal del pareggio.

Niente da fare, il tentativo di corruzione non va a buon fine e sistematicamente non arriva nemmeno la rete del pari. Di tentativi se ne sono visti decisamente pochi, su tutti un cross pericolosissimo di Conte su cui Gisfredo non è arrivato per pochi centimetri, ed un paio di calci piazzati che hanno creato confusione in area. La squadra lotta, mostra di avere coraggio da vendere, affronta l’avversario a testa alta, ma le assenze pesano come un macigno ed i tanti giovani in campo non riescono nell’impresa. Pelliccia, Fiore, Langiotti, Di Biasio e Serapiglia fuori, giocatori in questo momento indispensabili alla causa rossoblu. La gara termina ed i ragazzi si avvicinano alla rete per regalarci un sincero applauso di ringraziamento che contraccambiamo: questo è il calcio! Il sapore della sconfitta ma il gusto della voglia di ripartire subito, più compatti che mai. Ed anche il temporale che ti tiene compagnia nel ritorno in patria passa inosservato, tra le note di quel cd che emoziona e che non avrà altro compito se non quello di tenerti in moto anche durante la settimana in vista del prossimo impegno. Al cospetto di una delle squadre rivelazione del torneo ma con il rientro di molti squalificati ed infortunati. Col Boville Ernica, per l’ultima partita tra le mura amiche di un 2006 in chiaro scuro, per tentare l’impossibile e fare bottino pieno. Tre punti in tasca e poi due derby da vivere intensamente, a modo nostro come sempre. E allora …Mandrakata o no, carica ragazzi!

Luigi Meroni

UNO di NOI

Secondo appuntamento con questa nuova rubrica del blog rossoblu. Dopo il taglio del nastro con Erasmo Iacovone oggi conosciamo meglio un altro grande uomo di calcio, Luigi Meroni, indagando sulla sua vita privata ed il suo modo di vivere lo sport più bello del mondo, raccontandovi "la farfalla granata".

Luigi Meroni

Luigi Meroni, detto Gigi, nasce a Como il 24 febbraio del 1943 e inizia la sua carriera da calciatore nel campetto dell’Oratorio San Benedetto nelle fila del Libertas.

 

Cresciuto calcisticamente nelle formazioni giovanili del Como, giunto a giocare in prima squadra sia pure nella seconda divisione, Meroni venne ceduto al Genoa, la più antica squadra di calcio italiana, che all’epoca riviveva un momento di rilancio. All’ombra della Lanterna, Meroni ebbe momenti di grande notorietà. Con la maglia della Nazionale azzurra,  quando già, nonostante il malcontento della tifoseria rossoblu era stato ceduto al Torino,  partecipò all’infausta spedizione guidata dall’allenatore Edmondo Fabbri ai Mondiali in Inghilterra nel 1966, per riprendere con rinnovato entuasiamo la stagione agonistica nelle fila del Torino, fino alla tragica conclusione della sua vita. Proprio nel momento migliore della sua vita da calciatore, morì a ventiquattro anni investito da un’auto mentre attraversava un viale del capoluogo piemontese, poco dopo la fine di una partita tra il Torino e la Sampdoria. Aveva fino ad allora disputato 145 partite in Serie A realizzando ventinove reti.

 

La sera del 15 ottobre 1957, Meroni fu convinto dal suo grande amico Poletti, giocatore anche lui del Torino, ad abbandonare il ritiro post-partita della squadra prima del suo termine. Mentre attraversava il corso Re Umberto per raggiungere il bar che di solito frequentava, venne investito da un’auto e gettato sulla corsia opposta, dove un’altra vettura,  guidata (ironia del destino) dal futuro presidente del Torino Attilio Romero (allora suo semplice tifoso), lo investì per una seconda volta, mentre il compagno di squadra rimase illeso. Ci sono dati controversi sulla sua morte, mentre alcuni affermano che morì sul colpo, altri sostengono che morì poche ore dopo all’ospedale Mauriziano. Migliaia di persone parteciparono ai suoi funerali.

Meroni è stato un’ala destra (giocava con il numero 7) di notevole valore tecnico: amante del dribblingstretto, calzettoni sempre abbassati alla Sivori (all’epoca il regolamento lo consentiva), non si sottraeva all’agonismo, pronto ad affrontare con tenacia e vigoria, nonostante la minuta struttura fisica, i più arcigni difensori della Serie A dell’epoca. Generoso sul campo, abbigliamento stravagante nel tempo libero, fortemente condizionato dal clima culturale beat in auge al principio degli anni Sessanta, ma dotato anche di un talento pittorico che avrebbe potuto farne un artista di fama, Meroni fu tanto estroverso negli atteggiamenti pubblici (un’istantanea lo ritrae mentre passeggia per il corso con una gallina al guinzaglio) quanto riservato nella sua vita privata. La pressione della stampa fu notevole, e probabilmente al limite del sopportabile per un giovane di poco più di vent’anni che come tanti suoi coetanei amava ascoltare la musica dei Beatles ed il jazz.

Meroni fu molto amato dalle tifoserie delle squadre nelle quali militò. I supporter granata si opposero energicamente ad una sua cessione in cambio di 500 milioni di lire (cifra notevole per l’epoca), alla società rivale della Juventus. Nell’arco assai breve della sua carriera, fece a tempo a diventare un simbolo per gli appassionati di calcio: una icona di quel talento in grado di trasformare una giocata in una pennellata artistica.

Sempre gli stessi…
COLPEVOLI

…possono arrivare da Latina, Frosinone o da fuori regione. Possono farsi scortare a piedi o addirittura volare via in una volante assortita a velocità supersonica. Possono permettersi di tutto, anche il lusso di prendere in giro il pubblico, deridere i giocatori in campo, rendersi indisponenti nei confronti di chiunque. Pensate che a volte non arrivano nemmeno da soli bensì con la protezione di un commissario di campo, altre volte parcheggiano a cento metri dagli spogliatoi e nel redigere il proprio fantasioso referto della domenica scrivono di essere costretti dai tifosi di casa a raggiungere la stazione ferroviaria con l’indispensabile compagnia di divise blu. Possono essere biondi, mori, castani, rossicci o calvi. Possono essere muniti di una vista invidiabile o soffrire di qualche piccola debolezza. Possono avere un fisico da calendario o aver dimenticato le prove e la pancera a casa. Possono essere al debutto o veterani della categoria, ma se vengono mandati ad arbitrare il Fondi sanno già cosa fare, studiano il copione e non sbagliano un colpo. In senso negativo logicamente, manco a dirlo eh. Ed a rimetterci è sempre il solito manipolo di vittime, innocenti, al massimo coinvolti emotivamente ma… colpevoli. Sempre gli stessi colpevoli, sempre le solite facce, i soliti nomi, le solite convocazioni. E mò bast!

Siamo stufi, esausti, non è più sopportabile una situazione di questo genere. Ci stiamo rovinando il fegato! Ci state rovinando la domenica, e non ce ne lasciate nemmeno una purtroppo! State cercando di distruggere la nostra passione, vi siete messi in testa di buttarci fuori dagli stadi, di farci rimanere sul divano a digerire il pollo con le patate al forno mentre in tv la Ventura e Bettarini litigano sull’audience delle loro puttanate. Ci state provando in tutti i modi, vi siete coalizzati e credete di essere invincibili, ma non vi siete ancora resi conto quanto sia forte e compatto il nostro spirito e la nostra voglia di esserci, sempre e comunque, nonostante tutto e tutti, e soprattutto nonostante voi. Chi in campo vestito a rotazione di giallo, viola, arancione, nero e paunazz, chi sugli spalti colorato di nero, grigio e blu ed a volte anche in borghese, chi nei palazzi del potere in doppio petto o rigato, chi sorridente e menefreghista si fa il giro delle tv regionali per auto-celebrarsi principe del calcio dimenticando il costante e squallido prodotto che la sua Compagnia delle Indie offre su tutti i campi, dall’Eccellenza in giù, chi passa i suoi pomeriggi alle nostre calcagna nascondendosi dietro le siepi con al collo quella telecamerina, chi può raccontarvi la nostra vita passando per tutte le sue principali tappe, dal battesimo alla comunione, fino al matrimonio per quelli che già hanno deciso e quindi intrapreso la strada dell’infelicità, chi nelle federazioni in tuta e mocassini sceglie il killer della prossima domenica. Colui che avrà l’onore di intossicarci, avvelenarci, vomitare decisioni assurde, espellere senza motivo, multare a casaccio, farci arrestare e farci diffidare ancora. Che set’ brav!

La criminalità, la pedofilia, lo spaccio di droga, le morti bianche, lo sfruttamento della prostituzione, i furti e le rapine, il commercio di armi ed esplosivi, l’usura ed il racket, le estorsioni ed il bracconaggio… ma anche e soprattutto il mondo ultras. Il taccuino dello Stato ci mette probabilmente al primo posto, come cancro e tumore dell’Italia, come male assoluto da estirpare. Possibile? Avoj, reale più che possibile, inevitabile quasi. Perché è nella storia della nostra nazione la ragione di questo modus operandi, non dobbiamo meravigliarcene di certo noi, adesso poi. Difendiamocene piuttosto, senza arretrare, senza indietreggiare però. Ma difendiamocene! Apriamo gli occhi, facciamo in maniera tale che dal pensiero all’azione il passo sia sì breve ma non simultaneo. Riflettiamo sui rischi che corriamo, facciamoci furbi, scaltri, cogliamoli di sorpresa, sempre lealmente s’intende ma quando meno possono aspettarselo. D’altronde la pazienza ha o non ha un limite? È nella nostra indole reagire se provocati, sbottare quando siamo stanchi di essere stuzzicati, no? Siamo così sicuri che siano solo momenti casuali gli intensi post-partita delle ultime gare casalinghe? Non è che dietro questi avvenimenti si cela un disegno ben preciso architettato dal traditore di turno? Sì, siamo italiani, si vede anche da questo, e la cultura del sospetto fa parte del nostro DNA.

Non è più un sospetto invece, ma una certezza, una cosa di cui dobbiamo essere consapevoli e coscienti, il diktat di Zarelli&Co., l’ordine supremo di provvedere alla nostra retrocessione, in qualsiasi modo essa avvenga. E se si dice che di indizi ne occorrano almeno tre affinché si possa parlare di prove possiamo essere ben felici di non rischiare smentite o clamorose querele: tredici giornate di campionato sono state più che sufficienti. Il quadro è delineato, le segnalazioni non lasciano spazi a dubbi, l’orizzonte è cupo, macabro, tenebroso. Le espulsioni si susseguono in maniera inesorabile, così le decisioni su calci di rigore concessi agli avversari ed inspiegabilmente non concessi al Fondi, così le sanzioni e le ammende pecuniarie per presunte violenze o atti di teppismo compiuti dai propri sostenitori. Di cose inspiegabili però ce ne sono a bizzeffe: inspiegabile lo spiegamento di Forze dell’Ordine, inspiegabile la sequenza di arbitraggi penalizzanti, inspiegabili i cartellini gialli ed ancor di più quelli rossi sventolati in faccia ai giocatori rossoblu e non solo in occasione dell’ultima partita, inspiegabili le designazioni, inspiegabile come ancora non sia intervenuto alcun organo superiore per provvedere alla rimozione dal proprio incarico del Mago Melchiorre e della sua allegra brigata.

Facchini intanto, oltre ad essere stato eletto per il momento come migliore direttore di gara del 2006 dal nostro preparato Comitato Tecnico, diviene seconda vittima del cuore rossoblu dopo il dolce Pompilio da Latina che in tutti i modi cercò di farci uscire sconfitti dalla trasferta a Gallicano nel Lazio. Per il fischietto ciociaro non c’è stato scampo, in campo il Fondi ha lottato e combattuto fino alla fine, anche in 8 contro 11. Il lungo applauso tributato alla squadra al triplice fischio finale è stato il giusto premio per coloro che hanno tirato fuori tutto ciò che avevano nei polmoni per resistere agli attacchi de LaRustica negli ultimi minuti. Un elogio in particolare lo meritano i più giovani, fino ad oggi poco impegnati ma che hanno saputo farsi rispettare, Conti, Venditti, Conte, Lorello e Cataldi guidati dai più esperti DiBiasio e Vuolo e da uno strepitoso Assogna. Ora una trasferta terribile, sul campo di Jenne, in quella che sarà una delle trasferte più lunghe della stagione. Alle 11 allo Stadio Angelo Farfarelli scenderà in campo una squadra di nuovo rinnovata obbligatoriamente dalle decisioni del Giudice Sportivo: senza Pasquali, Langiotti, Fiore e Pelliccia ma con il rientro di Monforte, DiFazio e Gisfredo, nonché dell’infortunato Serapiglia. Noi, come al solito, ci saremo e con tutto l’amore per questa maglia tireremo fuori fino all’ultimo il fiato e la forza per spingere i rossoblu alla vittoria. Crediamoci, tutti, crediamoci… anche se siamo colpevoli! Di cosa poi? Ah, sì, vero… di amarti!

2a Puntata

Fondi siamo noi  2a puntata

Seconda azione della nostra troupe, stavolta in visita ad un grande intenditore di calcio dilettantistico. Da molti considerato talent scout, naturalmente fondano verace, emozionato come non mai di fronte alle solite domande impertinenti, Ottavio Grillo ha risposto ai nostri quesiti tirando fuori molte chicche e sorprese. Da sempre nel pianeta pallonaro locale, Ottavio ha anche vestito i panni del commentatore sportivo, come nella foto che segue scattata durante l’intervista al tecnico dell’IsolaLiri in una sfida col Fondi ai tempi della D. Bando alle ciance e via all’interrogatorio…  

Ottà, la tua passione per il calcio da dove arriva? Sin da piccolo, calcando il famoso campetto di terra che sorgeva dove ora c’è il Centro Commerciale Valerio. Ci si incontrava con gli amici per giocare a pallone per ore ed ore, lì a due passi dal mitico Fabiani, anche di domenica pomeriggio. Restano indimenticabili i boati che arrivavano dalle tribune del vecchio comunale, ti coinvolgevano, ti affascinavano e così per me fu inevitabile l’innamoramento.

Un impiegato comunale con la mania del calcio mercato, per questo in molti ti chiamano simpaticamente Ottavio Bargigia? Un hobby più che altro. Mi piace mangiare calcio, tutto l’anno, e dall’estate con le prime notizie di mercato cerco di immaginare il campionato che sarà, il piazzamento delle squadre, le favorite, le rose migliori, gli acquisti azzeccati. Sempre e solo nei campionati dilettantistici però, anche se amo essere informato su un po’ tutte le operazioni di mercato, anche relative a categorie superiori.

Grandi promesse, talenti scovati, qualche nome…? Scovati no di certo, ma mi va di ricordare un calciatore, un grande numero dieci, mezzapunta, conosciuto parecchi anni fa, tale Stefano De Nigris. In forza prima alla Lazio Primavera, poi al Cynthia in C2, a mio parere meritava platee ancor più prestigiose ed invece ha chiuso la sua carriera in una pur se onorevole Serie D in Umbria.

Un giocatore che avresti voluto vedere con la maglia rossoblu ma che è rimasto purtroppo solo un sogno? Beh, per quanto riguarda il passato non faccio fatica a dire Paolo D’Este, oggi allenatore della VisArtena, grandissimo attaccante, un vero rapace d’area di rigore. Passando agli ultimi anni dico Giampaolo De Luca, centravanti del Cynthia, sempre in doppia cifra ovunque venga ingaggiato e soprattutto sempre decisivo anche in ottica promozione e successi nei diversi campionati.

Lo abbiamo chiesto già a ZioGerry e lo chiederemo anche ai prossimi intervistati… ricordi un episodio particolare? Fine anni ’80, inizio anni ’90: la mia passione per il calcio dilettantistico mi porta a Formia. Nei tirrenici esordiscono tre nuovi acquisti giunti in settimana per risollevare dai bassifondi la squadra locale. Uno dei tre, proveniente dalla lontana Puglia, realizza la rete decisiva, ma durante il viaggio di ritorno verso casa muore in un terribile incidente stradale. Aneddoto triste ma significativo, che dimostra quanto nel calcio di quegli anni ci fossero persone disposte al sacrificio ed a sobbarcarsi centinaia di km pur di giocare in una squadra. Di tutt’altro tenore il ricordo invece della storica ultima promozione in D, in un Fabiani imbandierato, vestito a festa, un numero “inquantificabile” di spettatori.

Cosa senti di poter dire ad un giovane che non ama lo sport oppure vi preferisce hobby pericolosi? Dallo sport si possono trarre grandi insegnamenti, lo sport nobilita il fisico e la mente di chi lo pratica. Penso sia la migliore medicina per non entrare o riuscire ad uscire da pericolosi labirinti.

Domenica eri all’Arnale Rosso: come giudichi la direzione di gara di Facchini da Frosinone? Al di là dei tre cartellini rossi, che rivisti a mente fredda possono anche starci, quello che mi ha dato maggiormente fastidio è stato l’atteggiamento arrogante dell’arbitro nella conduzione della partita e la sua esagerata fiscalità, in alcuni casi colpendo severamente anche gli avversari.

Eccellenza, già da qualche anno, dopo una lunga crisi in categorie inferiori, dal futuro cosa possiamo aspettarci secondo te? Cosa possiamo aspettarci non saprei dirlo, quello che mi auguro però è che si riesca finalmente a mettere su una società forte ed organizzata, con la partecipazione, perché no, di un azionariato popolare e la classe imprenditoriale locale, superando intelligentemente pregiudizi ed antipatie, che di per sé non portano a nulla, per il bene del calcio fondano. Questa è la base essenziale per cercare negli anni a venire di assurgere ad un campionato di serie superiore. La città lo merita!

Mai pensato di impegnarti in prima persona in una società o comunque a livello agonistico? Non ho mai lavorato o messo a frutto questa mia passione per alcuna società, ed oggi come oggi, per motivi strettamente personali, mi sarebbe comunque impossibile… ma come direbbe un noto agente segreto: “Mai dire mai!”.

L’Arnale Rosso potrà mai diventare un catino come l’Ottorino Fabiani? Nel futuro potrebbe diventare una bella bomboniera, sostituendo le tribune attuali con opportuni gradoni in cemento posizionati a distanza adeguata dal rettangolo di gioco.

Qual è il tuo pensiero su coloro che pretendono in campionati dilettantistici come l’Eccellenza rimborsi spese travestiti da stipendi d’oro? Fondamentalmente sono contrario ai mega stipendi, anzi, ritengo sia uno dei mali maggiori del calcio dilettantistico, che porta le società ad indebitarsi e fallire, rischiando di scomparire dal panorama calcistico. Fermo restando che bisogna riconoscere che se un giocatore arriva da lontano è naturale che il suo stipendio sia adeguato anche alle esigenze, o meglio, difficoltà logistiche.

Un suggerimento per rinforzare la rosa attuale senti di poterlo dare? A squadra completa credo che non dovremmo avere problemi per la conquista della salvezza. Tenendo ben saldi i nervi, riportando calma e serenità nell’ambiente si può raggiungere la salvezza tranquillamente. Mi riservo eventuali suggerimenti quindi per la campagna acquisti estiva…

Ti ringraziamo, Ottavio, per la disponibilità e la solita simpatia e schiettezza. E per sdebitarci guarda un po’ cosa siamo andati a scovare… le tribune son le stesse!

Finché Vivrò #7

Finché vivrò…

Settima uscita stagionale con copertina "rubata" ai Bad Boys Monopoli, con la loro mascotte Mest Mob che ha qualcosa da ridire sugli odierni "cantastorie"! In questo numero: il resoconto di Fondi-Cynthia; la storia di Julien, l’ultras parigino ucciso da un poliziotto durante gli scontri del dopo-gara tra Paris St.Germain ed Hapoel Tel Aviv; "Eterno Fascino", con il resoconto del 24 novembre al Subbuteo Fair organizzato da Action Now; la trasferta al Francioni contro la Viribus C.Montello; risultati, classifica e le foto più emozionanti delle ultime gare.


Anno IV – Settimo Atto