Luigi Meroni

UNO di NOI

Secondo appuntamento con questa nuova rubrica del blog rossoblu. Dopo il taglio del nastro con Erasmo Iacovone oggi conosciamo meglio un altro grande uomo di calcio, Luigi Meroni, indagando sulla sua vita privata ed il suo modo di vivere lo sport più bello del mondo, raccontandovi "la farfalla granata".

Luigi Meroni

Luigi Meroni, detto Gigi, nasce a Como il 24 febbraio del 1943 e inizia la sua carriera da calciatore nel campetto dell’Oratorio San Benedetto nelle fila del Libertas.

 

Cresciuto calcisticamente nelle formazioni giovanili del Como, giunto a giocare in prima squadra sia pure nella seconda divisione, Meroni venne ceduto al Genoa, la più antica squadra di calcio italiana, che all’epoca riviveva un momento di rilancio. All’ombra della Lanterna, Meroni ebbe momenti di grande notorietà. Con la maglia della Nazionale azzurra,  quando già, nonostante il malcontento della tifoseria rossoblu era stato ceduto al Torino,  partecipò all’infausta spedizione guidata dall’allenatore Edmondo Fabbri ai Mondiali in Inghilterra nel 1966, per riprendere con rinnovato entuasiamo la stagione agonistica nelle fila del Torino, fino alla tragica conclusione della sua vita. Proprio nel momento migliore della sua vita da calciatore, morì a ventiquattro anni investito da un’auto mentre attraversava un viale del capoluogo piemontese, poco dopo la fine di una partita tra il Torino e la Sampdoria. Aveva fino ad allora disputato 145 partite in Serie A realizzando ventinove reti.

 

La sera del 15 ottobre 1957, Meroni fu convinto dal suo grande amico Poletti, giocatore anche lui del Torino, ad abbandonare il ritiro post-partita della squadra prima del suo termine. Mentre attraversava il corso Re Umberto per raggiungere il bar che di solito frequentava, venne investito da un’auto e gettato sulla corsia opposta, dove un’altra vettura,  guidata (ironia del destino) dal futuro presidente del Torino Attilio Romero (allora suo semplice tifoso), lo investì per una seconda volta, mentre il compagno di squadra rimase illeso. Ci sono dati controversi sulla sua morte, mentre alcuni affermano che morì sul colpo, altri sostengono che morì poche ore dopo all’ospedale Mauriziano. Migliaia di persone parteciparono ai suoi funerali.

Meroni è stato un’ala destra (giocava con il numero 7) di notevole valore tecnico: amante del dribblingstretto, calzettoni sempre abbassati alla Sivori (all’epoca il regolamento lo consentiva), non si sottraeva all’agonismo, pronto ad affrontare con tenacia e vigoria, nonostante la minuta struttura fisica, i più arcigni difensori della Serie A dell’epoca. Generoso sul campo, abbigliamento stravagante nel tempo libero, fortemente condizionato dal clima culturale beat in auge al principio degli anni Sessanta, ma dotato anche di un talento pittorico che avrebbe potuto farne un artista di fama, Meroni fu tanto estroverso negli atteggiamenti pubblici (un’istantanea lo ritrae mentre passeggia per il corso con una gallina al guinzaglio) quanto riservato nella sua vita privata. La pressione della stampa fu notevole, e probabilmente al limite del sopportabile per un giovane di poco più di vent’anni che come tanti suoi coetanei amava ascoltare la musica dei Beatles ed il jazz.

Meroni fu molto amato dalle tifoserie delle squadre nelle quali militò. I supporter granata si opposero energicamente ad una sua cessione in cambio di 500 milioni di lire (cifra notevole per l’epoca), alla società rivale della Juventus. Nell’arco assai breve della sua carriera, fece a tempo a diventare un simbolo per gli appassionati di calcio: una icona di quel talento in grado di trasformare una giocata in una pennellata artistica.

2 pensieri su “Luigi Meroni

  1. gigi meroni luigino triste è il destino con te, capelli lunghi e la barba dipinta sul volto come noi, arcobaleni e stelle ora giochi tu, su di una nuvola dipinta rossoblù, sarai per sempre nei nostri cuori, nessuno mai ti scorderà.

    PS il giocatore più amato da mio padre nella storia del Genoa

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