Archivi del mese: Luglio 2007

Ezio Vendrame

UNO di NOI

Nuovo l’appuntamento e nuovo il personaggio leggendario. "Genio e sregolatezza" tutte in un solo giocatore: Ezio Vendrame! A voi…


Ezio Vendrame

Nasce a Casarsa (Pn) il 21 Novembre 1947. Cresciuto in un orfanotrofio, avrà poi un’infanzia difficile che lo segnerà per tutta la vita. Come calciatore, si distinse presto indifferentemente nei ruoli di ala o mezzala, e grazie alla sua abilità con la palla iniziò una trafila tra le giovanili in squadre minori friulane che lo fece alfine approdare all’Udinese.

 

Nell’estate 1971 esordì in serie A con il Lanerossi Vicenza, proveniente dal Rovereto: diventerà presto un idolo per i tifosi biancorossi, sebbene non abbia mai sfondato davvero nel mondo del calcio. In verità Vendrame rappresenta uno dei più grandi talenti, purtroppo inespressi, che il calcio italiano abbia prodotto negli anni ‘70, alla stregua di un George Best italiano. L’allora presidente della Juventus, Boniperti, amava paragonarlo all’argentino Kempes. Con il suo modo di fare scanzonato, l’aria da hippie, i capelli lunghi, il suo spiccato anticonformismo, si accattiva fin da subito le simpatie dei tifosi biancorossi, per i quali sarà un idolo indimenticato. Leggendarie sono le sue "stravaganze", dalla gallina portata in giro al guinzaglio, alle serate di baldoria prima delle sue migliori partite. In campo mostra a sprazzi le sue grandissime doti e il suo piede "fatato", alternando scampoli di altissima classe a prestazioni grigie: Vendrame ha più volte sostenuto di giocare a calcio solo ed eslusivamente per soldi e che il resto gli interessava poco…

Fra i moltissimi episodi curiosi di cui si è reso protagonista, i tifosi biancorossi ricordano quando, trovandosi a centrocampo, in contropiede, nella posizione più avanzata, senza compagni davanti da servire, salì con entrambi i piedi sulla palla portandosi le mani alla fronte, come per scrutare ironicamente l’orizzonte. Un altro episodio risale a qualche tempo dopo, quando indossava la maglia del Padova: in una partita a dir suo combinata e destinata allo 0-0, per dare una scossa ai presenti dribblò la sua intera squadra da un lato all’altro del campo senza che nessuno potesse fermarlo, fino a fintare il tiro davanti al proprio portiere, per poi ritornare indietro. Famoso, sempre con il Padova, anche il suo gesto di soffiarsi il naso sulla bandierina del corner e di dichiarare polemico ai tifosi avversari dell’Udinese che da quella stessa posizione avrebbe realizzato il gol: cosa che puntualmente accadde.

Dopo tre anni a Vicenza passa al Napoli disputando tuttavia solamente tre partite in Campionato, ignorato dall’allenatore azzurro Luis Venicio. La sua carriera quindi prosegue nelle serie inferiori, tre anni nel Padova in Serie C e poi tra i Dilettanti, prima nel Pordenone, poi nello Junior Casarsa, sempre con appiccicata addosso l’etichetta di genio inespresso. Ritiratosi a vita privata nella campagna friulana, dedicandosi ai suoi hobby (suonare la chitarra e scrivere poesie…), ha allenato le giovanili del Venezia e pubblicato alcuni libri nell’ultimo decennio in cui raccoglie le sue esperienze di vita e di calciatore (fra i quali "Se mi mandi in tribuna godo"), nel quale ricorda fra i suoi pochi rammarichi, il tunnel fatto al suo idolo, Gianni Rivera , quasi come una mancanza di rispetto verso il grande campione del Milan. Questo è davvero un personaggio, ragazzi.

Rebellion


"REBELLION"

Una delle più grandi gioie che può regalare il gioco del calcio è l’occasione "perfetta" per protestare. Disapprovare ogni santa decisione, anche la più lungimirante ed appropriata, con il solo semplice scopo di ribellarsi al giudizio altrui. Vittime predilette, neanche a dirlo, gli arbitri, ma non sempre è così e nell’universo calcio gli esempi non mancano. Quella che per molti è una semplice recriminazione per altri diventa sfogo allo stato puro, covato ed ora buttato fuori. Ogni occasione è buona per tirar fuori il peggio di se e riversarlo addosso al malcapitato di turno. Rebellion, proprio come dice il titolo del libro… Rebellion, come forma estrema del dissenso. Aiutato da aneddoti ed interviste che vedono protagonisti i leaders dei movimenti giovanili, Brimson esamina da molto vicino questo fenomeno, cercando di scoprire quale "forza oscura" muova masse così imponenti di giovani ribelli nella loro battaglia personale.  Ribellione spesso sfociata in violenza e ancora troppo spesso accostata all’hooliganismo ed al fenomeno degli stadi. Così, dalla stratosfera della Premiership alle estensioni più basse della lega nazionale, il tutto visto sotto lo sguardo critico di Brimson.

Blades Business Crew

"BLADES BUSINESS CREW"

Steve Cowens nasce a Sheffield nel ’64 da una famiglia "working class". E’ prima di tutto un tifoso, innamorato del football e del proprio club, lo Sheffield United FC. Anche per partite apparentemente tranquille, Steve cercava di non perdersi mai una trasferta, trovandosi spesso a viaggiare in compagnia di amici o di tifosi “normali” (ma mai rilassarsi troppo!). Inoltre giocava il sabato per il Supporters’ Club dello United (prima che le amichevoli fra tifosi venissero bruscamente interrotte in seguito all’irruzione nello spogliatoio dei tifosi del Derby) e la domenica con la squadra del pub. Detto questo, fin da giovane è stato attratto dalle "dinamiche della gradinata", avvicinandosi sempre di più al "centro dell’azione" e finendo con l’affermarsi come rispettato top boy. La sua maturazione come hooligan avviene nei primi anni ’80, in piena esplosione del fenomeno casual che lo vedrà in prima fila a livello di look e violenza per quasi due decadi; al tempo lo United languiva nelle divisioni inferiori e, per citare Paul Heaton, “In Fourth Division gli unici coglioni a seguire in trasferta lo United erano gli hooligans.” Nel libro Cowens ripercorre in maniera onesta gli anni che lo hanno visto membro attivo della firm (1981-1994). Il suo approccio all’hooliganismo è sempre stato molto old school; niente armi, solo pugni e stile, codici di ingaggio e tutto il resto. Pronto ad ammettere il rispetto che a volte si può provare per l’acerrimo nemico, Steve ha continuamente voluto e cercato di non lasciar indulgere la firm in un bullismo senza senso. Il fine era divertirsi combattendo con una controparte determinata, non certamente terrorizzare poveri scarfers. Così il libro ricostruisce in maniera emozionante il cammino di un giovane casual: un universo working class imbevuto di pub culture; gli scontri con le top firms più note del paese e scomode mobs delle divisioni inferiori; la fortissima rivalità con gli odiati "Pigs" del Wednesday; la polizia e l’inafferabile "Fletch"; l’avvento di house ed ecstasy e la guerriglia con le security dei nightclubs.

Luglio ’07

Sottotitoli luglio’07

…prendiamo spunto, stavolta, da una t-shirt che sta spopolando negli ambienti ultras di tutta Italia per firmare il Sottotitolo del mese di Luglio. Caldissimo come non mai, accompagnato da un tasso d’umidità spaventoso che mette a dura prova la ragione. Se a tutto ciò aggiungete una cena tra amici a base di vino rosso e carne alla brace in un ristorantino a 600 metri sul livello del mare oppure una zuppa di pesce bagnata da un bianco d’annata sulle rive del Tirreno allora la malinconia per il primo mese senza pallone passa via in un istante. Restano, invece, le riflessioni su una stagione, "agonistica" se così la vogliamo ribattezzare, che lascerà tracce importanti nella storia del calcio italiano ed internazionale. Andare per ordine dopo un “antipasto della casa” ed una valanga di “gnocchetti con funghi porcini e vongole”, e soprattutto tante di quelle brocche svuotate come ingordi, resta assai difficile. Per una volta allora, almeno nel mese del relax, in attesa di entrare in azione… tra arrivi di facce nuove e presentazione ufficiale, raduno e poi ritiro, amichevoli ed esordio ufficiale, permetteteci un’eccezione confusionaria. Nella forma, ma non nei contenuti, come sempre significativi. Tanto per salutare l’Anno Accademico 2007.2008 ed avvicinarci a piccolissimi passi alla stagione che verrà, nel segno di ciò che è stato e ciò che sarà, con l’attenzione e la serietà di un esperto commercialista ma la spontaneità di uno che non vuole arrendersi e se ne frega letteralmente se “dirlo può essere pericoloso”. Anzi…

Partiamo dalla fine, procediamo a ritroso. Lo scorso 4 Luglio, ad Acquisgrana, in Germania, si è tenuta (o meglio, doveva tenersi…) la partita più corretta d’Europa, sotto lo slogan “Lo sport al posto della violenza”. Beffa del destino tutto è finito a calci e pugni, quasi si trattasse di una barzelletta. Eppure il messaggio era di quelli forti e di grande attualità, i presupposti per novanta minuti di sano buonismo non mancavano. Peccato però che non mancasse nemmeno l’eroe della giornata, vero “the man of the match”, un giovane 24enne che ad un certo punto non è riuscito a trattenere la sua voglia di sportività ed ha urlato a squarciagola un invito: “Giocate in maniera corretta!”. Esplicito, se vogliamo anche un tantino delicato, che ha assunto le sembianze di una provocazione per alcuni giocatori. Uno di questi, in particolare, ha reagito prontamente andando a cercare sugli spalti “il ribelle”, spalleggiato in seguito da altri quattro atleti. Il risultato? Mega rissa, prima verbale, poi fisica, e lo spettatore pacifico riempito di botte sotto gli occhi di una platea incredula ed impaurita. Non meravigliatevi però… eccovi un’altra notizia sconcertante. Rio de Janeiro è famosa nel mondo non solo per il Carnevale più pazzo e colorato, non solo per le curve mozzafiato delle sue dolci figliole ma anche e soprattutto per il monumentale “Maracanà”. Ebbene, non ci crederete ma il tempio del calcio verrà presto ceduto dallo stato brasiliano ad alcuni soggetti privati per sopperire in parte ai pesantissimi debiti accumulati, come ha comunicato l’Assessore al Turismo di Rio, tale Eduardo Paes. Brasile-Ecuador sarà l’ultima partita prima dell’asta pubblica prevista per il prossimo 17 Ottobre. Lo stadio che ha ospitato grandi campioni nonché il mitico Lino Banfi nei panni del grande Oronzo mister della Longobarda potrebbe diventare ora esempio mondiale di modernizzazione strutturale se andranno in porto i progetti di alcuni imprenditori che hanno in mente di costituire un complesso di concessioni con diverse imprese. A "qualcuno" sembra addirittura piacere, a noi sinceramente fa rabbrividire. Ma anche in questo caso… niente di cui meravigliarsi!

Euro 2012 ha preso una direzione opposta a quella che mezza Italia si augurava. La Polonia, l’Ucraina e soprattutto le loro aitanti donzelle hanno avuto la meglio. Ha vinto l’altra metà, quella degli ultras, quella dei tifosi stanchi delle facce di gomma al potere, dei soliti cognomi che aspettavano a bocca aperta milioni di milioni per rifocillarsi. Mai sazi, mai trasparenti… ed allora ben venga la scelta della lobby Platini (una volta tanto elogiamolo!). Pazienza per le lacrime di quel bel donnino della Melandri: avrà occasione di rifarsi presto, magari in una delle sue notti insonni in Sardegna col sempreverde Briatore. Chi non avrà la possibilità di reagire con un sorriso è la vedova dell’Ispettore Raciti che aspetta ancora verità e giustizia. E, siccome dinamica fa rima con matematica, tutto sembra deporre a favore del silenzio, intanto un ragazzino ha perso la libertà, la stampa ha costruito migliaia di mostri, il Catania ha rischiato la retrocessione per via di un vero e proprio boicottaggio sportivo e mediatico, decine di ultras non potranno mettere piede in uno stadio per due-tre anni. E quel discovery tanto schietto, quell’autopsia inequivocabile, quelle smentite al vetriolo non fanno che alimentare la nostra tesi. Ehi, mi raccomando… non meravigliatevi! Fermi! Un po’ di stupore ve lo concediamo adesso, ricordandovi le diffide intimante a quegli otto calciatori dell’Eccellenza Campana che durante Solofra-Serino decisero di darsele di santa ragione. Sappiate però che si è trattato del primo clamoroso provvedimento in campo dilettantistico e la vicenda ha contribuito a creare un precedente importante. Se agli ultras hanno poi negato la possibilità di esporre striscioni sarà scattato il divieto di indossare t-shirt e sponsors per chi scende in campo, no? Sì, come no… avoj!

E la scazzottata europea di Valencia-Inter… ve la ricordate? E la farsa della molotov a Castellamare prima di JuveStabia-Avellino? Caz.. che schifo… le penalizzazioni e gli sconti, le coppe vinte quando non si poteva nemmeno disputarle, gli omini blu corrotti, i magistrati prevenuti, i questori assaliti da manie di protagonismo, quei ricorsi che non portano risultati, firme, firme ed ancora firme. Che schifo… Gianluca da quel Sabato pomeriggio di Pescara che aspetta ancora giustizia, Julien che dovrà seguire il suo PSG da lassù, Federico che ha perso la vita per mano di quattro angeli dello Stato, Paolo che ha rischiato grosso. Che schifo… Amauri che "non doveva indossare quella maglietta”, gli Irriducibili anti-Lotito che "devono marcire in galera”, Moggi, Carraro, Matarrese, Pisanu, Amato, DeGennaro, Manganelli… ohi mamm. Decine di gruppi hanno sospeso la loro attività, altri hanno scelto di sciogliersi definitivamente, le merde che rovinano il gioco più bello del mondo non perdono un colpo e la frangia degli ultras del cielo cresce sempre di più. Ingiustizie all’ordine del giorno, fratelli di curva che ci lasciano per sempre, abusi, forzature giudiziarie, politica ovunque. Non l’hanno capito ancora, ricordiamoglielo noi anche d’estate. “Il calcio, senza ultras, è niente!”. Fottetevi!