Archivi del mese: Dicembre 2005

Predicatori nel deserto!


Sembra questo il nostro ruolo, signore e signori.

Chi credeva che il sintetico potesse attirare l’attenzione della città deve ricredersi, di fronte a due segnali inequivocabili. Passi il dato di Fondi-Gaeta perché le condizioni meteorologiche poco permettevano e per uno spettatore “semplice” può essere giustificabile l’assenza e la preferenza riposta per il divano, la birra e la Ventura, ma dopo l’incontro casalingo con il Nuovo Tor Tre Teste di Alberto Drago dobbiamo porci una domanda. Anzi, poniamocene tre, una per ogni testa…
Erano così sciocchi quei ragazzi che per mesi hanno chiesto un restyling completo della struttura “Arnale Rosso”, spalti compresi? Erano così inopportuni gli articoli scritti sulla fanzine per cercare di aprire gli occhi prima di trovarsi di fronte ad una difficile situazione? Erano così azzardati i commenti, gli striscioni, le rivendicazioni avanzate per chiedere l’avvicinamento delle tribune al rettangolo verde?
Ogni risposta sembrerebbe banale, ed il banale è qualcosa che non sopportiamo!

Dimentichiamo allora questa introduzione polemica e tuffiamoci nel Campionato. Con la conquista di altri tre importantissimi punti che ci aiutano a confermare la quarta piazza, a sole sei lunghezze dal Morolo, sconfitto per la seconda volta consecutiva, ed alle spalle del ribelle Terracina del “fumetto” Trotta, capace di trionfare in casa del Cecchina e “mettere la freccia” proprio nei confronti della squadra biancorossa di Mister Paloni. Una stagione che continua a confermarsi equilibratissima, molto meno tecnica rispetto a quella passata, a dimostrazione del fatto che il livello è sceso, sensibilmente sceso. Poche esprimono calcio di qualità, almeno di quelle viste finora, e pochissime sembrano poter primeggiare fino alla fine del Campionato.

Noi, intanto, sopravviviamo, resistiamo, lì, a metà strada tra Paradiso e Purgatorio, in attesa di qualche buona novella che possa lanciarci in una volata che si preannuncia colorata diversamente.
Sì, perché quando tutti davano per certo l’arrivo del “colored” M’Kondya, quest’anno al Cecchina (3 reti) dopo esperienze in molte società della regione tra cui ad Anagni (e molti di voi ricorderanno anche i gesti del “buon Robin” nei confronti della tifoseria rossoblu in quel del “Del Bianco”).
Ed invece, “come da copione”, l’accordo sembra essere saltato per motivi economici, o meglio per una netta differenza tra domanda ed offerta. E le riflessioni anche in questo caso sono spontanee!
Basta ragionarci su per qualche secondo: sentire che la Società, dopo il “No” di M’Kondya, preferisce non tornare sul mercato, contando di sfruttare le qualità di Gisfredo e Marrocco in attesa del ritorno di Varroni, dovrebbe rendere chiaro il progetto, e non illudere ancora la tifoseria.
A conti fatti sembra evidente che non si è mai cercato un nuovo acquisto per l’attacco, bensì che l’ex centravanti del Cecchina “si è offerto” o “è stato offerto alla squadra rossoblu”.
Perché? Semplicissimo… perché se così non fosse ci saremmo trovati di fronte ad immediate nuove mosse, strategie, anche movimenti sottobanco, ma con lo scopo di rinforzare la rosa attuale!
Ma tutto ciò non è accaduto, anzi ci si è sbrigati subito a chiarire che si continuerà a lavorare con gli uomini a disposizione, senza cercare alternative o ulteriori atleti da ingaggiare.

Nel frattempo la telenovela domenicale, condita da dettati e falsi referti, continua a regnare.
E ci regala, ogni lunedì mattina, cronache degne del miglior Tolkien, dove una chiarissima deviazione diventa lieve ed ininfluente, una clamorosa e colossale papera del portiere avversario diviene il vano tentativo di bloccare un forte, preciso ed imparabile bolide dal limite dell’area!
Non sarebbe stato più sensato raccontare la realtà? D’altronde a cosa serve fantasticare quando il risultato è acquisito… piuttosto ci sarebbe da chiarire un altro dubbio: come mai nessuno dei “sempre presenti” organi di stampa ha avuto il coraggio e la sensibilità di riportare la simbolica protesta della nostra ciurma in occasione della gara interna con il Gaeta? Come mai importanti quotidiani provinciali pubblicano commenti ad incontri di calcio cui il giornalista che appare in firma non ha assistito assolutamente? A chi giova tutta questa disinformazione?

Per fortuna, per chi non segue il Fondi in trasferta e per chi vuole sentire il nostro punto di vista sulle partite giocate, la fanzine ed il blog rappresentano interessanti alternative.
“Pensieri e parole” di questi predicatori nel deserto che non molleranno mai, mettetevelo in testa…!


…presenti, sempreeee


…nonostante il super-freddo


…cerchiamo la vittoria


…fino al tramonto

Armati per…


"ARMATI PER LA PARTITA"

Dai primissimi anni settanta e per buona parte degli anni ottanta gli hooligans del football hanno causato disordine in Inghilterra ed in Europa. Tuttavia i diretti interessati non hanno mai visto tutto questo come nient’altro che un’occasione per farsi qualche grassa risata fra amici. Ma, dopo la tragedia dell’Heysel, Margaret Tatcher in persona decise di dichiarare guerra alla cultura dell’hooliganismo del football. I Chelsea Headhunters, ma in questo caso è più corretto riferirsi al tifo (a volte) violento che seguiva il Chelsea Football Club, erano visti come i peggiori di tutto il paese. E fra di loro il Governo individuò il nemico pubblico numero uno: Steve "Hickey" Hickmott. Una mattina di marzo la porta di casa sua venne tirata giù all’alba dalla polizia. Su di lui e su altri otto tifosi del Chelsea si rovesciò tutta la furia repressiva dell’apparato statale. Ai loro sarebbero poi seguiti altri arresti di massa. Qualsiasi tipo di emozioni, dolore e paura avessero sperimentato in quindici anni di prima linea in gradinata, nulla li aveva preparati alla battaglia giudiziaria che li attendeva. Un romanzo che ti rapisce. Avvincente e terribilmente Britannico. Romanzo sì, ma con una effettiva e inappuntabile controindicazione: è tutto vero! Una storia esplosiva raccontata con le parole di Steve attraverso la scrittura caustica di Colin Ward, sempre attento a non perdere occasione di sbadilare il suo caratteristico black humour. "Hickey" faceva succedere le cose a Stamford Bridge o in qualunque altro stadio dove scendessero in campo le magliette blu del Chelsea FC. Grazie al suo carisma fu una figura di riferimento assoluto anche per le turbolente trasferte al seguito della Nazionale. Quindici anni di presenza in gradinata ricostruiti qui per raccontare come andassero effettivamente le cose, per allontanare tutta una serie di falsi luoghi comuni a proposito di tifosi e hooligans.

Football Hooligans

 

"FOOTBALL HOOLIGANS"


Dopo tanto esercizio letterario da parte di sociologi, giornalisti e romanzieri vari, questo è stato il primo libro ad esplorare il mondo degli hooligans Inglesi dall’interno. Prima di allora la "Terrace Culture" era sempre stata un argomento nebuloso trattato di volta in volta con supponenza o ignoranza. Questa è la storia di un tifoso del football che ha avuto la fortuna di assaporare l’adrenalina delle gradinate negli anni giusti. Ward (con black humour commovente) racconta il proprio viaggio iniziatico partendo dai ricordi giovanili di Leatherhead. Un club con un minuscolo stadio malridotto capace però di trasportare l’immaginario di un’intera comunità con il miraggio di arrivare a Wembley (via Millwall!). Anni di formazione prima di poter seguire la propria squadra del cuore, l’Arsenal FC. Londra Nord. Giovani ragazzi che crescono insieme difendendo i colori feudali del proprio club. Le atmosfere di un football terribilmente vintage, così pieno di fascino romantico ancorché ruvido e non avvezzo a qualsivoglia forma di compromesso. Il North Bank di Highbury, i derbies Londinesi e i confronti con le tifoserie del Nord. L’andare in trasferta in tempi in cui la cosa poteva tramutarsi in supplizio e paura. I primi viaggi in Europa al seguito dell’Arsenal. Turbolenze. I rapporti con polizia (Inglese e non), stampa e con la Football Association. Le campagne storiche con la Nazionale, quelle che hanno proiettato i tifosi Inglesi del football negli incubi di mezza Europa, vengono qui ricostruite in prima persona; Torino, Bilbao, Bucarest, Copenhagen, Lussemburgo, Istanbul, Parigi solo per menzionarne alcune. I violenti equilibri fra le varie tifoserie di club riunite sotto la bandiera di San Giorgio. E’ la cara vecchia Inghilterra anni settanta e primi ottanta, con i sabati consacrati al rito sociale del football e spesso segnati dai comportamenti devianti e a volte violenti di una parte del pubblico. Dentro e fuori gli stadi, un’interminabile galleria di personaggi incredibili che sembrano usciti dalla penna di un romanziere fantasioso ed imbizzarrito.

Bello, bellissimo, stupendo…
MA ASPETTIAMO LA CURVA!

E la pretendiamo… la vogliamo, la meritiamo!

E come dimostrato anche Domenica scorsa, siamo pronti a qualsiasi forma di protesta, simbolica o popolare, pur di "conquistarla"! Perchè è giunto il momento di metterla su, perchè lo stato attuale dell’impianto di Via Arnale Rosso rende possibile la sua costruzione, perchè nel deserto domenicale la forza della tifoseria rossoblu può fare la differenza, soprattutto se catapultata alle spalle della porta, in maniera tale da divenire ancora più "importante".

D’altronde gli spettatori accorsi allo stadio per l’incontro con il Gaeta, più che altro incuriositi dall’esito finale degli interminabili lavori di rifacimento del terreno di gioco che non interessati all’incontro, che peraltro hanno potuto seguire solo a sprazzi, si saranno resi conto dell’ottimo lavoro relativamente alla bellezza e funzionalità del manto sintetico ma allo stesso tempo hanno appurato ciò che da settimane ripetiamo su queste colonne.
La priorità dei lavori andava divisa con la realizzazione di nuovi spalti e tribune, perchè ai più, considerando l’attuale stato dell’Arnale Rosso, sembra fin troppo chiaro che del pubblico interessa ben poco, del pubblico se ne può fare volentieri a meno…

E seguire l’intero primo tempo dall’esterno, forzare l’assurda chiusura dei cancelli imposta da qualche soggetto alla continua ricerca di provocazioni e battibecchi, fermarci dietro la porta in direzione "Querce" e restare lì, fermi, sotto l’acqua ed il vento insopportabile, limitandoci a cantare solo alcuni cori di sostegno alla squadra ed altri stornelli diretti alla solita emittente televisiva sempre più simpatica ed imparziale, nonchè rivolgendoci esplicitamente a chi di dovere con la speranza che la nostra richiesta per ottenere un nostro settore non cada nel dimenticatoio, è stato il "menu" domenicale offerto alla cronaca.
Per ribadire ancora una volta che questa tifoseria non intende piegarsi, non intende prostituirsi, non vuole altro che rispetto! Quello stesso rispetto e quella stessa fiducia che tutti i gruppi della ciurma rossoblu nutrono nei confronti delle Istituzioni, coscienti che ora più che mai si è divenuti "prigionieri di una fede", relegati dietro due reti di protezione… ma pronti a tutto pur di raggiungere l’obiettivo!

Sul tappeto verde Fondi e Gaeta hanno dovuto fare i conti con il clima proibitivo ed il risultato ad occhiali rispecchia l’andamento della gara, elettrizzante solo nel finale con la pericolosa sciabolata di Noccaro ed il contropiede dei biancorossi concluso dal miracoloso intervento di Assogna sul lanciatissimo Kamara.
Per il resto poco altro da segnalare, se non le solite note positive che vengono dall’instancabile Stefano Fiore, ancora una volta protagonista assoluto per la formazione rossoblu, capace di andare vicino alla rete dopo appena sette minuti di gioco in quello che è stato l’unico lampo fondano nella prima frazione di gioco.
Importante la conquista di un nuovo punto per la classifica, anche e soprattutto in considerazione del fatto che, per la seconda giornata consecutiva di campionato, nessuna delle 7-8 squadre che seguono il Fondi a distanza di uno o due punti ha centrato la vittoria, permettendoci di restare ancorati alla quarta posizione in graduatoria, in una sorta di limbo tra vertice e media classifica.
Anche questi sono segnali positivi, sicuramente! Una nuova sconfitta nella partita con i ragazzi di Caneschi e la contemporanea vittoria di Colleferro o Velletri, come pure di Torrenova o Nuova Tor Tre Teste (prossimo avversario nel secondo incontro tra le mura amiche previsto per Domenica 18 Dicembre), ci avrebbe fatto precipitare nel completo anonimato. E speriamo che ciò non avvenga!

Intanto, come già sottolineato sulla fanzine "Finchè vivrò"…
Domenica 15 Maggio 2005, ultimo atto della stagione passata. All’Arnale Rosso arriva lo Scauri Minturno per uno scialbo 0-0. Il Campionato si chiude così, come degna conclusione di un’annata di certo tutt’altro che positiva per i colori rossoblu. E si apre, almeno all’apparenza, il Cantiere “Arnale Rosso”. Sul taccuino le opere necessarie e non più rinviabili per dotare lo stadio cittadino dei servizi opportuni, di strutture accoglienti, di un nuovo manto su cui poter giocare senza problemi. Ma c’è qualcosa che stona… qualcosa che sembra non andare! I lavori, infatti, non partono assolutamente… perché il bando ed il successivo affidamento dell’appalto non sono provvidenziali. Anzi… diciamo pure la verità… si è partiti molto in ritardo! Tanto in ritardo da fissare a raffica date di ultimazione lavori, salvo poi contraddirsi quasi quotidianamente… beh, capita!
E così, dopo mesi e mesi, dopo proclami e promesse, “celebriamo” la rinascita dello stadio, almeno sotto il profilo puramente agonistico, considerato che il contorno è restato lì, fermo, sicuramente non ignorato (almeno si spera), visto che in cantiere pare ci siano altri lavori previsti per la prossima estate.
Tempo fa, parlandone durante una delle nostre serate insieme, a qualcuno scappò una metafora, una riflessione a voce alta…
“Secondo me è come presentarsi ad un matrimonio in frac, ma senza aver fatto la barba, con i capelli sporchi e maleodoranti!”
per sottolineare che probabilmente sarebbe stato altrettanto importante considerare le esigenze del pubblico, della sicurezza, della struttura in generale, al pari di quelle puramente sportive.
Ma veniamo alla situazione attuale, analizziamola insieme…
Il terreno di gioco è una vera “chiccheria”, confessiamolo, anzi a volerla dire tutta sembra di trovarsi di fronte allo schermo tv per una playstationata tra amici, giocatori permettendo!
Ora le tante società calcistiche fondane hanno la possibilità di sfruttare una superficie importante e qualitativamente super, peccato però per la mancanza di impianto illuminazione, se non dovesse essere risolta nel breve tempo questa situazione.
“Il sintetico? …di tutta la città!” vuole essere uno slogan per far capire a qualche malintenzionato che il miliardo circa speso che proviene dalle casse comunali e quindi anche dalle tasche di noi tutti ha lo scopo unico ed assoluto di offrire uno spazio in più ai tanti giovani fondani amanti del calcio, non solo dilettantistico.
L’Arnale Rosso deve essere accessibile a tutti, nessuno escluso!
Si pensi piuttosto a programmare il completamento dell’opera, ci si sieda a tavolino per fissare date e finanziamenti al fine di regalare alla città ed al folto pubblico una tribuna dignitosa, ci si adoperi da subito per costruire la Curva per gli Old Fans.
Allora sì che ci saranno tutte le carte in regola per parlare di un vero e proprio Stadio, di una vera e propria arena rossoblu.
Una bolgia di tifo e sostegno che possa fare la differenza.
Quello che al momento resta difficile, anche considerando che, oltre alla distanza tra spalti e terreno di gioco, va tenuto conto dell’assoluta tranquillità e disinvoltura di cui godranno i tanti arbitri incapaci ed incompetenti, nonché le squadre avversarie scorrette e sleali, talmente “protette” da permettersi di tutto.
Certo non si tratterebbe altrimenti di una caccia all’ospite, ci mancherebbe, bensì di una pressione psicologica che nel bene e nel male fa parte dello sport e del calcio in particolar modo, e che invece al momento, nella nostra realtà, è impensabile.
Se poi scendiamo nel dettaglio, allora è innegabile che, con lo spostamento delle panchine, per molti spettatori la gara sarà una costante ricerca del pallone e del portatore di palla, con lo sguardo attento a non confondersi con le due reti divisorie nella speranza che l’azione non sparisca dalla visuale perché magari proiettata in una zona del terreno di gioco nascosta, occultata.
Dalla prossima stagione le tribune saranno posizionate nello spazio opposto all’attuale, sulla pista d’atletica dove risplende la torretta dedicata alla carta stampata. Noi, senza troppi fronzoli, chiediamo solo UN NOSTRO SPAZIO, UN NOSTRO SETTORE.
IL NOSTRO SPAZIO, IL NOSTRO SETTORE!


…si canta anche così


…direzione Curva


…ultimi 5 minuti, cancelli ancora aperti!


…eccoci dentro, dopo aver forzato l’ingresso


…prendiamo posto


…e la curva perchè no?

Se m’innaMOROLO

sarà di teeeee…


…beh, mai come stavolta è necessaria una premessa.

Una doverosa introduzione al commento della gara del “Marocco” di Morolo che non può non riguardare le scuse da parte dell’intera “Redazione” per questo titolo “goliardico” ed a tratti “insopportabile per estetica e stile”. Ma d’altronde la Domenica degli Old Fans è condita anche da molta euforia, irriverenza, divertimento, allegria contagiosa, anche e soprattutto al di là del risultato, un perenne stato di forma che si esalta addirittura quando arrivano sconfitte o delusioni, amarezze o discutibili arbitraggi, proprio perché è in quei momenti, di difficoltà e voglia di abbandonare la “baracca”, che pulsa dentro ognuno di noi l’orgoglio e la grinta, la nostra “fondanità”.

Sembrerà strano (a chi ci vorrebbe "finiti"!) ma anche sotto il caldo sole ciociaro la nostra famiglia ha saputo ribaltare il risultato del campo, colorando gli spalti con la solita matta voglia di sgolarsi, di regalare emozioni e batticuore, sempre e comunque.
E se sul terreno di gioco la partita prende una piega negativa dopo appena quindici minuti Noi mostriamo sempre più fieri il nostro credo, la nostra fede, il nostro spirito, la nostra instancabile energia che travolge ogni polemica.

Certo gli immancabili ultras fondani non si aspettavano una vittoria, certo non cadono nelle facile illusioni o promesse, certo non hanno scoperto alle 11 del mattino che il direttore di gara fosse proveniente dall’amata Cassino.
Eppure, ciò nonostante, il battito perpetuo del cuore rossoblu ha stravinto, ancora una volta, fregandosene dei cori di scherno di alcuni spettatori improvvisatisi “tifosi” da qualche settimana e “gentilmente accompagnati in trasferta dalla dirigenza che per Natale regala loro un bell’autobus per Cisterna”.
E anche se la squadra ha rimediato una sonora sconfitta, la truppa fondana presente a Morolo ha tributato ai giocatori a fine gara un sentito applauso. Perché la voglia di giocarci la partita c’è stata, la grinta e la disponibilità ad affrontare l’avversario sicuramente più quotato non sono mancate affatto.
Quel che latita è il gioco, poco entusiasmante da sempre, ma in occasione dell’incontro di Morolo davvero inesistente.
Spesso e volentieri il solo Fiore ha dovuto mettersi il Fondi sulle spalle e proiettarlo in fase offensiva, dove continuiamo ad avere scarso peso soprattutto in quanto a conclusioni.

In tempi non sospetti da queste colonne parlavamo della necessità di rinforzare il reparto avanzato, troppo esile anche se veloce e sgusciante grazie agli enormi sforzi del giovane Gisfredo e dell’ancor più giovane Marrocco, spesso isolati anche se volenterosi e duttili.
Ed anche al “Marocco” la storia si è ripetuta, considerato che nell’arco dei novanta minuti di gioco abbiamo impensierito la porta avversaria con una conclusione di Germano deviata in angolo, uno strepitoso colpo di testa in tuffo di Marrocco e poco altro ancora, eccezion fatta per una furibonda mischia in area ciociara nel primo tempo, subito dopo la rete iniziale di Mignanelli ed il palo di Pistolesi che ha poi timbrato il cartellino nel finale di gara fissando il risultato sul 2-0, per una vittoria meritata ma forse non giusta nei numeri.

Un paio di “fantasiosi” off-side segnalati dal guardalinee nostro confinante nella prima frazione di gioco e l’affrettata espulsione ai danni di Monforte a metà ripresa hanno fatto il resto, aumentando però il rammarico dei fondani al seguito della squadra.
Tutti d’accordo nel ravvisare la mancanza di un paio di pedine nella formazione nostrana per poter competere tranquillamente con le prime della classe, in alcuni casi ottimamente organizzate a livello tattico (Cecchina e Morolo), eccellenti sul piano tecnico (Colleferro), in altri casi forniti di individualità che non fanno parte di questa categoria (Terracina, nonostante i continui cambi di allenatore).

Ma questo è semplicemente il nostro punto di vista, schietto e libero da parte di quelli che non si perdono mai una partita!
A tutti i costi, a tutti gli orari, anche alla vigilia del Santo Natale…
Noi ci saremo… e voi?

We are the red and blue… Fondi Football Club…



…scaldiamo i motori


…lo spettacolo domenicale si sposta al giovedì


…è il nostro momento: sostegno!


…al di là del risultato


…lo sbandieratore maledetto


…nota bene le avvertenze: niente di strano?

Hoolifan

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"HOOLIFAN"
 

Si tratta di un vero e proprio classico della letteratura ultras ed è imperdonabile che non sia ancora stato tradotto in italiano.
Il testo originale è infatti in inglese, anzi – vista la colloquialità – in londinese, trattando quasi trent’anni di storia di una delle più temute "firms" d’Oltremanica, quella del Chelsea.
Chi scrive non è un autore qualunque ma Martin King, uno dei "top boys" od anche "main faces" dei blues il quale ripercorre – coadiuvato nella parte finale da Martin Knight – il suo cammino negli stadi, da quando a sei anni viene portato per la prima volta dal padre a vedere la partita fino ai giorni nostri.
Ovviamente autobiografico, spiega con esattezza come si è formato il movimento, quali fossero le modalità comportamentali e le reali finalità delle "mob" d’Inghilterra, commentando sarcasticamente quanto invece folkloristicamente ritenuto da giornali e polizia che – incapaci di comprendere il fenomeno ovvero, più malignamente, strumentalizzandolo per fini politici e di carriera – sono da sempre intenti a cercare ed a supporre piani predeterminati ed infiltrazioni di gruppi politicamente eversivi.
Particolarmente interessanti le storie del cosiddetto "take the end", la mossa con la quale gli ultras delle varie squadre tentavano di impossessarsi della curva ("end") avversaria, il che delinea una diversa concezione delle dinamiche ultras che invece venivano seguite in Italia. Da noi quel che si verificava al tempo era la cosiddetta "carica" nella curva dei tifosi che in quel momento si trovavano in trasferta, mentre questi benedetti inglesi si prendevano il lusso, quando erano loro a giocare in trasferta, di entrare due a due con i più strani stratagemmi nella curva riservata ai tifosi di casa e, in un preciso momento, al grido di "CHELSEA", di impadronirsene creando la nota "no man’s land – terra di nessuno" tra loro e i tifosi di casa.
Il tutto dopo furiose scazzottate che – rileva l’autore – erano uno dei motivi per i quali la gente, anche quella comune, andava allo stadio: vedere una bella rissa e una bella partita.
Sintomatica al riguardo è la scena descritta nel libro in cui un tifoso – neanche troppo conosciuto – del Chelsea in trasferta resiste furiosamente, nella curva dei padroni di casa, all’assalto di decine e decine di tifosi avversari, stendendone parecchi prima di soccombere al soverchiante numero degli antagonisti. Quando l’eroico malcapitato viene portato via dalla polizia, sulle sue gambe, per essere ricondotto al suo settore, un fragoroso applauso di ammirazione di tutti i tifosi avversari – che ne avevano riconosciuto il valore – lo accompagna nel cammino.
Tornando a noi, l’excursus prosegue analizzando l’evolversi delle mode in Gran Bretagna e quanto si legge è prezioso per capire l’importanza del modo di vestire nel mondo ultras, per lo meno quello inglese. Il binomio tra abiti e gruppo ultras era inscindibile e mutevole nel tempo. I temibili fans del Chelsea, ad esempio, sono partiti da una moda skinhead-casual ma sono anche sorprendentemente transitati in capelli lunghi e moda indiana.
Questo per dire che quando in Italia si sente criticare il fatto di aderire ad una moda, e spesso questo avviene negli stadi, non si considera che anche il vestire rigorosamente "non alla moda" è una moda o uno stile di vita: quella di chi prende le distanze da chi si vuol vestire in una certa maniera piuttosto che un’altra!
Naturalmente il libro affronta il problema della repressione e più volte nel leggere mi sono trovato ad annuire silenziosamente alle considerazioni dell’autore: tutto il mondo è paese, o meglio, quello che sta passando il mondo ultras in Italia è quello che hanno già passato lì.
L’autore cerca di spiegare qual’è la vera essenza del movimento che, rispetto al nostro, ha sempre avuto accenti più "casual" nell’organizzazione. In assenza di un vero e proprio gruppo ultras principale, la tifoseria del Chelsea era organizzata in bande, ciascuno con un proprio leader e che il più delle volte rispecchiavano l’area geografica di provenienza. Il nome di "Headhunters", persino, non è stato scelto da loro ma è stato un gentile omaggio della stampa. Immaginate una curva senza striscioni, con la gente che si dispone in curva con la banda del proprio quartiere: ecco, questa era la curva del Chelsea. Tifo spontaneo, naturalmente, ma senza troppe pippe mentali tutti dietro al primo coro che si alzava, anche se – è ovvio – doveva provenire da una delle zone dei tifosi che contavano.
Ciò detto, Martin King fa capire bene che, incidenti di percorso a parte, quello di cui avevano voglia i giovani inglesi era solo una sana scazzottata né più né meno cruenta di quella che si può verificare avanti un pub o una discoteca, sicché egli non si capacita di come lo Stato abbia reagito per episodi tutto sommato lievi in modo così eclatante. "Anche nella boxe – riflette – le due parti vogliono picchiarsi, ma non certo uccidersi, e tutto sommato il nostro mondo rientra in questo spirito".
Dopo aver narrato di quando il Chelsea retrocesse, e di come il passaggio in seconda serie non fu affatto semplice perché tutte le tifoserie minori volevano confontarsi con loro, è anche interessante notare nel testo come tifosi di diversa fede calcistica – anche divisi da rivalità- siano pronti ad unirsi in determinati situazioni, vuoi la partita della squadra di quartiere che li accomuna ovvero la partita della Nazionale. Dopo aver brillantemente criticato gli insensati interventi governativi, che non hanno affatto eliminato il problema della violenza negli stadi ma lo hanno solo spostato territorialmente (rendendo gli scontri paradossalmente più pericolosi proprio perché – ora sì – organizzati prima dai gruppi), il libro termina con Martin, ormai più che quarantenne, insieme con sua figlia nella rinnovata Shed del Chelsea, ridotta ad un ammasso di seggiolini numerati rigorosamente rispettati. Un tipo davanti a lui, che riconosce per aver sostenuto in passato un’altra squadra, si infervora a parole per un fallo su Vialli e la security se lo porta via. La figlia chiede al padre se quello fosse un hooligan e l’autore – che nel libro ne ha raccontate di cotte e di crude nei bei tempi andati – dopo aver riflettuto per un minuto risponde "Si, cara, suppongo di si". Poco dopo la figlia nota un gruppo di giovani più in là, con una piccola pancetta da birra e magliette false della squadra, che cantano a squarciagola per Vialli, ed anche in questo caso chiede: "Anche loro sono hooligans, papà?", alché il padre risponde "No, cara, quelli sono tifosi". "Ed allora tu cosa sei papà?". Dopo aver pensato a lungo anche in questo caso, Martin King risponde sorridendo "Io sono un hoolifan", e da qui il nome del libro.
Lo leggano tutti coloro che sanno l’inglese, perché è e resterà sempre un must.
(tratto da www.asromaultras.it)

West Ham Guv’…

 

"WEST HAM GUV’NORS"

C’è una linea della metropolitana Londinese che corre nel cuore dell’East End. La fermata è Upton Park. Poi giù a piedi lungo Green Street fino al Boleyn Ground, meglio noto come Upton Park, lo stadio del West Ham United Football Club. Era il 1967 e nulla fu più come prima. Da quell’anno avventurarsi oltre il Queens divenne sempre più pericoloso. Un’era di skinheads, Doctor Martens, violenza e disordini sulle gradinate. La Mile End Mob regnava ad Upton Park. Molti anni prima dell’avvento della Inter City Firm, tutto era nuovo. Micky Smith, tifoso fanatico degli Hammers era lì, al centro dell’azione. Lui e i suoi soci sono stati i primi Governatori di Londra. Un gruppo con una maledetta capacità di azione. Lui vide succedere tutto quanto. In questo libro scritto insieme a Cass Pennant, ex faccia di primo piano della ICF, ricostruisce quei tempi pieni di turbolenze e tensioni. Fu la reputazione ruvida dei Bovver Boys dell’East End a spingere un nucleo di hooligans del West Ham a creare la notoria ICF che avrebbe portato i propri modi bruschi in tutti gli stadi Inglesi dalla fine degli anni settanta. In questa sorta di diario (1967-1976) c’è tutta la storia di quello che venne prima della ICF. Emozionante, drammatico e brutalmente onesto. Un racconto che affascinerà malati di football e curiosi. La working-class dell’East End ed il suo attaccamento territoriale ai colori degli Hammers. Il football della fine degli anni sessanta ed i suoi cambiamenti nella prima metà degli anni settanta. Gli stadi, i sapori, le bevute, i soci, l’amicizia, la forza, il coraggio, la sfida, il look, la musica. Le prime trasferte. La stampa, la polizia. L’emozione suscitata dal ricordo di un football scomparso. Questo libro vi depositerà a distanza di sicurezza dal teatrino di filigrana della Premier League. Allora c’era la First Division e più su, solo la FA Cup. Allora c’erano solo ragazzi desiderosi di battersi per il nome della propria squadra, per i colori, per l’East End. Una scazzottata giusto per farsi qualche risata il sabato pomeriggio a Londra…..negli anni sessanta!

Chelsea Headhunters

"CHELSEA HEADHUNTERS"

Chris "Chubby" Henderson forma i Chelsea Headhunters che si guadagnarono la fama di essere il più pericoloso gruppo di hooligans in Inghilterra. Dopo l’incarcerazione di Stephen "Hickey" Hickmott, Henderson si mise ad organizzare le trasferte con pullmann di lusso per una ristretta gang di tifosi del Chelsea, affamati di football, azione, confusione, confronto, violenza e birra. Alla fine furono arrestati. Il loro processo fu costruito per far raggiungere la gloria eterna alla campagna della Thatcher per estirpare l’hooliganismo, ma il suo drammatico collasso suonò a morte per tutte le operazioni di polizia sotto copertura e gli indiscriminati arresti di massa che erano stati ordinati dalle autorità per spazzare via Henderson e gli altri. Questo è il racconto sincero di cosa significasse essere un Chelsea Headhunter. Tutti i vari pubs usati come ritrovo. Le infinite sessioni di bevute pre-partita e le risate con gli amici. Gli attacchi a sorpresa, le imboscate studiate a tavolino o improvvisate all’istante. Le cariche e i disordini intorno a Stamford Bridge o nelle retrovie del nemico. Le facce, i capi, i personaggi. Le gradinate. Solo posti in piedi, il parco giochi di questi ragazzi liberi ed innamorati della loro squadra; ansiosi di dimostrarlo in maniera violenta. I codici non scritti, la ricerca di un confronto solo con altri gruppi di tifosi vogliosi di mettersi alla prova. I derby Londinesi e gli scontri per la supremazia cittadina. Le rivalità con le altre tifoserie e le risse con chiunque volesse misurarsi con il mito degli Headhunters. Lo scenario naturale delle stazioni ferroviarie, della rete della metropolitana, di una frenetica Londra imbevuta di musica e tendenze. Il flusso delle mode, da skinhead a soulboy, da punk a casual. Il seguito della Nazionale. Disordine in Europa. Le rivalità di club e il loro riaffiorare in occasione delle partite dell’Inghilterra. I rapporti con la stampa, la polizia e l’opinione pubblica. I tentativi politici di sfruttare il pazzo amore dei ragazzi per la maglietta blu…

ULTRAS LIBERI…

…di sostenere la propria fede
…di rischiare denunce e diffide

…di cantare a squarciagola
…di prendere posizione

…di criticare e disapprovare
…di seguire un proprio stile

…di fregarsene del risultato
…di tifare anche sotto di 4 goal

…di pretendere una propria Curva
…di dichiararsi indipendenti ed autonomi
…di essere sempre e comunque presenti
…di sorridere di fronte ad offese ed insulti
…di macinare km per seguire il proprio Fondi
…di occupare abusivamente gli autogrill
…di fare l’occhietto alla cassiera imbarazzatissima
…di colorare gli stadi della regione
…di lasciare il segno su autostrade ed autobus
…di non dimenticare chi ha indossato la maglia
…di ricordare per sempre il grande Antonio Iacuele
…di rendere onore a tutti gli ultras del cielo
…di stuzzicarsi con la tifoseria che offende
…di dipingere striscioni e stendardi
…di regalare coreografie mai viste nel calcio fondano
…di intervenire su ciò che ruota attorno al Fondi
…di programmare il futuro del “giocattolo”
…di protestare e contestare
…di non avallare scelte tecniche e societarie
…di rifiutare compromessi o “piaceri”
…di camminare sempre a testa alta
…di essere apprezzati da molte altre realtà ultras
…di trovare adepti anche nelle città limitrofe
…di essere imitati ed invidiati
…di esprimere opinioni sulle partite, in campo e fuori
…di difenderci dalle balle televisive di “LazioTV”
…di opporci all’omologazione in atto da qualche mese
…di restare coerenti, schietti e goliardici, sempreeeee
…di ironizzare sul ritardo dei lavori dell’Arnale Rosso
…di aprire un blog su internet per gli ultras fondani
…di ignorare provocazioni e ripicche infantili
…di sottovalutare chi non ci merita
…di onorare i veri derby della stagione
…di rubare lo striscione a veliterni e privernati
…di sperare che l’Anagni torni in Eccellenza
…di riempire lo stadio grazie alle nostre locandine
…di accollarci centinaia di euro di spesa per le sciarpe
…di sfoggiare felpe e materiale da “fuoriserie”
…di fermarci a far benzina sempre al solito posto
…di essere scaramantici anche quando non serve
…di continuare a credere che Vasco Rossi porti bene
…di sgolarci sotto l’acqua di Anzio e Colleferro
…di prenderci a palle di neve fuori lo stadio di Veroli
…di insegnare mentalità in una città che "dorme"
…di spronare chi ancora si vergogna di cantare
…di sorvolare sul casco blu che continua a provocare
…di essere pubblicati su fanzine a carattere nazionale
…di vivere un’avventura difficile ma deliziosa
…di essere, e non di apparire
…LIBERI DI VIVERE EMOZIONI
UNICHE ED IRRIPETIBILI


Liberi di ESSERCI, sempre e comunque, nonostante tutto e tutti…
Anche al "Riciniello" di Gaeta (beh, dal nome si evince che non siamo stati certo in Piemonte!), per una nuova vittoria rossoblu che mancava dal derby sanfeliciano col Formia del "tenebroso" Arduini.
E casualmente ci rendiamo conto di ritrovarci a "pensarla" come XXXXXXXXX, di essere felici per il ritorno ai tre punti ma coscienti che ancora una volta il risultato non rispecchia la realtà. O sì?
Ma spieghiamoci meglio… concretizzare le occasioni da rete non è certo un aspetto negativo, anzi, il problema piuttosto va ricercato nella gestione dell’incontro e, come avvenuto domenica scorsa, del risultato mutato dopo appena un minuto di gioco.

L’Anitrella di Castellucci e De Lellis ha saputo mostrare tutto il suo valore, offrendo a livello tattico e tecnico una buonissima prestazione, non del tutto perfetta però, e meno male, considerato il risultato finale che premia, "forse meritatamente" (al di là di quello che possano scrivere i quotidiani), la compagine nostrana.
E come detto in precedenza, è stato davvero strano rivedersi nelle parole dell’orgoglioso XXXXXXXXX. Gli ultras fondani, almeno questa volta, non avranno da temere assurde "smentite" e "censure".
Avranno però da sobbarcarsi una ridicola trasferta a Morolo, per una strana ambata che a meno di clamorosi ripensamenti si completerà a Borgo Montello il prossimo 24 Dicembre.
Il Signor Zarelli si è travestito nuovamente da "highlander" ed ha colpito ancora, dimenticando evidentemente che l’Eccellenza non "dovrebbe" essere toccata dai Mondiali del prossimo anno e che, comunque, di tempo per "disputare" due incontri da questo momento alla fine della stagione ce n’era, eccome che ce n’era!

Ma d’altronde cosa possiamo aspettarci da questo calcio…
Sciocchi noi a credere che sia solo un incubo… sciocchi noi a sperare ancora che la situazione possa migliorare in un batter d’occhio… sciocchissimi noi a rispondere col sorriso all’ennesima provocazione, "e molti di Voi hanno già capito a cosa ci riferiamo"!
"Fatevene una ragione… non ostentate troppa presunzione ed arroganza… dovreste fare per un attimo mente locale e forse capireste che le "contraddizioni" imperanti nel vostro mondo possono ritorcersi contro "in un batter d’occhio". Meditate, gente, meditate!"

E dopo aver sbirciato sul "nostro pensiero" date uno sguardo al nuovo manto dell’Arnale Rosso… ma, attenzione, non dimenticate di considerarlo "Cosa pubblica"! "Cosa nostra" è un’altra storia!



…unico mio amor


…mani al cielo, fuori la voce


…gli amici di LazioTV


…il tramonto ci saluta ma noi continuiamo!