Archivi del mese: Maggio 2007

ACAB 9a puntata

Federico vive

Torna d’attualità oggi, dopo oltre cinquecentoottanta giorni. Torna al centro dell’attenzione solo ora che il Tribunale di Ferrara ha fissato l’Udienza Preliminare per il prossimo 20 Giugno. Ed il grido di rabbia tuona ancora forte dalle pagine del blog che la sua famiglia ha creato appositamente per far luce sulla sua tragica fine: vi stiamo parlando del giovanissimo Federico Aldrovandi, morto nella lunga notte tra il 24 ed il 25 Settembre del 2005, a soli diciotto anni. “La morte avviene per strada, in circostanze non chiare, alla presenza di alcuni agenti di Polizia che sostengono di essere intervenuti su richiesta di alcuni abitanti della zona perché il ragazzo era in preda ad una violenta crisi e fortemente alterato” questa la versione che lo Stato tiene molto a difendere. Raccontarvi come la pensiamo è superfluo, per questo motivo la scelta di lasciare spazio alle sole parole materne, esplicite, emozionate, vere, cariche di tristezza e sfiducia nei confronti delle Istituzioni. “Scrivo la storia di quel che è successo a Federico, mio figlio. Non scriverò tutto di lui, non si può raccontare una vita, anche se di soli 18 anni appena compiuti. Ho sempre pensato che sopravvivere ad un figlio fosse un dolore… insostenibile. Ora mi rendo conto che in realtà non si sopravvive. Non lo dico in senso figurato. È proprio così. Una parte di me non ha più respiro. Non ha più luce, futuro… Perché il respiro, la luce e il futuro sono stati tolti a lui. Sabato 24 settembre è stato un giorno sereno, allegro… dopo la scuola il pranzo insieme, chiacchiere, risate. Era ancora estate, faceva caldo. Ha portato a spasso il suo amico cane. Non lo faceva spesso, ma quel giorno è andato con la musica in cuffia. Tutto in quel giorno aveva un’aura speciale. Pensandoci ora è come se avesse voluto salutare tutti noi. Ha avuto sorrisi per tutti… la gioia era lui. Ha incontrato la compagnia, ha fatto il suo lavoretto di consegna pizza. Il programma della sera prevedeva un concerto a Bologna. Prima di partire è passato da casa per cambiarsi le scarpe, rotte giocando a pallone… è stata l’ultima volta che l’ho visto vivo”.

“Ha salutato tutti, compreso il fratello che dormiva già, chiedendomi perché Stefano non avesse risposto al suo saluto. Una sua amica mi ha confermato che quella sera era sereno, che l’ha salutata sorridente con la solita pacca sulla spalla e l’appuntamento al giorno dopo… non è mai esistito il giorno dopo. Al Link il concerto era stato annullato. Quindi la serata è trascorsa lì dentro. L’hanno detto i compagni che erano con lui, non posso definirli amici, e le analisi lo hanno confermato. Uno dei ragazzi gli ha venduto una sostanza, una pasticca o simili. Lo definiscono lo sballo del sabato sera. È sbagliato si. Ma non si muore di questo… Federico lo sapeva bene. Era stato partecipe di un progetto scolastico di ricerca e informazione promosso dalla provincia. So che la sua era una conoscenza approfondita con ricerche sui siti delle asl, conosceva le sostanze e gli effetti. Ed era a suo modo un igienista. Aveva grande cura del suo corpo, di quel che mangiava. Era uno sportivo. Un ragazzo splendido pieno di salute. E di progetti: pensava alla musica, al suo futuro, lo studio serviva a costruire il futuro. Nell’immediato c’erano le cose semplici: la patente dopo pochi giorni, il karate, un band musicale da organizzare con gli amici, e la vita di tutti i giorni cercando di stare bene… trascorsa la serata il gruppo era rientrato a Ferrara, tornati al punto di incontro dove i più avevano lasciato le macchine, i motorini. Federico era a piedi. Era partito da casa in macchina con Michy, che poi non era andato a Bologna. Erano ormai le cinque del mattino. I ragazzi hanno raccontato che gli hanno offerto un passaggio ma Federico non aveva voglia di rientrare subito. Sarebbe tornato a piedi. Era vicino a casa… dal suo cellulare si vede che ha chiamato diversi altri amici. Specialmente i suoi migliori amici, un paio di volte ciascuno. Forse per chiedergli se erano ancora fuori… sembra che nessuno gli abbia risposto. I ragazzi che conosco mi hanno detto che avevano già spento il cellulare”.

“E poi non so cosa sia successo esattamente… a quell’ora mi sono svegliata, forse non del tutto, chiedendomi se Federico fosse rientrato. Avevo una stanchezza invincibile non riuscivo a muovermi. Poi ho sentito un rumore nella sua stanza ed ero sicura che fosse lì. Mi sono risvegliata che erano quasi le otto. Ho cominciato a chiamarlo e ad inviare messaggi. Non era possibile che non rispondesse. Se tardava mi avvisava sempre. Diceva sì che lo stressavo ma non voleva farmi stare in pensiero. Mi aggrappavo all’idea che avesse solo perso il cellulare poi l’ha chiamato anche suo padre. Sul cellulare di Federico il padre è memorizzato col solo nome, Lino. Una voce ha finalmente risposto. Ha imperiosamente chiesto chi fosse al telefono, ed ha chiesto di descrivere Federico. Poi si è qualificato come agente di polizia, ed alle nostre domande ha risposto che avevano trovato il cellulare su una panchina dalle parti dell’ippodromo e che stavano facendo accertamenti. Ed ha riattaccato subito. Immediatamente ho cercato in Questura, e ho cercato anche ripetutamente un amico che ci lavora. Nulla. Il centralinista rispondeva: c’è il cambio di turno… non sono informato, appena avremo notizie chiameremo noi. Niente per altre tre ore! Passate nell’angoscia e nelle telefonate frenetiche agli ospedali, ai suoi amici e di nuovo ripetutamente alla questura. Nel frattempo Stefano è accorso in bicicletta alla ricerca del fratello. Ringrazio il cielo che non sia andato nel posto giusto. La polizia è venuta ad avvisarci solo verso le 11. dopo che lo avevano portato via. Il suo corpo è rimasto sulla strada dalle 6 alle 11. E non mi hanno chiamata. Era mio figlio. Nessuno ha il diritto di tenere una mamma lontana da suo figlio! E mi hanno detto che lo hanno fatto per me… perché era meglio che non vedessi”.

“In quel momento gli ho creduto. La polizia ha detto che un abitante della zona aveva chiamato perché sentiva delle urla. Dicevano anche che si era ferito sbattendo da solo la testa contro i muri. Questo si è rivelato falso. Smentito dalle verifiche. Federico era sfigurato dalle percosse. Molto tempo dopo ho riavuto i suoi abiti. Portava maglietta, una felpa col cappuccio e il giubbotto jeans. Sono completamente imbevuti di sangue. Hanno detto che non voleva farsi prendere. Che ha lottato ed è salito anche in piedi sulla macchina della polizia. I medici hanno riferito che aveva lo scroto schiacciato, una ferita lacero-contusa alla testa e numerosi segni di percosse in tutto il corpo. Ho potuto vedere solo quella sul viso, dalla tempia sinistra all’occhio e giù fino allo zigomo, e i segni neri delle manette ai polsi. L’ho visto nella bara. Il suo corpo non sembrava più allineato e simmetrico. Il mio bambino era perfetto, e stupendo. L’hanno distrutto… e la polizia mi raccontava che era drogato. Che si era fatto male da solo. Che tutto questo era successo perché era un povero tossico e noi sfortunati. Lo vogliono uccidere due volte. Le analisi hanno confermato che quel che aveva preso era irrilevante. Non certo causa di morte né di comportamenti aggressivi. Semmai il contrario. Quel che penso è che Federico fosse terrorizzato in quel momento. Gli stava crollando il mondo addosso. La vergogna di essere fermato dalla polizia, la patente allontanata perché aveva preso una pasticca. E aveva dimenticato la carta di identità. Quella mattina nel vicinato dicevano che era morto un albanese. Nessuno si preoccupava più di tanto… Ha certo cercato di scappare. Di non farsi prendere. Visto com’era ridotto si capisce come lo abbiano fermato. Quando lo hanno immobilizzato, ammanettato a pancia in giù non ha più avuto la forza di respirare. Chissà quando se ne sono accorti? L’ambulanza è stata chiamata quando ormai non c’era più niente da fare. E nemmeno allora lo hanno portato all’ospedale per provare un intervento estremo. Lo hanno lasciato lì sulla strada. Cinque ore. Poi lo hanno portato all’obitorio. E solo allora sono venuti ad avvisarci. Perché? Se fosse vero che dava in escandescenze da solo perché non è stata chiamata subito l’ambulanza? Perché atterrarlo in modo tanto violento e cruento? Era solo. Non c’era nessuno. Era disarmato. Non era una minaccia per nessuno. Perché aspettare tanto prima di avvisare la famiglia? Chiaro. Per non farcelo vedere… se lo avessimo visto così cosa sarebbe successo? Che risonanza avrebbe avuto? Sul giornale del giorno dopo un articolo che dichiarava che era morto per un malore… tratto dal mattinale della questura. Il giorno dopo sull’altra testata cittadina "Federico sfigurato". Immediate controdeduzioni del Capo Procura: "Non è morto per le percosse". Questa è stata la prima ammissione di quanto successo. Ad oggi ancora non sono stati depositati ufficialmente gli esiti degli esami medici. Sono emersi solo alcuni dettagli che ho citato prima. Quel che non mi da pace è il pensiero del terrore e del dolore che ha vissuto Federico nei suoi ultimi minuti di vita. Non ha mai fatto male a nessuno. Credeva nell’amicizia che dava a piene mani. Era un semplice ragazzo come tanti. Come tutti i ragazzi di quell’età si credeva grande ma dentro non lo era ancora. Aveva tutte le possibilità di una vita davanti, e una gran voglia di viverla…”.


Meno di un mese e tutti in aula, davanti ad un giudice, e per la famiglia la possibilità di incontrare, vedere ed ascoltare gli attori di quell’orribile, infame, vigliacca, disgustosa, ipocrita, indifferente domenica mattina, di quel pazzesco 25 Settembre 2005. Quanti silenzi irreali e quanta evidenza di orrori ed errori. Quanta ipocrisia, quanta indifferenza, quanta ignoranza (non conoscere), se non fosse per il grande cuore di tanti genitori, tanti cittadini, e anche tante persone che vestono una divisa, che con i genitori di Federico chiedono solo di ascoltare chi finora si è avvalso della facoltà di non rispondere. “Il ricordo del tuo viso, dei tuoi occhi, del tuo sguardo, delle tue parole mi restituiscono ancora quella forza vitale per andare avanti, per percorrere una strada che poi non conosco, nella speranza che quando tu, finalmente, mi allungherai la tua mano, sarà dolcissimo sognare di tornarti accanto, per riaccarezzare  di nuovo i tuoi riccioli, piangere e sorridere ancora insieme a te, dimenticando tutto il male e la cattiveria che hai conosciuto e che, per il momento, continui a sopportare” lo sfogo del padre sulle colonne di www.veritaperaldro.it, che vi invitiamo a visitare. “Il profumo di te è ancora nella tua stanza. Tutte le tue cose (i tuoi libri ancora nuovi da sfogliare, il tuo zaino, i tuoi cd musicali, i tuoi pupazzi, le tue automobiline sotto il letto che tu ancora, nonostante ti credessi grande, custodivi gelosamente), sono sempre lì al loro posto, in attesa che io possa risvegliarmi da questo incubo e possa rivederti venire verso di me per condividere un abbraccio senza fine. Non era così che doveva finire la tua vita quel 25 Settembre, per incomprensibili momenti di interruzioni di buon senso, di legalità, di pazienza, di professionalità, di rispetto, o non so cosa… Dovevi essere ancora qui a gioire, a soffrire, a crescere insieme a noi. Fino in fondo”. Seguiremo ancora questa vicenda, per la memoria di Federico e per la difesa della verità e della giustizia, sempre.

O sì o sennò!

Un pareggio a reti bianche può cambiare la stagione del Fondi proprio al fotofinish: l’andata dei play-out per evitare la retrocessione sancisce che la tensione regnerà fino al termine dell’incontro di ritorno, in scena domenica prossima all’Arnale Rosso. Ora ai rossoblu può andare bene anche un altro paio di occhiali, in virtù del miglior piazzamento in classifica generale alla fine della stagione, altri risultati di parità favorirebbero invece i romani de LaRustica. Una nostra vittoria certo toglierebbe ogni dubbio e ci permetterebbe quindi di festeggiare la conquista dell’obiettivo, la sofferta e meritata permanenza nel massimo campionato regionale anche per la prossima stagione. Possiamo dire di avere un buon 60% di probabilità di farcela, fermo restando che la partita andrà impostata tatticamente per trafiggere la rete avversaria senza rischiare sorprese spiacevoli. Il patto di non belligeranza che, volendo, sembra aver caratterizzato la partita d’andata, nonostante qualche buona occasione per entrambe le squadre, lascerà logicamente spazio alla battaglia finale, che abbiamo il vantaggio di disputare tra le mura amiche. In novanta minuti fondamentali per il futuro del calcio nella nostra città, questo è poco ma sicuro.

In archivio “gara 1”, accompagnata da un risultato che fa di certo comodo alla nostra squadra. Pareggio maturato al termine di una partita scialba, priva di particolari occasioni da rete se si fa esclusione di una clamorosa traversa dei locali ed un altro paio di interventi di Assogna cui il Fondi ha risposto con qualche buona trama offensiva portata avanti dal pimpante Paolella e dall’onnipresente Stefano Fiore. Terracina a parte, torniamo a raccogliere per così dire punti in trasferta dopo oltre due mesi e mezzo, ma stavolta il pari vale ancora di più, proprio perché venuto fuori da una partita difficile, importantissima per la nostra salvezza. Ed il Fondi, nonostante qualche piccolo black-out difensivo, ha tirato fuori gli artigli e, sceso in campo con la migliore formazione possibile, ha sfoderato una prestazione di tutto rispetto, rispedendo al mittente le provocazioni di squadra e pubblico locale. L’assenza di Langiotti compensata dalla disponibilità della rosa al completo, gli avversari più nervosi che audaci, il Fondi accorto e intelligente, per quella che possiamo definire una dimostrazione di maturità.

Quella che invece dovrà fornire la città domenica prossima è una dimostrazione di amore, di fiducia e sostegno alla squadra, perché uno stadio pieno può solo aiutare il Fondi e certo non penalizzarlo. Una settimana di lunga attesa, per noi che dopo nove mesi di campionato siamo davvero vicini al parto! Una settimana di chiamata a raccolta, per riempire le inguardabili tribune dell’Arnale Rosso. Una settimana di coinvolgimento totale della comunità attorno a questi colori ed a questa squadra, per trasmetterle entusiasmo, affetto, voglia di vincere. Per far sì che da un momento di difficoltà si possa ripartire verso un futuro ricco di successi e soddisfazioni! L’invito che formalmente vogliamo inoltrare alla Società, come già anticipato nei giorni scorsi, è dunque quello di aprire le porte dello stadio alla città, lasciando libero l’ingresso per una grande festa, “Giornata Rossoblu”. Invitare così tutti ad un pomeriggio di batticuore, al fianco di una squadra di calcio che ha tremendamente bisogno del supporto della gente per centrare il traguardo da protagonista. Noi faremo il nostro, tappezzeremo Fondi con le nostre speciali locandine, fomenteremo con qualche striscione e daremo come sempre il massimo. Vogliamo che ognuno si senta chiamato in causa, tutti, e per questo mai come in quest’occasione sarà provocatoria la forma con cui comunicheremo il nostro appello sotto forma di invito, a partecipare attivamente, e cioè: “Sei un vero fondano? Dimostralo!”. Più chiaro di così…

La voce e le mani scalpitano, come non mai. Si è giocato ieri mattina ma la voglia di tornare sugli spalti è assurda, quasi fossimo una squadra intenzionata a rimediare dopo una cocente sconfitta e per questo motivo desiderosa di scendere subito in campo per vendicare la delusione. Il caldo infernale di questo mese proverà in tutti i modi a fermarci, ma una prova d’orgoglio questa squadra la merita. Deve fornirla per centrare la salvezza e deve riceverla dal pubblico fondano, a mò di stimolo ulteriore per chiudere in bellezza. Non serve aggiungere altro, non perdiamoci in chiacchiere, sfruttiamo ogni singolo istante per convincere amici e sostenitori di vecchia data a tornare allo stadio, per difendere la categoria, per costruire il Fondi del domani. Il gelato a Sperlonga e la passeggiata in spiaggia possono aspettare, il dovere no! Tutti all’Arnale Rosso… e come direbbe un nostro carissimo amico: "LaRustica? Magnatevela!". A buon intenditor poche parole…

Con noi, a Roma!

Ancora tu… ma non dovevamo vederci più? Battisti profetico per il destino del Fondi. La prima vittoria in campionato ottenuta fuori casa, nell’ultima giornata a Terracina, serve solo a cancellare lo zero dalla casella delle affermazioni esterne. Le simultanee vittorie di VJS Velletri e MentanaJenne annullano la nostra “impresa” e dettano il verdetto finale. Saranno i play-out a decidere le nostre sorti: in una settimana due partite. Domenica 20 Maggio la gara di andata, sette giorni dopo, Domenica 27 Maggio, la partita di ritorno che avremo la possibilità di giocare tra le mura amiche in virtù del migliore piazzamento in classifica al termine della regular season. Il cammino è ancora una volta incrociato a quello dei capitolini de LaRustica, autentica bestia nera della nostra stagione. Indimenticabile l’1-1 interno, col Fondi costretto in otto uomini da una direzione di gara alquanto discutibile e gli ospiti capaci di raggiungere il pari solo nei minuti finali dopo aver fallito un penalty ottimamente neutralizzato da Assogna. Da dimenticare invece la sconfitta subita sul terriccio di Via Galatea, al termine di una mattinata che ha poi lasciato non pochi strascichi polemici in maniera particolare tra le due Società. Ed eccoci ad un nuovo appuntamento, con gli stessi protagonisti. Stavolta ancora più importante, considerato che sancirà la permanenza in Eccellenza di una o dell’altra.

La classifica sembrava averlo detto già domenica pomeriggio ed invece la Federazione ha deciso che per assegnare la quinta e sesta piazza dovesse essere coinvolto il sorteggio, che nemmeno a farlo apposta ha poi confermato la stessa griglia play-out che tutti avevano dato per assodata. Nettuno-Colleferro e LaRustica-Fondi: queste le due infuocate gare che chiuderanno i giochi del Girone B del Campionato di Eccellenza ’06-’07. Giochi che, al di là di speranze campanilistiche, ricorsi e contro-ricorsi, appelli e deferimenti, non saranno probabilmente nemmeno minimamente sfiorati dalle decisioni che la Corte Federale sfornerà il 24 Maggio. L’anima in pace… col Frascati che, tutto sommato, ha vinto meritando ampiamente la promozione in D, il Cynthia capace di aggiudicarsi al fotofinish la seconda piazza, utile per disputare gli spareggi con le altre 27 formazioni dei restanti gironi classificatesi nella stessa posizione. Nelle retrovie, come ben sappiamo, tutto deciso per le retrocessioni dirette e stramaledetti play-out per il nostro Fondi. Deboli di cuore fermi lì sul vostro divano, perché la tensione è a mille e l’adrenalina sale giorno dopo giorno. Sperando che questi centottanta minuti possano sorridere alla maglia rossoblu e garantirci il traguardo finale.

E nonostante tutto la squadra potrà contare ancora sul nostro supporto. Penalizzato certamente dalla repressione che ha colpito in maniera pesante il gruppo, una situazione ulteriormente complicatasi a seguito della poco felice scelta della società ospitante di fissare l’inizio di “gara 1” alle ore 11, un matinèe. Una scorrettezza bella e buona, alla faccia del fair-play e dell’eleganza. Menefreghismo più totale, anzi… sotto sotto la speranza di indebolire il Fondi costringendolo a dover fare a meno di una buona fetta del suo potenziale pubblico che, come avviene da sempre nella nostra città, la domenica mattina è impegnato professionalmente tra jungla del Mercato Ortofrutticolo, Fiera ed attività commerciali più che aperte, altro che giorno del Signore e turno di riposo settimanale. Tutti i presupposti dunque per giocare di pomeriggio ed invece, per la gioia di un Comitato Regionale che insiste nel considerare l’Eccellenza come una sorta di torneo giovanile, fischio d’inizio alle 11, ed un calcio nel sedere alla squadra ospite che per scendere in campo in condizioni ottimali dovrà sobbarcarsi presumibilmente il primo ritiro dell’anno ed un sabato notte romano.

La prossima scorrettezza dovremo aspettarcela forse dal biglietto d’ingresso? Chissà… intanto facciamo il nostro. Diamoci da fare ancora di più per garantire al Fondi presenza e sostegno anche in questo momento delicato. Nonostante mille difficoltà questa ciurma ha sempre timbrato il cartellino ed ha intenzione di continuarlo a fare, senza tentennamenti. “In dieci o in cento…” saremo anche a Roma, e tenteremo di farci seguire da più fondani possibili, per spingere i rossoblu alla conquista della salvezza. All’Arnale Rosso poi, nella gara di ritorno, toccherà chiudere la pratica, possibilmente già messa al sicuro nella trasferta nella Capitale. Farà bene allora la Società a chiamare a raccolta tutta la cittadinanza, stampando centinaia di manifesti per coinvolgere tutti, senza alcuna esclusione. Ancora meglio faranno i vertici rossoblu a decretare una “Giornata Rossoblu”, non di quelle ad ingresso uniformato per centrare l’incasso dell’anno, bensì “aprendo le porte” dell’Arnale Rosso a tutti, lasciando libero l’accesso agli spalti per creare un’atmosfera da brivido. Schiaffo morale diretto a quei pochissimi dirigenti o familiari che giungeranno da Roma, premio alla fedeltà del pubblico rossoblu ed importante incentivo per far sentire ancora più sostegno alla squadra riempiendo le tribune dello stadio. Allora sì che il pubblico potrà decidere le sorti dell’incontro, un po’ come avvenne in quel mitico Fondi-Nettuno giocatosi al “Fabiani”. Fondi, destati!

Finché Vivrò 2006-2007

Finché vivrò…

Ecco il nostro "megafono", ecco la "nostra voce", ecco le uniche righe di cui poterci fidare, dove un ultras è semplicemente un ultras e non viene mica etichettato come un teppista! Non ci vedrete mai ospiti in TV, non ci vedrete mai in prima pagina, non sentirete mai le nostre voci in radio, ciò che pensiamo lo leggerete solo sulla nostra fanzine! Giunto al suo quarto anno di vita, questo "foglio" autoprodotto fà il giro del settore, viene richiesto, letto e collezionato dai soliti malati.
L’Editoriale, il resoconto de "la nostra partita", foto, materiale, risultati, classifica, comunicati… trovano spazio al suo interno! Un pieghevole che fa rumore.
"Finché vivrò…" viene distribuito in copia gratuita nelle partite casalinghe del Fondi, per riceverne copia scriveteci una mail e provvederemo. Le copertine…


SE VUOI LEGGERLO, SAI DOVE TROVARLO!!!


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Maggio ’07

Sottotitoli maggio’07


Da oltre duecento giorni sono lontani da casa, ma non hanno scelto di andare in trasferta. Da oltre duecento giorni hanno dovuto salutare mogli e figli, amici e parenti, ma non sono in vacanza. Sono costretti a passare le loro giornate chiusi in una stanza, perché in Italia questa si fa chiamare “custodia cautelare”, eppure i rischi di una possibile fuga all’estero per l’inizio di una più o meno lunga latitanza sembravano, e sembrano, non sussistere assolutamente. Hanno la faccia pulita, ma qui non sindacheremo certo le loro scelte o le accuse rivolte loro dalla magistratura capitolina, qui analizzeremo solo un aspetto di questa strana vicenda: Lotito, Chinaglia e gli Irriducibili. Lungi dal voler prendere posizioni l’appello è più che altro di carattere umanitario, ed esprimere massima solidarietà ai ragazzi della Nord di Roma sotto assedio è il minimo che si possa fare. Oggi che un marocchino viene scarcerato anche se reo di aver investito una giovane ragazza riminese di appena diciassette anni, uccidendola sul colpo, al volante della sua fuoriserie, in stato d’ebbrezza: per lui diciassette mesi, con la condizionale, libertà. Oggi che per l’ennesima volta si è svolta nella capitale una manifestazione allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’arresto dei tifosi biancocelesti, da sei mesi in attesa di giudizio. Una “Partita per la Libertà” che ha visto scendere in campo ex calciatori, sostenitori, volti noti dello sport romano, una bella e lodevole iniziativa organizzata dal Comitato “Giustizia e Libertà” in collaborazione con l’Associazione “Nati per lottare – Onlus”.

Da più parti sono arrivati in questi mesi giustificazioni o tentativi di ennesima criminalizzazione del pianeta. Alcuni hanno preso le distanze dalle decisioni degli Irriducibili, altri le hanno addirittura condannate. Il minimo comune denominatore resta però questo: la condivisione generale della gravità della disparità di trattamento con cui la Giustizia Italiana sta gestendo la situazione, sovrapponendo spesso e volentieri le responsabilità e continuando a depenalizzare reati di primo ordine a discapito di quella che è una chiara "operazione" mirata alla distruzione del fenomeno ultras. Essere colpevoli, imputati, indagati, segnalati, sospettati o semplicemente osservati speciali per la propria passione ed i propri colori equivale ad aver abusato di una creatura di quattro anni nell’ambiente sano ed “educativo” di un asilo nido. Strano poi che il candido Ministro Mastella, dall’alto del suo incarico di Governo, si permetta di chiedere all’opinione pubblica di valutare bene i fatti prima di costruire “mostri”. Ancor più strano, come suggerisce una battuta ironica, il fatto che non siano in cantiere leggi speciali record e provvedimenti restrittivi della libertà personale per tutti i professori, le maestrine ed i collaboratori scolastici della penisola italiana. Decisamente ridicolo, invece, che il Presidente della Repubblica saluti con entusiasmo ed approvazione la scelta del Governo di cucinare la massiccia e golosa torta dell’indulto, permettendo così a veri e propri criminali di poter tornare liberi. Liberi di delinquere, liberi così di uccidere e violentare, liberi di rapire e rapinare. Di casi esemplari ce ne sono a bizzeffe…

E sì, essere diffidati, come dice qualcuno, ci sta, va preventivato, fa parte del gioco. Quello che fa rabbia è il carattere del provvedimento: amministrativo, e per questo, nella realtà dei fatti, non annullabile, non riducibile, non condonabile. Avete capito bene, non fatevi illusioni! Una multa è diversa, puoi ricorrere, puoi sperare che venga cancellata, puoi non pagarla, la diffida no. La diffida te la tieni, perché memorie, Gip, avvocati e Cassazione, ricorso contro l’obbligo di firma ed eventuali testimonianze fornite a tuo favore lasciano il tempo che trovano. Per lo Stato sei già etichettato, sei il male assoluto, sei da estirpare, la pulizia non sarà etnica ma altrettanto distruttiva. Può capitare ogni domenica, anche solamente se attacchi lo striscione alla rete e per farlo ti arrampichi su di essa. Può capitare anche se hai la sfortuna di essere antipatico al Commissario ed a lui va di farti passare i guai: basterà scrivere al Questore, nell’arco di due ore, senza raccogliere conferme in giro o appurarsi che si tratti di eventi realmente accaduti emanerà il Daspo. E per te “Addio” ad uno, due, tre anni di calcio. Non ci stai, ti ribelli, spendi un patrimonio per vincere questa tua battaglia di Libertà ma tutto sarà inutile: hanno sempre ragione loro, cazzo! Sì, loro, nonostante su quelle teste ricadano responsabilità per episodi gravissimi in un passato più o meno recente, in ogni angolo d’Italia, ed un presente colorato dalle performances dello Stadio Olimpico durante Roma-Manchester. Il Prefetto, omertoso ed ipocrita, troverà giustificazioni e tirerà fuori versioni fantasmagoriche, le tv faranno poi il resto, i giornali altrettanto. Ed il tuo nome, per intero, finirà in prima pagina, precedendo titoli minuscoli che parlano di accoltellamenti, stupri, traffico di armi. C’est la vie, en Italie… per dirla alla Platini.

Ad alcuni Irriducibili è andata peggio, i reati loro contestati sono ancor più pesanti. Reati che vanno dall’associazione per delinquere, alla diffamazione attraverso un programma radiofonico, alla violenza privata nei confronti di due giornalisti. Accusati inoltre di tentata estorsione e minaccia nei confronti del presidente Lotito: ecco perché lo scorso 27 di Febbraio la Seconda sezione penale della Cassazione ha deciso che devono rimanere in carcere. La Suprema Corte sottolinea che "l’ordinanza oggetto di censura ha delineato in maniera precisa i fatti e ne ha fissato un profilo di rilevanti gravità con motivazioni giuridicamente coerenti". Va ricordato che all’inizio sono state nove le ordinanze di custodia cautelare nell’ambito della mega inchiesta della Procura della Repubblica di Roma sulla scalata alla Società Sportiva Lazio, e colpito dal provvedimento è stato anche l’ex bandiera del club, quel Giorgio Chinaglia. In attesa di essere giudicati, senza quindi essere nemmeno stati rinviati a giudizio, da oltre duecento giorni sono prigionieri. Purtroppo non più “Prigionieri di una fede”, come in una notevole coreografia della Nord, bensì della propria nazione, della Giustizia di un’Italia che non ne vuole proprio sapere di recuperare dignità e credibilità, una Patria in rovina che continua a difendere gli indifendibili ed a punire chi è solo colpevole di amore, amore immenso.

Vincere! Vincere! Vincere!

Tre punti e la speranza prende forma, tre punti e tutto sembra cambiare colore. Una vittoria che mancava da sessantatre giorni, la conquista del bottino pieno contro il Formia ed ora la consapevolezza di poter raggiungere la salvezza… già domenica prossima. Fondamentale sarà però battere il Terracina, e poi seguire passo passo gli aggiornamenti in arrivo da Velletri e Jenne, dove andranno in scena VJS-Gaeta e Mentana-Viribus. Meno importante, invece, ai fini della nostra salvezza lo scontro diretto tra LaRustica e Colleferro, che potrebbe tornare d’attualità ove la squadra rossoblu non dovesse riuscire ad espugnare il “Colavolpe”. Quello che resta necessario quindi è il successo a Terracina: a quel punto una non vittoria dei veliterni o uno scivolone interno del Mentana Jenne e saremmo salvi, già domenica. Anche due pareggi, o eventualmente l’affermazione di una e la sconfitta dell’altra, ma anche il pari di una e la vittoria dell’altra vorrebbero dire per noi salvezza. Tante sono le combinazioni, ognuna delle quali però, per regalarci la permanenza in Eccellenza, ha bisogno del nostro successo esterno, che tra l’altro costituirebbe la prima ed unica vittoria in trasferta dell’intera stagione agonistica. Due vittorie per un exploit finale: sognare non è proibito! Crederci!

Domenica la squadra nel suo complesso ha sfornato una prestazione attenta, è scesa in campo molto concentrata, forse troppo timorosa, ma alla fine ha conquistato la vittoria. L’Anitrella ha costretto al pari la VJS Velletri, il MentanaJenne ha perso a Genzano ed il Colleferro ha dovuto arrendersi alla forza d’urto della capolista Frascati che, espugnando lo “Stadio della Gioventù”, ha praticamente archiviato il suo trionfo e la promozione in Serie D. Alle nostre spalle va sottolineato il successo del coriaceo Nettuno, salito così a trentatre, ed il pareggio dei rusticani al “Francioni”: una pacifica divisione della posta che matematicamente costringerà i romani a disputare i play-out per evitare la retrocessione, non avendo più la possibilità di raggiungere la salvezza al termine della "regular season". Saluta ahinoi l’Eccellenza il buon Calderoni, e purtroppo a meno di clamorosi ripescaggi ci tocca dire addio alle trasferte in terra ciociara: la bella ed audace Simona regalerà le sue grazie a Tecchiena ed Alatri, ed il simpatico mister dovrà cercarsi nuovi “ospiti” sperando di trovare in loro la goliardia riscontrata nel popolo fondano. Dispiace davvero, non è retorica, Anitrella, la passatella e Leonardo Da Vinci ci hanno fatto vivere bei momenti. Logico sperare di vivere un giorno trasferte meno tranquille, cariche di tensione ed adrenalina, magari in categorie superiori, ma le confessioni del compagna Calderoni mancheranno…

Ora però catapultiamoci in questa settimana di attesa, spasmodica attesa. A Terracina il tabellino, in queste ultime tre stagioni, ha sempre visto protagonisti i padroni di casa, e probabilmente i tigrotti in tre anni hanno raccolto con noi il 90% dei punti a disposizione per gli incontri disputatisi. Stavolta gli stimoli sono decisamente diversi, il Fondi ha tremendamente bisogno della vittoria altrimenti vedrà aprirsi la porta dei play-out, quanto mai inediti e potenzialmente pericolosi. Per questo motivo c’è da aspettarsi una partita scorbutica, aperta a qualsiasi risultato, vista la presenza in campo sulla sponda locale di tanti giovani di belle speranze che solo in questo stralcio finale di campionato hanno trovato, grazie all’approdo del terracinese DelDuca sulla panchina biancoceleste, il giusto spazio per mettersi in mostra. Ed hanno probabilmente meritato un posto nel Terracina della prossima stagione, quanto meno intenzionato a puntare sul sempre florido vivaio. Il solo D’Amico, dopo le partenze di diversi giocatori, ha giurato amore eterno alla maglia, e domenica rappresenterà insieme a DiLillo, Medoro e Cuomo i fuori-quota in una squadra molto molto giovane. Da parte nostra importantissimi potrebbero rivelarsi i rientri post squalifica di Pelliccia e DiFazio, e per la partita che vale un’intera stagione Orticelli potrà contare sulla rosa al completo, fermo restando qualche piccolo acciacco superabile.

Il Fondi, invece, potrà contare su di noi, su un’altra dimostrazione d’amore, seguito al “Colavolpe” dai suoi sostenitori: per centrare però il risultato sarà indispensabile un’altra domenica di passione. In questi giorni di avvicinamento alla partita dovremo coinvolgere la città insistendo affinché siano in molti a raggiungere Terracina per spingere i rossoblu alla conquista di tre punti fondamentali non solo per questa stagione bensì per l’intera storia calcistica fondana. La salvezza non ha più le sembianze di un miraggio, e sembrano esserci tutti i presupposti per un lieto fine che solo fino a domenica scorsa era lontano anni luce anche dall’immaginazione dei più ottimisti. Fondi ha il dovere di rispondere a questo appello. Tutti a Terracina! Per vincere…

Massimo Palanca

UNO di NOI

C’eravamo lasciati qualche settimana fa col mitico Zigoni e torniamo oggi a riproporvi un altro grande campione del passato, amato e idolatrato dai propri tifosi per un motivo o per un altro. Signori, eccovi O’Rey! A voi…


Massimo Palanca

Nasce a Loreto (An) nel 1953, dove muove i suoi primi passi nel mondo della palla rotonda. Nei primi anni settanta inizia la sua carriera da professionista in C, prima tra le fila del Camerino e successivamente con la maglia del Frosinone. Da qui la vera ascesa.



Con i canarini si mette in mostra totalizzando 17 reti in 38 partite. Nella stagione 1974/1975 passa al Catanzaro e si laurea capocannoniere della Serie B con 18 centri. Il Catanzaro raggiunge la Serie A e nella stagione 1980/81 grazie alle 13 reti di Palanca riesce a chiudere il campionato con uno storico 7° posto finale. Rimangono nella memoria di tutti, catanzaresi e non, le tre reti segnate allo Stadio Olimpico durante l’incontro Roma-Catanzaro del 4 marzo 1979, finito 3-1 per le aquile giallorosse. Ciò che colpisce però non è solo il risultato finale, ma la semplicità con cui Massimo spedisce in rete la palla direttamente da calcio d’angolo. Il gol segnato dalla bandierina non è casuale per quello che a Catanzaro viene definito "L’Imperatore" della Curva Ovest. In carriera ne segnerà quasi una dozzina simili con quel piedino numero trentasette.




Per tutelare quel piedino magico le sue scarpette vengono confezionate per lui direttamente dalla "Pantofola d’Oro", la stessa che alla fine degli anni cinquanta aveva come clienti campioni di massimo livello quali Charles e Sivori. E’ stato il miglior cannoniere del Catanzaro in Serie A con 37 reti. Le sue presenze complessive in giallorosso sono 195, le reti 70. L’esordio nella massima serie avviene il 3 ottobre 1976 in Catanzaro-Napoli terminata a reti bianche. Nella stagione 1981/82 viene ceduto al Napoli dove non riesce più a realizzare i colpi che lo avevano reso famoso fino ad allora. Segna un solo gol e l’anno successivo si trasferisce al Como in Serie B, dove la situazione non cambia. Decide così di far ritorno nella città partenopea, ma nascono alcune incomprensioni con l’allenatore Rino Marchesi che non lo aiutano certo a ritrovare la forma. Viene così ceduto al Foligno in C2, dove nel biennio 1984-1986 realizza 18 reti in 47 gare.



Nella stagione successiva riprende la via della "sua" Catanzaro e trascina i calabresi alla promozione in B con 17 reti in 29 gare. Con i giallorossi disputa altri tre campionati nei quali realizza 28 reti e colleziona 97 presenze, mancando per un misero punto, nella stagione 1987/88, il ritorno in A con le aquile. Nel 1990 dà l’addio al Catanzaro, che coincide anche con l’addio al calcio giocato. Tuttora è Direttore Tecnico di una società marchigiana e vive a Camerino, dove gestisce un negozio di abbigliamento. Alto 169 cm e dai caratteristici baffi molto folti, aquisì particolare fama per le sue marcature su calcio d’angolo, capaci di spiazzare i più bravi portieri della sua epoca e fu soprannominato Piedino per via del suo piede che misurava solo trentasette. Lode a Palanca.

Finché Vivrò #17

Finché vivrò…

Diciassettesima gara interna di questa quarta annata firmata Old Fans, ultima in casa accompagnata dalla pubblicazione di una fanzine revival proiettata però al futuro. Al nostro domani, al domani di questa maglia e della tradizione calcistica fondana. Copertina ottimistica, per dare ulteriore fiducia e spinta alla squadra, per spronare la gente fondana a prendere sotto braccio il Fondi e portarlo alla salvezza diretta. Mai come oggi i numeri assumono importanza e la calcolatrice degli ultras vuole crederci, vuole i sei punti. Vuole due vittorie storiche per raggiungere la meta: la prima è andata in archivio, ora serve una vittoria al "Colavolpe". Gli stimoli non dovrebbero mancare, in campo però vogliamo più cattiveria e grinta. Il messaggio è chiaro! All’interno dell’ultimo atto stagionale di "Finché vivrò…" i commenti alle deludenti partite con MentanaJenne e BovilleErnica, le immagini della nostra presenza all’Arnale Rosso ed in terra ciociara, la classifica aggiornata ed il turno di campionato, uno sguardo al prossimo fondamentale impegno ed uno spazio particolare viene dedicato alle locandine che hanno accompagnato settimanalmente le gare interne e le trasferte del Fondi. Au revoir…

Anno IV – Diciassettesimo Atto

Proviamoci!

Crederci ancora è un dovere per chi sostiene questa maglia, e provarci è un obbligo per chi la indossa. Centottanta minuti al termine di una stagione che rischia di diventare indimenticabile, purtroppo in senso negativo. Due partite che potrebbero voler dire salvezza, se vinte entrambe, soprattutto se dall’altra parte della barricata dovessero arrivare risultati tali da permetterci di sperare fino all’ultimissimo giro di lancetta. Eppure anche un exploit finale potrebbe non bastare in caso di punteggio maggiore per Mentana Jenne, VJS Velletri e Colleferro. Questa la situazione, grave, quasi gravissima, cui contrapponiamo però le ultime dosi di fiducia rimaste nel cuore: perché il calcio ha da sempre riservato sorprese, perché la storia degli ultimi campionati insegna. Il Fondi ha le carte in regola per uscire dal tunnel, ha tutte le possibilità per reagire e cancellare le delusioni e la sofferenza di nove mesi con il raggiungimento di un obiettivo che è fondamentale per il futuro rossoblu. Il 13 Maggio a Terracina conosceremo il verdetto: e se dovessimo essere costretti a ricorrere ai play-out per conquistare la permanenza in Eccellenza sarà allora quello il momento di un nuovo, ennesimo sostegno totale per il bene del calcio fondano. Faremo davvero gli straordinari, appunto!

Trovare parole dopo la sconfitta di Boville non è affatto facile. Si sono riaperte vecchie ferite, che tutti conoscono, e le polemiche che hanno caratterizzato la settimana ora è giusto che siano accantonate. La priorità è fin troppo chiara: dobbiamo salvarci! Lo dobbiamo fare, o meglio, lo devono fare i ragazzi in campo. Col nostro supporto, con la nostra passione, con la nostra spinta, certo, ma devono essere loro innanzitutto sul terreno di gioco a conquistare la salvezza. Lottando con più coraggio, combattendo su ogni pallone, con maggiore determinazione, osando quando ce ne sono le possibilità. Gli avversari devono sapere che il Fondi non vuole arrendersi, ha tutte le intenzioni di raggiungere l’obiettivo. Certo, farlo al “Colavolpe” sarebbe importante ed eviterebbe la lotteria degli spareggi, farlo attraverso i play-out metterebbe a dura prova le nostre coronarie ma darebbe quel pizzico di adrenalina che negli ultimi mesi è venuta meno a causa di una serie di risultati da dimenticare. In ogni caso ci troviamo di fronte ad un bivio fondamentale: salvezza, in un modo o nell’altro purché arrivi, ed imminente programmazione della prossima stagione in Eccellenza oppure retrocessione e buio pesto sul domani di questa Società, di questa Maglia e della nostra Storia.

Formia e Terracina permettendo, con la radiolina ed il telefonino a portata di mano per cercare, tra un coro e l’altro, informazioni sui risultati che maturano sugli altri campi, sperando ancora nonostante tutto e tutti. Fino alla fine, per i colori rossoblu, fino alla fine, per chi vorrebbe esserci ma non può, fino alla fine, per riprenderci quello che in altri lidi stanno già pregustando, cioè il posto ed il titolo nel massimo campionato regionale. Ed allora venga fuori altro fiato, vengano fuori stimoli e cattiveria nei giocatori, apparsi in alcuni casi fin troppo sfiduciati. Nulla è perduto! Certo, la situazione non è delle migliori, il calendario non sembra volerci aiutare, ma tutto è ancora possibile. Rientrare dalla finestra dopo essere usciti dalla porta è sempre possibile: i play-out, un "botta e risposta" nell’arco di sette giorni, possono ridarci le soddisfazioni e la gioia che mancano da tanto troppo tempo. Per venire fuori da questo mese che si preannuncia caldissimo servono però coraggio, voglia di primeggiare, forza di volontà. Armi che il Fondi deve a tutti i costi tirare fuori! Evitando prove al limite del tollerabile, come nel primo tempo al “Montorli”, e scendendo invece in campo dal primo minuto con la grinta messa in mostra nei secondi quarantacinque di Boville. Allora tutto è ancora permesso. Crederci diverrà meno utopico, riuscirci sarà molto più semplice. Con il cuore Fondi, lotta con il cuore.

Col cuore rossoblu, come quei matti che continuano a seguirti ogni domenica, ovunque. Come chi ha scelto di raggiungere Boville addirittura in Vespa, per una trasferta vecchio stampo carica di emozioni. Come quelli che si mangiano le mani ed imprecano davanti alla tv! Come il nostro fegato, messo a dura prova. Come l’amore che questo manipolo di fratelli prova per la maglia, sempre e comunque, onorandola su ogni campo. Resistere al destino è ancora possibile, a patto che da tutti venga fuori il massimo sforzo. L’unità d’intenti paga sempre, speriamo qualcuno lassù possa metterci una buona parola.