Archivi del mese: Maggio 2006

Mersey Boys

"MERSEY BOYS"

Nicky Allt era un teenager squattrinato del rude distretto di Kirby, uno dei tanti sobborghi dove erano state trasferite migliaia di famiglie di Liverpool. L’ambiente ancorché bucolico era molto violento, e gli skinheads si scontravano con altre mobs di aree confinanti. Nicky ambiva a qualcosa in più del classico menù a base di disoccupazione, droga e impari opportunità che sembrava venir offerto alle masse di giovani annoiati e alla fine degli anni settanta questo significava dedicarsi passionalmente a vestiti, musica e Liverpool FC. Si è ben presto unito a una crew di giovani scallies che vestivano e parlavano differentemente e che alla partita non si piazzavano nel Kop ma nella Anfield Road End, a contatto con i pochi tifosi ospiti che si arrischiavano a visitare uno fra gli stadi più a rischio. Tagli di capelli e frammenti di look rubati alla scena new wave, abbinati all’esplosione dello sportswear avrebbe dato vita a quello che (una volta arrivato a Londra) sarebbe stato etichettato come fenomeno casual, anche se a Liverpool si parlava di smoothies e non di casuals. Erano uno strambo campionario di drittoni, manoleste e picchiatori, per loro ogni divieto d’accesso era una sfida e ogni cartellino del prezzo una barzelletta. Ben presto si sono ritrovati "on the road", anche perchè l’autostrada era dietro casa e ogni volta che il LFC giocava in trasferta l’autostoppismo militante presidiava in massa lo svincolo di Haydock. Una volta imparato come utilizzare treni e navi senza l’obbligo di pagare un biglietto i confini si sono aperti come d’incanto. Saltavano all’occhio ovunque andassero, per i vestiti certo ma soprattutto per quella tipica arroganza Scouse. I Reds conquistavano l’Europa e le trasferte dei Road Enders sarebbero entrate nella leggenda. Hanno attraversato in lungo e in largo il Continente con le loro borse Adidas e praticamente senza soldi, divertendosi, rubando, facendo a botte ed entrando in qualsiasi stadio senza pagare.

Terrace Legends

"TERRACE LEGENDS"

Il pensiero e i ricordi degli uomini che, per anni ed anni, hanno regolato gli spalti degli stadi europei. Sono le facce che nel passato hanno scritto la storia del movimento, dall’Inghilterra alla Scozia, fino ad arrivare in Olanda e nell’ex Germania Est; seminando violenza, ma sempre nel rispetto dell’avversario e muovendosi secondo canoni che forse oggi sono solo il ricordo di uno stupendo passato. Hanno rappresentato il caos per il pubblico e la paura ed il timore per i rivali che hanno avuto la fortuna-sfortuna di incontrarli. In questo libro approfondito, i capostipidi del movimento hanno unito le forze per rivelare le loro esperienze come figure chiave nelle lotte tra firms. Da Bill Gardner ad Andy Nichols, da Frank Harper a Gary Johnson, passando per Andy Phillips, fino a giungere ad Irvine Welsh. Dai ragazzi del bovver degli anni sessanta e degli anni settanta ai casuals del calcio degli anni ’80, la prima linea delle firms più famose – i nomi che sono diventati leggende delle terrace – tutti sono stati rintracciati e intervistati.

Lo scopriremo solo vivendo…

Non esistono attenuanti, alibi, possibilità di smentita. Il calcio italiano è nella merda! E questa volta non aspettatevi scuse per il termine volgare utilizzato, perché non ne annoverano altri i migliori vocabolari di lingua tricolore per definire lo stato attuale delle cose nel pianeta pallonaro della penisola, a pochissimi giorni tra l’altro dall’inizio dell’avventura mondiale in terra di Germania. E non nascondiamoci dietro le solite frasi fatte, le dichiarazioni di circostanza, non siamo di fronte ad alcuno scoop, signori del calcio. La vera notizia è data piuttosto dal ritardo con cui siano venuti fuori le magagne ed i misfatti dei padroni della domenica, quando sono datate 1996 le prime interviste scock rilasciate dal massacrato Zeman: parole al vetriolo che colpirono tutti indistintamente, accuse che andavano dal doping alle scommesse, dalla cosiddetta sudditanza psicologica della classe arbitrale allo scandalo legato ai passaporti ed alle fideiussioni bancarie. E ciò che lascia davvero esterrefatti è registrare che nel corso di questi lunghi dieci anni a pagare siano stati in pochi, pochissimi, a cui vanno aggiunti i veri responsabili della morte del calcio nostrano, gli ultras di tutte le curve d’Italia.

Sì, loro, gli ultras, Noi… noi che per un fumogeno rischiamo diffide e denunce, noi che per una partita d’Eccellenza sborsiamo 8 Euro a Colleferro, noi che siamo costretti ad anticipi al Mercoledì ed al Sabato per via di scellerate scelte del Re Magio Melchiorre. E pensare che di antidoti se ne sono studiati, a bizzeffe. Tutto ed il contrario di tutto per concentrare l’attenzione sul “male assoluto”: videocamere, policeman in borghese, leggi e repressione, per un trattamento che forse nemmeno a Provenzano è stato riservato. Eravamo, siamo stati, siamo e saremo la pecora nera che ha ridotto sul lastrico la passione di milioni di persone, e nemmeno lo sapevamo… che sciocchi! Dovevamo immaginarcelo, no? Troppo strano che tutti ci dedicassero queste attenzioni, troppo strano che sui 25 spettatori del “Candiani” 15 fossero in divisa. Troppo assurdo perdere un Fratello di curva per oltre un anno, solo perché ripreso dalla “busta gialla” di turno durante la carica ai veliterni, ma poi entusiasmante festeggiare con lui la fine di un’ingiustizia clamorosa. Non sarà mica stata una coincidenza la costante azione di tortura cui tutte le tifoserie italiane sono state soggette in questi ultimi due anni, vero?

Ed allora scelta migliore non poteva esserci se non quella di divertirci, allo stadio come in birreria, in curva come tra gli amici d’infanzia, Domenica dopo Domenica, partita dopo partita, sconfitta dopo sconfitta. Con il sorriso sulle labbra per la vittoria che non ti aspetti, con la delusione di chi si aspettava dai giocatori un segnale di riconoscenza dopo un’intera stagione al seguito della maglia rossoblu. Ed invece dall’ultima fatica stagionale al “Comunale” di Genzano viene fuori solo una conferma: più di qualcuno non conosce il termine “rispetto”, altri non sanno cosa sia la “lealtà”, qualcuno invece ignora il significato della parola “ultras”. Non siamo stati cattivi, non ditelo, dai. Siamo solo veri, e non possiamo sottacere se dopo un intero campionato di sostegno incondizionato non riceviamo un minimo saluto in occasione dell’ultima partita stagionale. Non ci saremo certo aspettati un lieto fine come quello del pubblico di casa, onorato anche dal classico lancio della maglietta verso i tifosi da parte di più di qualche giocatore, visto che a noi sarebbe bastato anche un semplice applauso sotto il settore ed un ideale abbraccio che precedeva i titoli di coda come avviene nel 99,9% degli stadi italiani. A Genzano solo l’ennesima sconfitta negli scontri diretti, l’ennesimo “dibattito” con le Forze dell’Ordine, l’ennesima presenza dell’immancabile “Fatevi da parte”. Nulla di nuovo da segnalare, quindi, e come da copione anche il lunedì mattina l’Edicola sforna la velina del buon Annunziata, assente perenne ed alle 13 “utente al momento non raggiungibile” quanto Moggi e company.

Chissà che la lunga estate non porti importanti novità, chissà che l’orizzonte non nasconda clamorosi risvolti e l’apparizione di scenari e prospettive positive. “Lo scopriremo solo vivendo…”, per il momento godiamoci la rovina preannunciata, viviamola sulle colonne dei giornali, seguiamola in tv, tastiamole il polso nei “salotti”, affrontiamola senza coltello tra i denti nelle romantiche chiacchierate da bar con l’amico interista che tra una passatella e l’altra recrimina ancora per il fallo da rigore di Iuliano su Ronaldo. Pensiamo piuttosto al 5-0 che la Juniores ha incassato lo scorso week end, un risultato che non ha bisogno di commenti, una batosta che potrebbe condannare il Fondi alla retrocessione nella categoria “Provinciale”. Prendiamola con filosofia, soprattutto noi che rappresentiamo il domani, e non solo per motivi anagrafici. Sorridiamo al funerale del calcio professionistico e contribuiamo al successo del calcio dilettantistico, adoperandoci per riempire lo stadio ogni Domenica, per avvicinare nuove idee e nuove risorse, per stemperare polemiche e discussioni, proseguendo sulla nostra strada, senza lasciare il sentiero tracciato ed in particolare senza più azzardare pronostici e svolte. Perché? Perché basta andarsi a rileggere il resoconto dell’ultima gara casalinga per accorgersi che non siamo stati buoni profeti, considerato il tragicomico finale di Aprilia-Monterotondo, l’esito dello spareggio tra Terracina e Morolo, la promozione del Cassino in Serie C2 e l’approdo in Eccellenza del Boville Ernica: praticamente, in ottica schedina, non ne abbiamo presa unaaaa! Vergognoso.

Cos’altro aggiungere? Forse un appello, affinché sia fatta luce sullo scandalo tirato fuori dalle Procure di Roma e Napoli, un appello affinché sia ridato al calcio quel valore che ha sempre avuto, per riconsegnare un domani ai bambini di tutta Italia uno sport pulito, dove a vincere sono i più bravi e non i più ricchi, i più allenati e non i più furbi, i più forti tecnicamente e non i più forti politicamente. Questo è l’augurio con cui ci lasciamo, l’auspicio che sigilla la rubrica “la nostra partita” per tornare a Settembre, magari con una vittoria ai Campionati del Mondo che potrebbe restituire fiducia e prospettive rosee a tutto il sistema. Nel frattempo buona tintarella a tutti, sperando che Moggi, Biscardi, Pairetto, De Santis, Farina e tutta la “Banda Bassotti” trascorrano l’estate (e non solo essa) al fresco di una “ridente” prigione del centro Italia. Che possiate marcire, all’inferno bastardi! Il bello del calcio siamo e saremo sempre e solo Noi ultras.


…il solito manipolo!


…on the terrace!


…che domenica sarebbe senza lo striscione?


…e senza la nostra bevanda preferita?


…e per ammazzare il tempo si ruba il proprio striscione!


…ennesima assenza di Lazio TV!


…e mentre gli altri corrono negli spogliatoi!


…Sorrentino viene a ringraziarci!


…e la "foto ricordo" con Abbatini, ex allenatore del Fondi nella stagione 1996-1997, che subentrato a campionato iniziato, riuscì a risollevare la compagine fondana con 5 vittorie consecutive, terminando la stagione al quarto posto finale! "Qualcuno" lo ricorderà molto bene!

City Psichos

"CITY PSYCHOS"

La città di Hull adesso vive una sorta di rinascita ma non è sempre stata tanto attraente. Kingston upon Hull, un posto duro, popolato da gente rude, un vero covo di provocatori. Il famoso porto della East Coast ha da sempre coltivato una tradizione intrisa di rugginosa mascolinità. I pescatori e quelli che lavoravano sulle banchine commerciali hanno sempre avuto alle spalle una cultura fatta di grandi bevute e rissa facile. Su questo sfondo, gli anni sessanta (con la bonifica degli slums e la creazione di enormi quartieri popolari) hanno lasciato in eredità una miriade di street gangs, giovanissimi skinheads pronti ad ostentare la propria ribellione. Con il passare del tempo i lads si sono via via affiliati ad altre culture giovanili: suedeheads, bootboys, soul boys, casuals. Ad Hull si è sempre combattuto; nei pubs, al football, ai concerti, perfino al rugby. Per la reputazione, della strada, del quartiere, della città. Una città comunque divisa, strada contro strada ma soprattutto West contro East, con il fiume Hull a fare da confine, una rivalità interna arrivata al picco massimo con l’esplosione delle due squadre cittadine di rugby (Hull FC e Hull Kingston Rovers) e la crescita esponenziale del loro tifo violento. In centro il sabato sera era invariabilmente zona di guerra. Tordoff con la collaborazione di "Lads" del City ricostruisce quattro decadi di terrore in gradinata. Monte Carlo Mob, Golden Bootboys, City Psychos, Silver Cod Squad, The Minority, Hull ha visto avvicendarsi varie generazioni di hooligans, ognuna con dei precisi tratti identificativi. Ci sono stati anche periodi bui, numeri in picchiata, ma adesso la firm è molto in vista, particolarmente al seguito della Nazionale. Dai fasti del passato, con 40.000 tifosi assiepati religiosamente a Boothferry Park il City è sempre più sprofondato, finendo a languire nelle divisioni minori. Meno di 2.000 spettatori allo stadio, controlli di polizia minimali, tifosi di casa capaci di rivelarsi molto pericolosi. Stadi e città dove 100 tifosi in trasferta determinati potevano fare disastri, con il contatto fra tifosi rivali pressoché garantito.

Risultato spareggio e Classifica Finale

13-05
Stadio Flaminio in Roma ore 16:00
Morolo_Terracina           4-2 dcr 

MOROLO     69 (vincente spareggio)
TERRACINA     69
CYNTHIA     59

CECCHINA     54
FONDI     52
GAETA     50
VIRIBUS C.MONTELLO     48
TOR TRE TESTE     44

VJS VELLETRI     43

TORRENOVA     43

ANITRELLA     42

FORMIA     41

COLLEFERRO     40
VIS ARTENA     40
ROMA VIII     38
SEZZE SETINA     33
TORBELLAMONACA     31
ALATRI     30

MOROLO in Serie D
TERRACINA agli spareggi
ROMA VIII, TORBELLAMONACA, ALATRI e SEZZE SETINA retrocesse in Promozione

It’s a casual life

IT’S A CASUAL LIFE
di Jon S. Baird
2003

GIUDIZIO:…15 minuti di violenza calcistica in salsa casual intervallati dal racconto di uno dei protagonisti. L’unica pecca di questo cortometraggio è proprio l’eccessivo minutaggio riservato alla narrazione in backgound completamente di colore bianco. Si comincia dalla solita visita nel pub, forse vero luogo sacro dei lads, tra una pinta e l’altra, chiacchiere al bancone, risate, goliardate…ed in disparte si nota uno dei leaders della firm che confabula al telefonino per gli ultimi dettagli del prossimo "rendez-vous". Tutti pronti, non manca nessuno, si parte! Lacoste, Sergio Tacchini, Adidas, Paul & Shark, Barburry, Acquascutum, Fred Perry…spuntano in ogni dove e ricoprono di elitarismo i capi da loro indossati con sprezzante arroganza. Una firm sbuca da un incrocio, l’altra è già pronta e battagliera. Sfottò e provocazioni si accavallano in maniera pazzesca e si ha difficoltà nel distinguerli; movimenti di mani ondulatori invitano l’avversario a farsi avanti e sul viso dei duellanti si fà vivo il connubio rabbia/rispetto. Due minuti di calci, pugni e bottiglie rotte che rendono l’idea di cosa veramente accade in terra inglese e non solo. E a completare l’opera ci pensa il redivivo "stanley", che nel momento del bisogno non ti abbandona mai. Per informazioni chiedere al narratore!

VOTO:7,5…basterebbe mandare in onda il filmato senza dialoghi o voci fuori campo, dato che il bianco & nero già c’è!

Che barba, che noia!

Come Sandra Mondaini nel lettone matrimoniale mentre super Raimondo si nutriva delle notizie della Gazzetta, così le domeniche di questo finale di stagione. Noiose, infinite, tutt’altro che stimolanti, ma d’altronde il copione continua ad essere rispettato. Difficile probabilmente anche per gli undici in campo trovare le energie quando il sole comincia a farsi sentire ed i risultati, anche se positivi, non permettono sogni o particolari ambizioni. Giustificabile allora che tutto il comprensorio e l’intero frusinate seguano con massima attenzione ed apprensione le sfide ancora aperte, tra le quali spicca il confronto interminabile tra Morolo e Terracina per il salto in D.

Una similitudine con la capolista Aprilia ed il Cassino diretto inseguitore nella corsa alla C2. Una battaglia sportiva incrociata tra province, dove però viene a mancare proprio quello che dovrebbe essere il principale confronto, e cioè quello tra i due capoluoghi. Impossibile il paragone, almeno da un paio d’anni, con i gialloblu del Presidente Stirpe (stranamente troppo amato dalla Nord!) per la seconda stagione consecutiva ad un passo dalla promozione in Serie B ed il Latina del capro espiatorio Sciarretta nei bassifondi della C2, condannato ai play out per evitare la retrocessione in Interregionale. Quadro di una situazione non troppo esaltante, che però è migliorata rispetto a qualche mese fa quando si avvertiva il “rischio” di dover sopportare ancora una volta un generale predominio calcistico ciociaro rispetto alle formazioni pontine. Pensate che a Gennaio l’Eccellenza sembrava aver trovato una nuova impronta targata FR, con il Morolo che prendeva il largo a discapito delle out sider Cecchina e Cynthia ed approfittando di un periodo di appannamento dei tigrotti di Trotta e Lauretti (poi ritornati in corsa ed al momento favoriti dai pronostici, sospinti da un Ciasca che andrebbe convocato da Lippi per i mondiali in Germania) si candidava alla vittoria finale, dominando per il terzo anno consecutivo, dopo Ferentino e Cassino, il Girone B.

Oggi la situazione pare essere leggermente mutata, e fortunatamente a favore del nostro comprensorio, con il Latina che ha ritrovato forze e fortuna grazie alla cura Levanto che inizia a dare i suoi frutti, con l’Aprilia virtualmente in C2, con il Terracina che può ritornare in D. Quello che dovrebbe far riflettere gli addetti ai lavori è la fuga di talenti dalla provincia ed allo stesso tempo l’interesse di società professionistiche che continuano a dirottare investimenti e convenzioni con le diverse espressioni calcistiche della zona preferendole a quelle di “casa nostra”. Unica soluzione pare essere il salto di qualità del nostro calcio ed è per questo che auspichiamo successi per le squadre pontine. Successi e traguardi che favoriscono la carriera di giovani talenti, contribuiscono a suscitare interesse in imprenditori e “mecenati” che potrebbero entrare o “ritornare” nel mondo del calcio, ponendo come obiettivo il rilancio di tutto l’ambiente. Ed è logico allora che a beneficiare di una rivoluzione siffatta sarà anche la nostra realtà.

Facile quindi prevedere tempi ed incassi migliori per i botteghini dell’Arnale Rosso, importante adoperarsi per riportare gente allo stadio, fondamentale coinvolgere nuove idee, risorse e figure nello scacchiere societario. Colmare le lacune, distribuire le competenze! Ed anche se con una marea di opinioni discordanti e senza uno straccio di punto in comune vedrete che lo Stadio tornerà ad essere affollato: “basta poco, che ce vò”. Anche perché Domenica scorsa di presenze non se ne sono registrate più di una cinquantina, includendo nel conto anche i dirigenti appostati in tribuna. Ma soprattutto perché mai come Domenica ci siamo resi conto di quanto sia importante, necessaria, indispensabile, fondamentale, vitale la nostra presenza, la nostra voce, la nostra famigliola. Perché “chiudere per ferie” è servito proprio a questo. E le risposte sono arrivate, in tutto e per tutto combacianti con ciò che avevamo previsto in settimana. D’altronde “non ci siamo mai sbagliati”! Per fortuna che una nuova magia di Fiore abbia regalato il successo, perché assistere a novantacinque minuti di agonia sarebbe stato letale per chiunque, anche se comodamente seduto al bar a “sorseggiare” un buon Prosecco o a gustare il primo “cuore di panna” dell’anno. E poi diciamocela tutta: c’eravamo o non c’eravamo? L’abbiamo vista questa nuova ennesima noiosa partita oppure ci siamo gustati il perentorio 3-0 bianconero in quel di Siena? Beh, lo sapete, eccome… c’eravamo, come sempre, e ci siamo! Qualcuno si chiede: “Ci saranno?”. La risposta cercatela nella palla di vetro del Mago Henry.


…per questa domenica…


…"pausa riflessiva"!


…e durante la partita tutti al bar!


…la noia ci assale!


…il nostro chiodo fisso!


…manca qualcosa…e si nota!