Archivi del mese: Dicembre 2006

Dicembre ’06

Sottotitoli dicembre’06

Condivisione di un ideale, condivisione di valori e stili di vita, condivisione di pensieri e rivendicazioni. “Stesso sguardo, stesso amore, stessa lingua, stesso colore”, oddio, a dirla tutta è il colore che muta, le sfumature però restano invariate, ed accomunano sotto la bandiera ultras tutti i giovani del pianeta che hanno scelto questa strada. Da alcuni tracciata sull’onta della clandestinità, per altri divenuta poi squallidamente fonte di guadagno, per altri ancora motivo di privazione della propria libertà personale. Agli albori però simile a tutti ed inequivocabilmente perversa passione. Da questa riflessione nasce il sottotitolo del mese di Dicembre, che inoltre fungerà da passaggio di consegne con il nuovo anno, ed allora la frase scelta non faticherà a travestirsi da augurio per tutti coloro che si riconoscono nel nostro mondo. “Lunga vita agli ultras” quindi, e grazie a chi ha coraggiosamente lanciato lo scorso anno in tutti gli stadi della penisola questo semplice ma significativo affondo, gli atalantini, da sempre una delle migliori curve del panorama ultras italiano. Slogan, anche se è fin troppo riduttivo definirlo tale, ripreso da molte altre realtà in striscioni ed adesivi, e che rende l’idea di quanto sia prezioso e proficuo il confronto tra gruppi organizzati altrettanto quanto la solidarietà e la capacità di schierarsi insieme dalla stessa parte della barricata nelle grandi battaglie a difesa della propria fede. Contro la repressione, contro il calcio moderno, contro tutto ciò che nel corso degli anni ha rovinato e distrutto la parte buona del pallone, contro la parte marcia che non ne vuol sapere di farsi da parte, contro i potenti che solo apparentemente hanno perso al momento le redini e arrancano.

Lunga vita allora all’unica parte pulita del calcio, all’unica componente che paga sempre e comunque, a coloro che sia in caso di vittoria che in caso di sconfitta sono gli unici a rimetterci sempre, in salute, risparmi, diffide, denunce, segnalazioni. Lunga vita agli ultimi baluardi di una razza che qualcuno vorrebbe in via d’estinzione. Lunga vita a chi sta scomodo seduto, a chi se non può venire in trasferta ti chiama ogni cinque minuti e non per conoscere il risultato tanto per sapere se si canta alla grande e se ci sono ultras dall’altra parte, a chi per un anno intero nonostante la diffida in tasca s’è fatto tutte le partite in mezzo a noi rischiando davvero, a chi non si scandalizzerà vedendo nello stesso post una riflessione proveniente da un ambiente umano tendenzialmente di sinistra, come quello bergamasco, ed un ritornello virgolettato che sulla sponda opposta traccia le note di una delle canzoni meno politically correct. Anche questo è il nostro mondo, fatto di estremo rispetto reciproco, lealtà, solidarietà. Lo sguardo è quello, quello del ribelle, del disadattato, del cuore che batte per fatti suoi e piange se il resto della massa ride e ride se il resto della marmaglia fa finta di piangere. L’amore è immenso, il nostro, incommensurabile, incalcolabile ed è un’addizione continua che sforna il totale clamoroso della fede che nel cuore di ogni ultras alberga. La lingua è universale, può cambiare nelle pronunce, nei dialetti, nei proverbi, ma è la stessa davvero: il pensiero, le teorie, le rivendicazioni, le azioni. Il colore, questo sì, cambia, ma permetteteci di considerarlo un dettaglio, almeno in questo contesto. Un dettaglio adesso ed un aspetto fondamentale quando ci si trova gli uni di fronte agli altri, quando il rispetto e la lealtà restano ma si aggiunge a questi fattori la forza prevaricante dell’appartenenza e la rivalità non conosce attenuanti o rinvii.

Maturità allora, consapevolezza del proprio ruolo, voglia di superare le diversità per combattere in trincea le ingiustizie che hanno colpito, colpiscono e colpiranno tutti indistintamente. Paradossalmente ha contribuito a far crescere questo sentimento di condivisione proprio l’azione dello Stato, tesa nelle intenzioni a desertificare gli stadi, a distruggere le curve, ad annientare gli ultras, in qualsiasi categoria ed in ogni città. Le leggi ed i decreti hanno messo tutti sulla stessa barca, tutti sotto assedio, ed in maniera naturale le voci dei singoli hanno iniziato ad unirsi tra loro. Si sono moltiplicati i raduni ultras, sono nate associazioni parallele, da alcuni apprezzate e da altri considerate fonte di ipocrisia e sputtanamento. A Milano nel 2003 ed a Bologna l’anno dopo le manifestazioni unitarie col maggiore seguito e successo di partecipazione. Sono allora avanzate sfortunatamente anche sigle vicine alla politica e questo ha contribuito a penalizzare non poco il movimento: più di qualcuno s’è stufato e la prorompente voglia di strumentalizzare anche le battaglie degli ultras ha creato sfiducia e mancanza di credibilità. A rimetterci, ancora una volta, chi voleva cambiare rotta e coagulare le forze per alzare la voce in maniera possente… peccato! Si è poi arrivati addirittura a vedere in tv rappresentanti degli ultras di alcune curve italiane ergersi a palatini della giustizia, ma questo non ha rappresentato un momento esaltante per la scena tricolore, anzi. A tutto c’è un limite, ed è per questo che preferiamo siano altri i terreni su cui confrontarsi, altre le tematiche, altri gli interlocutori, anche perché un Vespa o, peggio, un Santoro non potranno mai immedesimarsi nei panni di un ultras, e meno male aggiungiamo noi! Biscardi, a meno di clamorosi ritorni, sembra fatto fuori, ora tocca agli altri. Mentana, Sconcerti, Piccinini e tutti i moralisti e benpensanti della tv.

A chi, come noi, trascorre la propria settimana nell’attesa spasmodica della domenica per tornare allo stadio o partire per la trasferta… lunga vita! A chi chiede a Babbo Natale una curva, un proprio settore… lunga vita! A chi non si arrende, a chi suda anche d’inverno, a chi canta solo allo stadio, a chi per difendere un suo fratello rischia la vita, a chi affronta lealmente il nemico, a chi finisce tardi di lavorare e si mette da solo in macchina per raggiungerci, a chi “altro giro, altro gioco”, a chi per una torcia è costretto a firmare ogni domenica, a chi s’affitta l’appartamento a due passi dallo stadio così anche se diffidato può vedersi lo stesso la partita e sventolare la propria bandiera dal balcone di casa, a chi? A Noi, a chi 6 su 7 ed a chi 8 su 7, a chi parla il nostro stesso linguaggio, a chi ha il nostro stesso sguardo, a chi ama come noi, a chi ha il nostro colore ed anche a chi ha altri colori, a chi stiamo simpatici ed a chi stiamo sul cazzo… lunga vita! Perché un ultras è un ultras.