Settembre ’06

Sottotitoli settembre’06

Campeggiava nella Curva del Sant’Elia di Cagliari fino a qualche anno fa, oggi apre la nuova rubrica di questo blog rossoblu. Non uno slogan promozionale, tantomeno una frase ad effetto per accaparrarsi simpatie o apprezzamenti, bensì uno stile di vita, discusso e attaccato dai più, amato e difeso ad oltranza da ragazzi e ragazze che dedicano le loro giornate alla fede per una maglia, per una bandiera, per i colori della propria città. Eccolo allora il primo dei “Sottotitoli”, motti e massime, dritte e rivendicazioni, considerateli come meglio vorrete ma sappiate che terranno compagnia per un mese, prima di essere sostituiti con un nuovo significativo “affondo”.

“Essere ultras… esserlo nella mente” ha trovato spazio nel corso degli anni in moltissime curve italiane, e non solo in ambito calcistico. Nei palazzetti più di una tifoseria ha ribattezzato striscioni o stendardi assumendo come esempio quel lunghissimo striscione dei rossoblu di Sardegna. Noi abbiamo voluto scegliere quella frase così intensa e profonda per inaugurare la rubrica “Sottotitoli” ma anche e soprattutto per intraprendere un cammino che possa aprire gli occhi a chi ancora oggi sputa veleno e sentenze affrettate sulla faccia dell’ultras. E intendiamo farlo catapultando il tutto nell’esperienza vissuta, certo non paragonabile a quella di palcoscenici importanti sostenuti anche da categorie di primissimo livello, proprio perché probabilmente l’essere ultras rappresenta l’eccezione alla regola del più forte, la possibilità di ribaltare pronostici quando in campo una squadra sovrasta l’altra, quando una trasferta ad Anagni ha la stessa adrenalina di un mercoledì europeo in una curva della “cempionslig”, quando un pareggio acciuffato al novantesimo contro la prima della classe ti regala la gioia che altri provano solo se promossi in Serie C, quando trovi più stimolante affrontare una stagione che ti vedrà protagonista della lotta salvezza piuttosto che navigare in acque tranquille, quando preferisci una squadra di giovanissimi ed allievi che lotti fino al fischio finale piuttosto che vedere fasce per i capelli, braccialetti fluorescenti e “beautiful” che sonnecchiano sul pallone e al primo contrasto tolgono la gamba per evitare l’infortunio. Mentalità, appunto… mentalità.

 

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Uno dei nostri assidui “visitors” ha scelto “Essere ultras…” come titolo del proprio blog, ed ha condito l’interessante finestra virtuale con una serie di articoli. Tra le altre cose colpiscono le parole utilizzate per rispondere a quella domanda tanto ricorrente quanto inutile: “Chi è l’ultras?”. “L’ultras non ha un nome per il mondo esterno, solo gli amici lo conoscono. L’ultras non ha volto, spesso un cappuccio gli copre la testa, una sciarpa la bocca. L’ultras non si veste in modo normale, non segue le mode, boccia le novità. Quando sale su un treno, cammina su un marciapiede, anche se non ha vessilli della propria squadra lo riconosci. L’ultras attacca se attaccato, aiuta nel bisogno. L’ultras non smette di essere tale appena si toglie la sciarpetta o rientra a casa dopo una trasferta, continua a lottare 7 giorni su 7. L’ultras veterano da l’esempio a quello giovane, e quello giovane rispetta il veterano. L’ultras giovane è fiero di stare al lato del veterano, di imparare dalle sue critiche e inorgoglirsi dei suoi complimenti. Quando la gente guarda un ultras non lo capisce, e lui non vuole essere capito dalla gente, non dà spiegazioni sul suo modo di essere. Ogni ultras è diverso, c’è quello che veste solo materiale ultras e della sua squadra e quello che non ha neanche una maglietta del suo gruppo. C’è quello che si muove solo col gruppo e quello che fa gruppo per se. Gli ultras sono diversi ma li unisce l’amore per la propria squadra, la tenacia nel resistere oltre 90 minuti in piedi sotto la pioggia o al freddo, li unisce il riscaldarsi con un coro cantato a squarciagola, li unisce la sicurezza dell’amico che gli dorme accanto sul treno che ti riporta dalla trasferta, li unisce la passeggiata goliardica nella città avversaria, li unisce la gioia di partire per una trasferta e la stanchezza del ritorno, li unisce quel panino diviso in due dopo ore di digiuno, li unisce quella sigaretta offerta nello scompartimento e ridata in curva, li unisce quella litigata sull’esterno sinistro panchinaro fatta nella penombra di un treno notturno, li unisce quello sguardo dopo uno scontro, li unisce la mentalità. Le cose che ci uniscono contemporaneamente ci dividono dal mondo esterno, ci allontanano da genitori preoccupati, da zii scandalizzati, da compagni di classe impauriti e da professori disgustati. L’ultras è l’eccezione alla regola, è l’inaspettato che ti sorprende, è la sorpresa che ti smorza il sorriso quando pensi di averla fatta franca. L’ultras è anche il braccio che ti tira sul vagone prima che si chiudono le porte. L’ultras non è violenza gratuita, è la difesa intransigente di uno stile di vita messo in pericolo da biglietti nominativi, dalle pay-tv, dall’imborghesimento delle nuove generazioni, dalla tv-spazzatura e, soprattutto, dalla repressione. L’ultras è questo e molto altro, altri sentimenti non rinchiudibili in parole, incomprensibili alla gente comune che preferisce vivere dietro un vetro piuttosto che infrangerlo e entrare nella realtà, fredda e piovosa”.

 

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Commovente scritto, che meriterebbe un applauso scrosciante. Concezione ineccepibile di chi come noi vive non solo la domenica ma tutta la settimana insieme alla propria ciurma, non una combriccola di conoscenti ma un “manipolo di fratelli”, pochi ma felici. Pochi ma leali, pochi ma simpatici, pochi ma… ultras.

3 pensieri su “Settembre ’06

  1. …perchè sai certe emozioni, specialmente se sincere, le conservi nella mente e diventano bandiere

    …anche se tutti …noi no!

    afecionados

  2. si avvicina il turno del prossimo sottotitolo o sbaglio? confesso, mi sono innamorato di questo blog! saremo anche pochi ma siamo unici! un abbraccio a tutti i miei fratelli ultras, siete la cosa più bella e vera che ho, non cambiate mai!

    afecionados

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