In casa con l’Ostia Mare

La lezione

Perdere fa sempre male, ancor di più quando in campo non vedi lo spirito giusto e quella cattiveria che tu hai addosso da quando sei nato. Perdere è un po’ come morire, concedendo il tuo corpo alla spada del tuo avversario per farti trafiggere il ventre. Perdere vuol dire arrendersi, ancor prima del fischio finale, proprio come è successo domenica.

Perdere ci sta. Ci stanno i gol di scarto e le differenze sul campo. Ci sta la diversa caratura rispetto agli avversari e ci sta la sconfitta meritata. Nel calcio tutto ciò è prevedibile e per certi versi anche accettato di buon grado se si è sportivi. In fondo, perdere non è nient’altro che una delle tre probabilità previste nell’esito di una gara e già questo lo rende meno cruento di quello che in realtà è.

Se si scende sul terreno di gioco senza ardore, orgoglio e fierezza si rischia di rimetterci anche la faccia e puoi star sicuro che non ti verrà in aiuto la grande prestazione della domenica precedente. Già, perché nel calcio la memoria non sempre viene in soccorso, anzi, è più facile che il pubblico ricordi un tuo errore in una gara di una anno fa, piuttosto che una tripletta del mese scorso.

Ogni domenica è storia a sé, ogni domenica bisogna guadagnare sul campo gli applausi, ogni domenica si infilano gli scarpini e si indossa la maglia, la nostra maglia, con i nostri colori. Ogni domenica undici atleti sbucano fuori dallo spogliatoio con le maglie del Fondi sulla pelle e questo basterebbe per capire che quella che è ripiegata, con meticolosa precisione, fino a cinque minuti prima del fischio d’inizio sulla panca è la nostra ragione di vita.

Tale è l’importanza che ricopre per Noi, che a chi ha l’onore di indossarla chiediamo semplicemente di onorarla, di farne una seconda pelle, di portarla più in alto possibile e se, i limiti dovessero prevalere sulle vittorie, chiediamo allora che la casacca sia sempre sudata e che non si esca dal campo a capo chino e con i pantaloncini ancora freschi di bucato.

Si può perdere, si può uscire sconfitti, si possono incassare gol a grappoli, si può soffrire in difesa per novanta minuti. Potete perderle tutte e trentaquattro queste partite, potete essere il fanalino di coda della classifica, potete divorare gol e sbagliare passaggi elementari. Tutto vi concediamo, purché si lotti su ogni pallone, in ogni centimetro del campo, anche per una semplice rimessa laterale, anche solo per il gol della bandiera.

Domenica non ci siete piaciuti, nemmeno un po’, fin dal primo minuto e nei restanti ottantanove avete fatto peggio, ma siamo rimasti lì, al nostro posto, orgogliosi e fieri dei nostri colori, maltrattati da voi sul terreno di gioco.

Domenica, malgrado la prestazione disarmante, i tre gol incassati e la pochezza in tutti i reparti, siamo stati lì in Curva Iacuele a sostenere i colori che portate addosso e che domenica avete dimenticato di onorare. Malgrado tutto, per tutti e novanta i minuti. A sentire i nostri cori incessanti sembravamo noi quelli in vantaggio. Malgrado tutto vi abbiamo applaudito anche a fine gara, quando avete raggiunto in fretta gli spogliatoi.

Speriamo che nel “frastuono” dei tre gol subiti, abbiate avuto modo di ascoltare il nostro sostegno incondizionato. Quello di sicuro non mancherà mai, al contrario del vostro impegno. La Iacuele vi accompagnerà sempre ed ovunque. Adesso sta a voi decidere se essere valorosi guerrieri o semplici soldati.

Bisogna onorarla, sempre e comunque!