Gianluca Signorini

UNO di NOI

Eccovi il quarto atto della rubrica più amata dagli ultras. Dopo Iacovone, Meroni e Curi, un altro grande uomo rimasto nei cuori e nella mente di chi vive 7 giorni su 7 per la propria passione. A voi, monsieur Gianluca Signorini.


Gianluca Signorini

Nasce a Pisa il 17 marzo del 1960, professione libero, interprete di un calcio dal volto umano, Signorini esordì nel campionato di Serie C1 nelle file della squadra della sua città. Forgiò il suo temperamento difensivo sugli infuocati campi della Serie C, da cui, dopo una lunga, onorevole e faticosa gavetta, spiccò il volo verso la prima serie. Militò nel Pietrasanta, quindi nel Prato e per due stagioni nel Livorno, in una piazza allo stesso tempo calda ed esigente, in particolar modo nei confronti di un pisano doc come lui. Nell’83/84 fu prelevato dalla Ternana e con i rossoverdi raggiunse la salvezza in extremis. Pur giocando in squadre di bassa classifica riusciva a mettersi comunque in luce, non abbastanza però per fare il tanto sospirato salto di categoria.

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Nell’estate del 1984 si guadagnò l’interessamento della Cavese, che, retrocessa in C1, guardava con particolar attenzione a quei giovani di talento che volevano mettersi in evidenza. Era la prima volta che Gianluca andava a militare in una formazione del Sud Italia, anche se nel girone meridionale era conosciuto discretamente, in quanto sia il Livorno che la Ternana avevano giocato nel Girone B della C1. Nonostante la discesa dalla B alla C, Signorini trovò ad ogni modo a Cava de’ Tirreni un pubblico ancora attaccatissimo, come suo solito, alla vicende della squadra del cuore. Non fu un caso che gli osservatori di una squadra emergente come il Parma lo notassero. I ducali, pilotati da un certo Arrigo Sacchi, decisero di affidarsi al giovane libero della Cavese. Con il tecnico di Fusignano, Signorini si espresse benissimo, ottenendo la tanto sospirata promozione in Serie B, e tra i cadetti, nell’86/87, si permise il lusso di estromettere il Milan dalla Coppa Italia. Successo che valse a Sacchi l’approdo sulla panchina dei rossoneri. Anche Signorini comunque raccolse i frutti di quella stagione straordinaria e nell’87/88 fu ingaggiato dalla Roma dell’altro maestro della zona e cioè Nils Liedholm. La stagione nella capitale non fu fortunatissima, ma Signorini si era guadagnato i favori e le attenzioni di molti estimatori. Fra tutte quelle del neo-allenatore del Genoa Franco Scoglio, che era in rotta di collisione con il suo libero Biagini ed aveva chiesto insistentemente a Spinelli l’ingaggio di Gianluca Signorini, che la Roma stava ormai cedendo. Il professore, folgorato da questo ragazzone nato sotto la torre pendente, dichiarò:"Datemi Signorini e andiamo in A con 50 punti!". Arriva Signorini ed arriva anche la Serie A per i grifoni, ma con 51 punti, per la gioia del popolo genoano. Scoglio vinse la sua scommessa con Signorini, che fu subito il capitano e il trascinatore del Genoa verso la Serie A. Il libero rossoblu entrò in squadra titolare nel settembre dell’88 e non ne uscì più per sette lunghe stagioni.

Intanto negli ambienti del calcio italiano si diffonde una voce non trascurabile e di un certo peso. Infatti, a Milanello durante gli allenamenti Arrigo Sacchi impartisce a Franco Baresi, il miglior libero del mondo, lezioni tattiche sull’interpretazione del ruolo da parte di Gianluca Signorini. In pratica Sacchi suggerisce allo "straordinerio" Baresi di ispirarsi al libero genoano. Un riconoscimento che vale più di palloni d’oro e contratti miliardari. Con il Genoa divenne un giocatore simbolo e idolo della curva. Scoglio e poi Bagnoli lo promossero luogotenente sul campo e con questi gradi il 18 marzo del 1992 espugnò con il Grifone l’Anfield Road di Liverpool. Rimase in rossoblu fino al ’95, quindi nel 1996 andò a chiudere la carriera nel Pisa in Serie D, dopo aver giocato 201 partite in A con 6 gol, 72 e 3 reti in B, 184 e 6 gol in C1, 29 ed 1 in C2, 30 e 3 in D, 46 sfide di Coppa Italia e 10 gare di Coppa UEFA.

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Dopo aver appeso le scarpette al chiodo, intraprende l’attività di dirigente nei quadri proprio del Pisa, ma non è altro che l’inizio del calvario. Signorini si scopre affetto dalla SLA, sclerosi amiotrofica multipla, o meglio conosciuta come morbo di Lou Gerhig. Una malattia che praticamente immobilizza lentamente e sempre più gravemente i muscoli del corpo. Gianluca vorrebbe reagire come ha sempre fatto sul campo, da capitano, con la grinta, alla sua maniera, ma il male avanza impetuoso, senza scrupoli, ed il libero si stringe alla moglie Antonella ed ai suoi quattro figli, Alessio, Benedetta, Andrea e Giulia. "Signorini fa piangere il calcio", titola un giorno La Repubblica, rivelando al mondo del calcio e non solo il suo male ed il 24 maggio del 2001 il Genoa organizza una serata in suo onore. Lo accompagna l’intera famiglia, il Marassi è stracolmo come in una partita di campionato, Signorini è in lacrime. Il 6 novembre del 2002 il capitano muore, a 42 anni, dopo tante indimenticabili battaglie. Lascia un vuoto incolmabile come calciatore e soprattutto come uomo. Nel mondo del calcio che spesso esalta, ma che con la stessa facilità dimentica, Gianluca è sempre vivo nel cuore di tutti, capitano di mille battaglie e protagonista di un calcio antico e dal sapore leale. Un grande giocatore, ma soprattutto un grande uomo. Difensore arcigno, possente e combattivo, vederlo giocare era una goduria per gli amanti del calcio. Con la casacca numero 6 ha scritto pagine indimenticabili della storia del Genoa e proprio per questo motivo, la società rossoblu deciderà di ritirare per sempre la sua maglia.The image “http://album.foto.alice.it/MmY3NTczNjU3MjczMmY3NjY5NzI3NDc1NjE2YzVmNzU3MzY1NzI3MzJmNjY2Zjc0NmY3MDcyNjU3NjY5NjU3NzJmMzEzOTMyMmY2NjY1NmU2ZjZkNjU2ZTZmMzEzOTM4MzE0MDc0Njk2ZTJlNjk3NDJm/medium_000130aa2dbddb9856f75cea414ccdc4/view_foto.php” cannot be displayed, because it contains errors.

4 pensieri su “Gianluca Signorini

  1. davvero toccante l’immagine che ritrae il capitano orami in uno stato finale della sua vita. Signorini è stato un grane uomo, non è retorica, una vera bandiera, appartenva a quel calcio che stava cambiando ma che communque restava il vecchio calcio

    Ammiravo molto il suo stare in campo, e ve lo dico io, che quando ero piccolo, giocavo in difesa e dcercavo di copiarlo, mettendo le cavigliere sopra i calzettoni 🙂

    signorini uno di noi, per sempre

  2. “Capitano, mio capitano”. A cinque anni dalla scomparsa di Gianluca Signorini, grande difensore del Genoa di Bagnoli, Genova e i tifosi rossoblù lo ricorderanno stasera alle 18 al Teatro della Corte (ingresso libero), in una serata alla quale parteciperanno anche molti dei vecchi compagni di Gianluca. Signorini, che giocò in maglia rossoblù per sette stagioni, dal 1988 al 1995, è stato per tutti semplicemente il capitano del Genoa: di qui la decisione della società di intitolargli il Pio XII, quartier generale rossoblù, ritirando anche la storica maglia numero 6 del giocatore simbolo del Grifone.

    Gianluca, sposato e con quattro figli, si era spento il 6 novembre 2002, all’età di 42 anni, vinto dal morbo di Gehrig, un male terribile e spietato conosciuto anche come Sla, sclerosi laterale amiotrofica. Nel corso dell’evento, che rientra nell’iniziativa Energiaper, il programma di Enel finalizzato alla valorizzazione della cultura, della ricerca scientifica, dell’ambiente e dello sport ed è stato organizzato insieme al Gruppo ligure giornalisti sportivi, verrà presentato un ritratto di Signorini in olio su tela opera dell’artista polacca Elisabeth Cyran. Il dipinto verrà poi collocato nel Museo del Genoa, in corso di allestimento nella sede della Fondazione.

    Sul palco, oltre a varie autorità cittadine, ci saranno anche Benedetta e Andrea Signorini, due dei figli del giocatore rossoblu. Con la maglia del Genoa, Signorini aveva conquistato la promozione dalla serie B alla A al primo colpo (1988-89). Poi, con Bagnoli in panchina, era arrivato alla storica semifinale di Uefa contro l’Ajax, chiudendo con il Genoa nel ’95. Quindi, nel ’96, il ritiro, dopo una stagione nel Pisa.

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