3 metri sopra il cielo…

C’è chi la Sardegna l’ha vista solo sui depliants delle agenzie di viaggio, e c’è chi, come Noi, la sta girando in lungo e in largo, da Nord a Sud, da Est a Ovest, per mare, per terra e per aria. Tom Tom e navigatori ormai ci fanno una sega, cartine e mappe geografiche sono ormai bene impresse nelle nostre menti. La Sardegna, una regione così bella ma così ostile, quasi il marchio di fabbrica della gente del posto, che ti squadra, ti fissa e ti fa capire che non c’è posto per chi viene dalla terraferma. Se non si prova, non si può nemmeno immaginare l’aria che tira da queste parti e vi assicuriamo che non parliamo di brezza marina. Certo, badiamo bene a non generalizzare, perché comunque qualcuno che ti sorride c’è, qualcuno che ti accoglie a braccia aperte non manca, ma nessuno ti fa sentire a casa. Forse saranno le cattive abitudini di noi dell’Italia Meridionale, che ci fanno credere che l’ospite è sempre gradito così come lo è da noi, ma state certi che in Sardegna non è così.

 

L’aereo che ci porta a Cagliari ha a bordo una hostess niente male: mulatta, capelli tirati su da un fermaglio e fascino mozzafiato che ti toglie anche la strizza del volo e ti spedisce dritto dritto ai Caraibi, sotto un ombrellone di paglia, con lei a fianco a farti vento… ed altro. In un batter d’occhio siamo a Cagliari, bella città, grandi palazzoni e palme, tante palme quanti giardini, che si incastonano tra un quartiere ed un altro. Non c’è tempo per visitare il Sant'Elia e ci accontentiamo di averlo visto dall’alto poco prima dell’atterraggio, poco prima di dare l’ultimo saluto alla mulatta che ci ha rubato il cuore. Selargius è ad uno sputo ed in quindici minuti siamo già fuori lo stadio, dove campeggia un murales stupendo degli Sconvolts Cagliari. L’impianto è carino, circondato da un Centro Sportivo da fare invidia, con campi di basket e tennis. Strano sarebbe stato se non ci avesse seguito anche in questa gara il solito caldo che ci accompagna dall’ormai lontana trasferta di Bastia Umbra. I trenta gradi sopra lo zero ci fanno riflettere ed immaginare cosa possano essere queste zone nei mesi estivi, assaltate da turisti in cerca di tintarella. La gara fila via senza grandi sussulti, in campo si vedono più calci che calcio ed il pubblico di casa inveisce contro la giacchetta nera anche solo per un semplice fallo laterale. La sportività da queste parti non è concepita e quando Branicki restituisce il pallone agli avversari dopo un interruzione di gioco per un uomo a terra, la gente sulle tribune non apprezza ed anzi, lo ridicolizza ad ogni tocco di palla, con Noi a sperare in un suo gol per metter fine ai “latrati” degli spettatori. Il gol non arriva da nessuna parte e ad animare la gara ci pensano il 2 ed il 5 dei padroni di casa, che approfittano di ogni calcio piazzato per stendere qualcuno dei nostri, con la complicità degli assistenti dell’arbitro, che vedono ma non segnalano nulla. Va bene, ci sta, il calcio è un gioco maschio e come tale non può perdersi in recriminazioni, che diventa invece il pane quotidiano dei selargini accorsi allo stadio. Il Fondi innalza la diga, controbatte ogni tentativo dei biancorossi, ma soccombe nel terzo minuto di recupero, con Celli che non riesce a salvare la porta rossoblu dal forcing finale del Selargius. I “latrati” si tramutano in urla e scoppia la festa sulle tribune del Comunale, che esulta per tre punti che per i padroni di casa vogliono dire salvezza quasi raggiunta. Noi, sconfitti sul campo ma non sugli spalti, tributiamo un grosso applauso ai nostri undici, che subito ricambiano e ci ringraziano dell’ennesima dimostrazione d’amore.

 

Concludiamo spendendo solo alcune parole su una riflessione che ci ha accompagnati per tutto il viaggio di ritorno. “Se invece di portare una sciarpetta al collo, fossimo Noi a calcare un prato verde, vedendo tre ultras sobbarcarsi un viaggio così estenuante e dispendioso come questo, vedendoli lì in piedi su quei gradoni a cantare ed incitare la propria squadra anche a fine gara, beh… scoppieremmo a piangere!” Ultras Fondani…tutta un’altra cosa!

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