ACAB 8a puntata

…pensieri e parole 3


…entriamo, non entriamo …lo esponiamo, non lo esponiamo …contestiamo, non contestiamo …ci autosospendiamo o ci sciogliamo? Ormai sull’orlo di una crisi di nervi, il movimento ultras italiano vive una delle più brutte primavere degli ultimi anni, confuso e quanto mai inerme difronte ad accadimenti e decreti subdoli che di certo non agevolano chi di una maglia ha fatto la propria ragione di vita. Siamo noi i colpevoli, gli unici, e lo si era capito già da un pezzo, ma a cosa serve ora piangerci addosso? Siamo o non siamo noi quelli che su metri e metri di carta da parati hanno spesso spronato il proprio simile alla battaglia (ideologica, si intende!), con frasi del tipo: “Fino alla fine” oppure “Non un passo indietro”; “Non mollare” o ancora “Ultimi a morire”. Beh, viene da pensare che quei lunghi rotoli di carta siano stati del tutto inutili, o l’ennesima puntata di una coerenza che latita in questi ambienti!

Sì, perchè proprio di ciò si sta parlando, di come in molti abbiano approfittato del momento per uscire di scena, con la coda tra le gambe, senza combattere un sistema con crepe nascoste eppure profondissime. Sembra quasi che si stia scegliendo di percorrere un’altra strada, quella che forse porta alla scomparsa di quel fenomeno sociale nato alcuni decenni fa e che tanto ha fatto parlare di se, e che sicuramente ha dato una grossa mano per rendere spettacolare uno sport in declino ed oggi sempre più “platonico”. Gli abusi continuano, e noi ne sappiamo qualcosa, e con essi continuano anche le tante diffide e le denunce, non dobbiamo certo essere noi a dirvi in che modo e con quale cadenza, ormai tutti sono nell’occhio del mirino e chi tanto si fregia dei propri uomini, non aspetta altro che aumentare la lista già corposa dei firmatari. Siamo giunti ad un punto di non ritorno, ma sarebbe da conigli abbandonare ora la nave, proprio mentre abbiamo la possibilità di dimostrare di essere non certo la parte buona, ma almeno di non essere soli nelle fila dei cattivi. Poco più di due mesi fa ci hanno massacrato e macellato, etichettati come criminali qualunque senza un minimo di prova o un benchè minimo filmato, ma ora che vengono fuori verità nascoste, nessuno di noi ha il coraggio di alzare la voce e dimostrare la propria innocenza davanti ad un popolo che non fa altro che ripetere le parole senza senso di chi con una penna e trenta righe ingrossa il proprio portafoglio. Perbenisti e moralisti che ancora affollano le grandi reti ormai hanno una sola voce unanime: “Modello inglese” …e tutti a congratularsi ed applaudire l’ultimo degli stolti che fa sfoggio della sua terza media, ma l’importante è sempre quello, basta pronunciare la parolina magica: “Modello inglese”!

Sì, proprio Lei, l’Inghilterra, quella dell’Est End con le sue duecento bande giovanili che imperversano libere nella zona più malfamata di Londra, tra uno Stanley ed una P38, senza che nessun Bobbies abbia il coraggio di intervenire con il manganello spianato… tanto non sono mica ultras o hooligans! L’Inghilterra dei pubs ma quelli che cambiano la vetrata ogni mese; l’Inghilterra della violenza zero negli stadi, ma 100 fuori; l’Inghilterra dei 40 feriti e 18 accoltelati in Chelsea-Tottenham …che bel modello da seguire! Ma poi ci si ferma per un istante e si rimane a pensare e di colpo un’illuminazione a caratteri cubitali: EUROPEI 2012! Eh sì, una gran bella torta fatta di bigliettoni da intascare, ed è così che anche le menti più lente ad apprendere hanno un forte sussulto ed il puzzle mai ultimato si combina da solo aprendo uno scenario del tutto nuovo! Stadi nuovi, sponsors, tanta pubblicità, convenzioni e soprattutto fior di tangenti, per la gioia dell’ultimo politico affarista.

Ed ecco allora un giro velocissimo di telefonate ed una rassicurazione de “le Roi” in persona ed il gioco è fatto! Chissà chi ospiterà gli Europei 2012??? C’è chi già irrobustisce il petto mostrando fiero una violenza spropositata, correndo poi in televisione a difendere l’indifendibile, e sperando in una “prova del 9” proprio in occasione di un evento sportivo di grande portata per poter dimostrare ai colleghi d’oltreManica di non essere da meno. Indubbiamente una bella idea, ma crediamo che questi signori abbiano fatto i conti senza l’oste, dimenticando forse che in un eventuale manifestazione del genere arriverebbero in Italia persone di tutto rispetto e dal rinomato aplomb come ad esempio gli stessi Inglesi, i Tedeschi, i Polacchi, i Russi, i Greci, i Turchi ed i Croati. Se i sopracitati manterranno viva la propria fama, non ci rimane che sperare ed incrociare le dita e gustarci gli scontri! Naturalmente, si sà già per chi tifiamo!!!

7 pensieri su “ACAB 8a puntata

  1. ieri sera serata da PRIMA LINEA……

    eheheheheheheheehehehehehehehehehheeheheh……….

    so’ gio

  2. ULTRAS ULTRAS ULTRAS ULTRAS ULTRAS ULTRAS ULTRAS ULTRAS ULTRAS ULTRAS ULTRAS ULTRAS ULTRAS…..

    SO’ GIO

  3. Riporto comunicato ufficiale Uber Alles 1989 Frosinone

    “In data 12/04/2007 il gruppo “ÜBER ALLES 1989 FROSINONE” rende noto che riprenderà a seguire la propria squadra in trasferta a partire da sabato 14/04/2007 in occasione della gara MANTOVA-FROSINONE non esponendo, da qui a fine campionato, alcuno striscione o drappo identificativo, ad eccezione dello striscione “Checco”. Questa sofferta ma estrema decisione scaturisce dalle nuove normative in materia di sicurezza negli stadi che, in modo evidente, penalizzano i diritti basilari di ogni singolo cittadino, diritti che, è bene sottolineare, risultano garantiti dalla nostra carta costituzionale.

    Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con le parole, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione NDR. Non accettiamo di dover essere autorizzati per appendere il Nostro striscione, per manifestare in modo del tutto legittimo il nostro nome ed il nostro modo di essere, non accettiamo che la discrezionalità di qualcuno ( Bari docet ) possa impedire la Nostra volontà. Da ora in poi noi ci saremo sempre, a testa alta, senza scendere a compromessi anche se ciò vuol dire rinunciare a quella pezza che dal 1989 ci accompagna in tutti i campi e campetti d’Italia ininterrottamente. Uber Alles è essere ULTRAS, è aggregazione, è amicizia tra i componenti, è lealtà, è spirito di appartenenza, è avere valori, quei valori che il calcio di oggi, e in particolar modo questo ultimo decreto, ignora. Con fierezza e con un pensiero sempre presente per chi non c’è più ma vive nei nostri cuori”.

  4. Comunicato CURVA DAVIDE PIERI – Monza

    A PROPOSITO DI STRISCIONI UMANI…

    Visto che subiamo, nostro malgrado, le sgradite attenzioni di comici, giornalisti e forze dell’ordine, ci sentiamo in dovere di dire la nostra. Ebbene sì, Noi siamo quelli che indossavano le “discusse” magliette: lo abbiamo fatto alla luce del sole, con orgoglio, e soprattutto con la convinzione di essere nel giusto; il nostro non è stato un gesto casuale o che si voglia, “ingenuo”, d’altronde Noi siamo quelli che abbiamo sempre detto “la nostra passione oltre ogni repressione”, d’altronde Noi siamo quelli finiti sotto accusa a Leffe, diffidati nel clamore ed assolti in seguito da ogni accusa nell’oblio…

    Perché “NUOVE LEGGI? MI, SBAT I BALL”? Il nostro è stato piuttosto un semplice, ma significativo gesto mirato alla ricerca di una visibilità che reputiamo necessaria e vitale per scuotere, risvegliare e rendere partecipi le coscienze dell’opinione pubblica riguardo all’annosa questione genericamente (o meglio, pretestuosamente) definita “violenza negli stadi”, nonchè un gesto in grado di dimostrare l’inutilità, ma soprattutto l’inefficacia di una legislazione votata all’emergenza e non alla soluzione dei problemi.

    Volendo, potremmo scegliere di difenderci dalle accuse chiedendovi di giudicare il nostro comportamento alla luce di alcune garanzie, come dire, “sottili”, quali ad esempio la Costituzione del nostro Paese (Art.21 – Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione) oppure la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo (Art.19 – Chiunque ha il diritto alla libertà d’opinione e d’espressione; il che implica il diritto di non essere turbato a causa delle sue opinioni e quello di cercare, ricevere e diffondere, senza considerazione di frontiere, le informazioni e le idee attraverso qualunque mezzo di comunicazione) o addirittura la futura Costituzione Europea (Art II-71 Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera). In altre parole, chiedendo che per noi valga nient’altro (che sarà mai) che il diritto tutt’ora vigente (avvisateci se non ci siamo accorti della sua abolizione), non tanto al dissenso, quanto alla libertà di espressione, niente di più, niente di meno… Ci sembra però troppo facile, troppo semplicistico, troppo poco coraggioso, rinunciare a rivendicare, in maniera ancor più convinta, il percorso che ci ha portato a questa protesta: la nostra contrarietà alle nuove leggi (beh, non che quelle vecchie..) chiamate paradossalmente “Misure urgenti per la prevenzione e la repressione di fenomeni di violenza connessi a competizioni calcistiche” …

    Le nostre magliette, innocue se non per la coscienza di chi ha pensato/votato/applicato queste norme, stavano a dimostrare che nessun decreto potrà mai togliere facoltà di parola ai tifosi (né tantomeno a nessun altro), che nessuno striscione vietato eliminerà la loro presenza, che nessuna repressione porterà con sè la soluzione anti-violenza (repressione/soluzione ci sembra un ossimoro, comunque, in qualsiasi ambito). Le nuove norme a nostro parere non fanno altro che coniugare interessati esperimenti di controllo sociale con squallide esigenze di lucro di poche persone. Non si tiene conto che, senza tifosi, senza partecipazione popolare, senza aggregazione non ci sarà lucro né tantomeno assenza di violenza, bensì una triste ed imperdonabile distruzione di parte della Cultura e della Storia di questo paese. Davanti a ciò, non riusciamo a dire altro che “SBAT I BALL”, un modo ironico e goliardico per far sapere che non possiamo e che non potremo mai accettare, condividere, sottometterci alla folle logica per cui per i tifosi possano esistere leggi differenti da quelle per i semplici cittadini.

    Ribadiamo, il nostro è stato e vuole essere un segnale di disgusto, di allarme ed una richiesta di riflessione; non ci nascondiamo, né ci vergogniamo, né ci pentiamo del nostro gesto. Questo è quanto, nient’altro. Nel frattempo (mala tempora currunt?), ribadiamo che continueremo per la nostra strada, come sempre, a fianco del Calcio Monza 1912. Ringraziamo chi sta dalla nostra parte, chi ci ha espresso solidarietà e chi lo farà in futuro.

  5. ADERITE a questa PETIZIONE

    http://www.petitiononline.com/CURVASUD/petition.html

    “In occasione della gara del campionato di serie A Roma – Milan del 31 Marzo 2007, alcuni tifosi della Roma hanno esposto in Curva Sud, al posto degli striscioni dei gruppi che solitamente occupano la vetrata a ridosso della pista di atletica, uno striscione realizzato in carta bianca recante la scritta in vernice rossa “A NOI CE S’E’ ROTTO ER FAX” per esprimere con ironia ed eleganza il proprio disaccordo con una disposizione contenuta nel decreto Amato anti-violenza negli stadi, con la quale si impone ai tifosi di comunicare agli organi di sicurezza a mezzo fax il contenuto,il colore ed il materiale degli striscioni che si intendono portare allo stadio. Norma che appare anti-costituzionale: poiche’ lo stadio e’ luogo all’ interno del territorio italiano ed i tifosi che vi si recano sono cittadini italiani, non si vede perche’ debba essere invalso per loro in quel luogo l’ articolo 21 della costituzione italiana, che garantisce liberta’ di pensiero e parola con il mezzo scritto e con la voce.

    Il decreto e’ stato convertito in legge ed alcune regole sono state cambiate perche’ incostituzionali, come quella per la flagranza dell’ arresto, ma non quella sugli striscioni.

    Apprendiamo pertanto con disgusto che gli autori di quello striscione potrebbero essere sottoposti a DASPO, CIOE’ SARANNO TENUTI LONTANI DAGLI STADI CON OBBLIGO DI FIRMA PER TRE ANNI PER AVER ESPOSTO UNO STRISCIONE TALMENTE IRONICO che è stato anche ripreso da Striscia La Notizia nella nota rubrica Striscia lo Striscione in cui vengono appunti mostrati gli striscioni piu’ divertenti del campionato.

    CHIEDIAMO QUINDI A TUTTI DI FIRMARE QUESTA PETIZIONE PERCHE’ NON SIA APPLICATO QUESTO PROVVEDIMENTO, CHE APPARE SPROPORZIONATO E INGIUSTIFICATO.

    CHIEDIAMO CHE IN CASO DI APPLICAZIONE DI QUALSIASI PROVVEDIMENTO CONTRO GLI AUTORI/ESPOSITORI DELLO STRISCIONE, SIANO ALLORA RIMOSSI GLI AGENTI IN SERVIZIO ALLO STADIO OLIMPICO LA SERA DELLA GARA ROMA/MILAN E DEI LORO DIRETTI SUPERIORI PER MANCATA APPLICAZIONE DEL DECRETO STESSO, AVENDO PERMESSO CHE ENTRASSE MATERIALE PROIBITO IN VIOLAZIONE DEL DECRETO DEL MINISTRO AMATO, AL QUALE CHIEDIAMO DI RASSEGNARE LE DIMISSIONI PER LA PESSIMA GESTIONE DELLA PUBBLICA SICUREZZA, DELLA QUALE EGLI E’ A CAPO IN QUALITA’ DI MINISTRO DEGLI INTERNI”.

  6. Provvedimento di interdizione per moglie e marito, che, rispettivamente per tre anni e per un anno, non potranno assistere alle partite della squadra del cuore, la Pompea Atri, squadra che milita nel campionato di serie B1 di pallacanestro. Le ”punizioni” scatteranno da subito. Un finale di gara al cardiopalma, quello vissuto il 25 marzo scorso, dal quintetto della Pompea e risoltosi, in extremis, a favore della squadra ospite della Cuomo Latticini di Latina, per 86 a 85. Il punteggio finale, fissato dalla sirena, scatenò subito il finimondo, riducendo il parquet atriano in un’arena e determinando, nel contempo, l’intervento della forza pubblica. Le indagini su quegli incidenti, un mese più tardi, hanno portato ai provvedimenti di inibizione. Per l’allenatore delle giovanili della Pompea, Antimo Di Biase, e per la sua consorte, la Questura ha deciso interdizioni della durata complessiva di quattro anni: tre anni di inibizione al trainer di seguire le gare della Pompea e uno, di analogo divieto, alla moglie. I due si fecero particolarmente notare nel burrascoso fine gara con la squadra pontina. La donna è accusata di aver colpito, con una bottiglietta d’acqua minerale, una tifosa al seguito della squadra ospite. La sospensione adottata per il marito sarebbe conseguente alle intemperanze fatte registrare nei momenti più infuocati dei disordini.

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