La trasferta di Teramo

A qualcuno piace freddo!

A distanza di quindici giorni si ritorna in Abruzzo, ma questa volta si viaggia in direzione nord-est. A furia di viaggiare, si diventa anche più precisi di una bussola. Direzione nord-est dicevamo, là dove, una volta sbucati sotto il Gran Sasso, si scende giù fino quasi a toccare l’Adriatico. Tanto per cambiare, le nuvole “imbruttiscono” proprio nel fine settimana e solo dove dobbiamo giungere Noi, quindi, tanto per non scontentarci, Abruzzo innevato e freddo pungente a Teramo. Convinti di poter battere sul tempo la bufera prevista tra Assergi e Colledara, partiamo in anticipo rispetto alla tabella di marcia, così pensiamo, “se dovessimo incrociare per strada babbi natale o gnomi attardatisi durante il cammino, ci scappa anche una sassaiola a palle di neve”. Cosa ci tocca immaginare, visto il deserto che c’è sulle strade la domenica!

Sta di fatto, che dopo Avezzano le lancette sembrano accelerare e gli stomaci a brontolare e così ci si ferma per una sosta veloce, per liberare la vescica tramortita dal freddo e per ingurgitare delle fette di pane così dure, ma così dure, che a momenti ci partono i molari. Una volta sazi e alleggeriti si riparte e si sale fino agli 8-900 metri di altitudine, prima di rimanere esterrefatti dal panorama e prima di “scomparire” inghiottiti dai dieci chilometri del traforo del Gran Sasso.

Se non si è mai sofferto di claustrofobia e se un ascensore non vi ha mai fatto paura, potete anche far finta di nulla e sorridere dei “mal di pancia” dei compagni di trasferta, ma i dieci chilometri di “tubo” rischiano di farti soffocare, al punto tale che non vedi l’ora di rivedere la luce, anche se rivederla equivale ad essere sommersi dalla neve.

Una volta terminato il “tubo”, facciamo l’unica cosa intelligente di giornata e cioè rimanere dietro gli spargisale e gli spazzaneve, mentre qualche coglione ci sfreccia di lato come se fosse divertente “ballare sul ghiaccio”. Fortunatamente, la strada scende, l’altitudine pure e la bufera è ormai alle spalle, mentre davanti a Noi iniziano a comparire i primi segnali che ci fanno capire che Teramo si avvicina.

L’uscita che porta allo stadio ci porta dritto davanti al settore ospiti, ma c’è una pattuglia che vigila, fin troppo per i nostri gusti, e così saliamo su, sulla strada che costeggia la ferrovia, che a sua volta costeggia il settore ospiti. Siamo fortunati e troviamo posto in una piazzola da dove poter vedere la gara. Che senso avrebbe tesserarsi? Mah

Il “Piano d’Accio” è uno stadio con i controcazzi, molto british, ma forse un po’ lontano dal centro. Inoltre è figlio del progresso e non avrà mai lo stesso “sapore” del Comunale, rimpianto, a ragione, da queste parti. I rossoblu giocano, nemmeno si direbbe che siamo ultimi, ma il calcio è carogna, si sa, ed è così che il Teramo passa, per due volte. Si va via anche stavolta senza punti, ma con l’orgoglio di esserci stati, anche stavolta, fuori, per l’ennesima volta, ma ancora innamorati, ora più che mai!