La trasferta di Salerno

Consumando la suola…

Salerno. Stadio Arechi. La Salernitana. L’ippocampo. Fino a qualche anno fa erano solo “pensieri stupendi” dei nostri sogni notturni, assieme ad altre innumerevoli piazze storiche, che uno che si definisce ultras sogna di calcare, prima o poi, con la suola delle proprie scarpe. Salerno appunto, dopo che il destino beffardo ci ha regalato Catanzaro, Terni, Campobasso, Perugia ed Avellino in tempi di tessera. Stadi che raccontano storie di calcio e curva, che non basterebbe un libro per ricordarle tutte. Città innamorate di un pallone e di una maglia che non tutti sanno cosa significhi indossare. Gente fiera che la domenica non conosce chiese, ma solo lo Stadio, la curva, la maglia, il pallone, la rete, la gioia e purtroppo anche il dolore.

Salerno appunto. Salerno, ennesima tappa del nostro tour senza sosta, senza fronzoli, senza trasferte di comodo, senza tasche piene, senza amici, senza amici degli amici, senza padroni, senza biglietti…in poche parole, senza tessera, ma pieni d’orgoglio, quello mai avuto da chi si è piegato. Si parte, e continueremo a farlo fin quando la suola delle nostre scarpe ne avrà voglia!

Si parte, direzione Arechi, “Il Principe degli Stadi”, come lo chiamano da queste parti. Siamo in ritardo e così salta la sosta rifornimento, malgrado i nostri stomaci brontolino più delle nostre vesciche. La Galleria di Montevetrano ci addormenta per un attimo le pupille, per risvegliarcele di lì a poco, quasi a voler essere il preludio all’inferno, l’inferno della SA-RC, che tra buche e chicane ti rende indigesto anche un chewingum. Ma questa volta niente buche, niente chicane, fortunatamente ci si ferma prima, molto prima, almeno questa volta. Uscita Pontecagnano, ma inspiegabilmente, i cartelli stradali ci portano lungo una stradina interna che sbuca proprio alle spalle dei Distinti. Un’infinità di divieti d’accesso ci portano dalla parte opposta, dove una coppia di vigili(???) ci squadra attentamente e mima il gesto della penna sul foglio. Cosa cazzo avranno voluto dire? Mah. Il dilemma è presto risolto. Una volta trovato parcheggio, dall’altra auto di ultras fondani ci tranquillizzano: “Vulev’n i sold’ p’ ju parchegg’!”. Appunto, volevano…

Stranamente, nessun blu ad attenderci, Settore Ospiti chiuso a tre mandate ed un solitario steward che fa capolino dal tornello. Ci si arma così di buona volontà e ci si dirige al botteghino, ma prima si passa davanti la Tribuna Centrale, dove incrociamo gente che farebbe meglio a non farsi più vedere, visto quello che dice da quando non siede più sulla panchina della nostra squadra. Al botteghino si cerca di far ragionare i due bigliettai(un ragazzino ed una donna), che però “si vestono di simpatia” e capiamo così che è tempo sprecato.

Torniamo fuori il Settore Ospiti, dove nel frattempo deve essersi sparsa la voce del nostro arrivo e così si sono radunati, ad occhio e croce, una trentina di blu. Ci vedono arrivare dalla parte sbagliata e chissà cosa avranno pensato. Ma rimangono composti, a distanza, con un’unica pecca, ovvero le solite domande per intavolare una discussione che non potrà mai esserci. Pezze alla rete e sguardo verso un campo di cui non sentiamo nemmeno l’odore dell’erba, iniziamo a farci sentire e chissenefrega se le pupille osservano solo divisori, cemento e filo spinato. Siamo lì per Noi stessi, mica per la partita!

Uno-due-tre, non è una domenica gioiosa, ma il risultato passa in secondo piano quando fai fuori uno stadio le stesse cose che avresti fatto se fossi riuscito ad entrare. Quando mancano pochi minuti al termine dei novanta, i blu ci fanno togliere le pezze e ci mandano via in anticipo. C’è giusto il tempo di rallentare prima della Galleria di Montevetrano, per ascoltare la voce del cronista alla radio che ci regala le ultime emozioni di una domenica a modo nostro…l’ennesima!