La trasferta di Melfi

Dovrebbero baciarci il culo!

Ci aspettano due trasferte consecutive, la prima è Melfi, Basilicata, terra di briganti, vino e puparul’. Così chiamano i peperoni da queste parti, proprio come Noi. Sì, magari loro a denti stretti e bocca serrata, noi più armoniosi, ma di sicuro sempre di peperoni si tratta ed in Basilicata, così come dalle nostre parti, l’ospitalità non manca, come non mancano nemmeno le specialità del posto. Una cosa è certa, se rimanete a piedi da queste parti, di sicuro non morite di fame, magari di freddo, ma questo è un altro discorso.

Il viaggio verso la Lucania è un’emozione continua, immersi nei ricordi di trasferte che furono, aneddoti che mai dimenticheremo, situazioni che difficilmente scanseremo dalla testa per far posto a reti e vittorie. Quando si parte da Fondi con questo spirito, si finisce sempre con grasse risate e lacrime agli occhi. Neppure questa volta cambia il copione e così, giù risate, fegati contratti, pisciate frequenti e un po’ di nostalgia, che ci fa ripiombare al presente. Squallido presente fatto di trasferte vietate, settori vietati, gare a porte chiuse. Tra un po’ ci vieteranno anche la figa!

Sotto i nostri piedi scorrono veloci le corsie della Napoli-Canosa e quasi non ce ne accorgiamo del tempo che sembra correre più velocemente del solito. Quella classica sensazione che si prova ogni qualvolta uno di Noi inizia a tirar fuori dalla valigia dei ricordi, giornate storiche e momenti indelebili, che nemmeno una retrocessione ormai alle porte potrà mai toglierci.

Presi dai racconti di domeniche che forse non torneranno più, siamo già a Melfi. Buttiamo gli occhi nel parcheggio ospiti e notiamo che, stranamente, c’è un comitato d’accoglienza tutto per Noi…gendarmi, si intende. Filiamo dritto, oltrepassiamo l’inversione obbligata a Rapolla, manca una mezz’ora all’inizio della gara, troppo tempo e troppe sarebbero le domande e le “pratiche da sbrigare”. Si sfida la sorte, si tira la monetina ed al primo bivio ci buttiamo a destra…ecco Barile. Un paese con questo nome, come potevamo farcelo sfuggire?

E’ subito “colpo di fulmine”, ma non con le donne del posto, completamente assenti all’appello. E stiamo quasi per tornarcene indietro quando toh…veniamo attratti da un cartello…”Barile, Città del vino”! E’ colpo di fulmine, è colpo di fulmine! Dimentichiamo in fretta che per strada non ci sia nemmeno una donna, neppure baffuta, il che fa presupporre che facciamo proprio schifo e non abbiamo il fascino del forestiero, così ci inerpichiamo per la stradina che porta nella piazza del paese. Il primo bar è chiuso, il secondo, ad una manciata di metri dall’altro, è aperto e riusciamo perfino a scorgere un ragazzo con la sciarpa degli “Ultras Barile”, visto che lo Stadio, da qui, dista non più di un chilometro. Fa sempre piacere, sapere che anche in piccolissimi centri come Barile ci sia un po’ di movimento sulle gradinate.

Risaliti a bordo, segno della croce e rinculiamo verso Melfi. I gendarmi son sempre lì, uno addirittura prepara il treppiedi, ma riusciamo a farlo desistere dal riprenderci, visto che non dobbiamo entrare all’interno del “Valerio”, ma solo assistere alla partita sulla collinetta che sovrasta la curva di casa. “Vengono altri?” ci chiedono. Rispondiamo “i nostri che scenderanno in campo, devono ritenersi fortunati del fatto che ci sia ancora qualcuno che li segue”, non in lingua italiana ovviamente, ma in “fondano stretto”, così stretto da non esser capiti. Ovvero, dovrebbero baciarci il culo!

Seguiamo tutta la gara, pezza in mano, con l’occhio vigile del “treppiedi” puntato in faccia da bordo campo. In campo, i rossoblu, prendono 4 sberle, potrebbero prenderne altrettante; sulla collinetta, Noi prendiamo e portiamo a casa l’ennesima delusione stagionale, ma anche l’orgoglio di continuare ad esserci, intrepidi, come intrepida è stata la “nuvola fantozziana” che ci ha accompagnato verso la nostra bella Fondi.