La trasferta di Martina Franca

Un’altra onda, un’altra onda…

Si parte per il tacco dello Stivale, sapendo che da qui ai prossimi sette mesi avremo modo di girare parecchio e di arrivare almeno fino allo stinco del piede che calza questo benedetto scarpone. Si torna in Puglia, a due anni di distanza dalla trasferta di Brindisi, quando ancora si riusciva ad entrare negli stadi passando in campo(sì, avete capito bene, in campo), senza passare dalla biglietteria. Si parte, direzione Martina Franca, ad un passo dallo Ionio, dopo esser partiti dal Tirreno ed aver lambito l’Adriatico, quasi a tuffarcisi dentro.

Si parte con soli due punti, che rendono magro il bottino fin qui raccolto e ancor più scuro il futuro, ma lo spirito è lo stesso di sempre, quello che ci permette di non badare al risultato, ma alle cassiere delle aree di servizio. Ci aspetta la solita manciata di chilometri tra le strade della nostra Italia, senza preoccupazioni e senza sconti sulla Rustichella o sul Camogli, quelli sono solo per chi ancora crede di essere ultras con la Tessera in tasca. Ma chissenefrega, Noi abbiamo sempre preferito due belle fette di pane intrise d’olio con una bella frittata a quindici uova, quindici, che quando inizi a dare mozzichi ti senti un altro e non hai bisogno nemmeno di “Moment&Travelgum”. Oppure, quei gran panini “ignoranti” che nessuno ha mai capito cosa ci fosse dentro e l’unico ricordo che ti lasciano è la pancia piena ed un filo di grasso incastrato tra i denti, che non ti permetterà nemmeno di cantare tanto è “figlio di puttana”. Nemmeno una lira avranno mai da Noi quelli che fanno convenzioni con chi ci vuole fuori dagli stadi, ed è così che di nostro avranno solo le nostre birre sotto forma di piscio ed i nostri adesivi sulla segnaletica.

Ma il viaggio continua e ci fa conoscere il nostro Belpaese, che avrà anche una classe politica di ladri ed una popolazione di pecore, ma ti lascia senza fiato se ti soffermi ad osservarlo ed ammirarlo in tutte le sue sfumature. Dal “San Nicola” in poi la strada si affaccia sul mare e ti permette di vedere anche le sirene se hai molta immaginazione, per portarti poi tra le case rurali dell’interno che ti fanno balenare l’idea di ritirarti qui quando altri avranno preso il tuo posto sugli spalti.

Sarà perché imbocchiamo la strada del Settore Ospiti senza curarci delle transenne che bloccano l’accesso, sarà che arriviamo con i nostri già in vantaggio, sarà che forse non si aspettavano dei “cacacazzi” senza Tessera, ma l’accoglienza non è delle migliori, con le divise che passano subito all’identificazione e qualche “buontempone” del posto che dal balcone urla “mandateli via!”. Nulla di nuovo insomma, tranne un gendarme, che dopo essersi assicurato che non siamo pluriomicida in libertà, vince il premio di giornata con “Ma fate tutti questi chilometri ogni domenica senza bigliett’? Allor’ siete recidiv’? Ma perché non fate ‘na collett’?”  Capirete, che ci è riuscito difficile contenere le risate.

Dopo la schedatura ed il codice a barre sull’avambraccio, riusciamo comunque a stazionare fuori il Settore Ospiti, da dove capiamo che i rossoblu in campo si stanno facendo valere e stanno per espugnare il “Tursi”. Peccato però, che a cinque minuti dalla fine della gara, ci venga intimato dai gendarmi di anticipare la partenza del nostro viaggio di ritorno e così una volante ci precede fino all’entrata nord di Martina, dove decidiamo di restare fino allo scoccare del novantesimo, camuffati, vista l’età, tra i pensionati di un bar.

Ripartiamo, direzione Fondi, ma prima di immergerci nel viaggio di ritorno, imbuchiamo la prima a destra appena gli occhi incrociano l’Adriatico e per una strana coincidenza che, come una calamita, ci lega agli stadi, ci ritroviamo fuori il Comunale di Polignano, che affaccia sul lungomare. E guardando le onde infrangersi sugli scogli, ci è sembrato di vedere tutte quelle tifoserie che non si sono piegate, che come un’onda tentano di sopraffare lo scoglio e, come l’onda, di rincorsa ritentano con più forza. In cuor loro sanno che lo scoglio avrà sempre la meglio, ma il sol pensiero di poterlo sopraffare dona virtù all’onda!