La trasferta di Marino(N.S.M.Mole)

In tutti i luoghi, in tutti i laghi

Per Noi “ritardatari cronici” fa strano partire con largo anticipo, ma ci proviamo lo stesso, tanto un motivo per perdere tempo lo si trova sempre. “E se proprio dovessimo accorgerci che siamo lì, a pochi chilometri dalla meta, quando ancora devono scoccare le 14, un bar dove far passare i minuti lo troviamo, ecchecazzo!” Ripenseremo a lungo a questa frase quando giunti in netto anticipo al “Fiore” di Marino, ad aspettarci troveremo solo guardie e preservativi usati, imprecando i tre quarti dei Santi del Calendario.

Un tiepido sole punta dritto sulla nostra strada ed i 20 gradi centigradi sono un piacevole intermezzo in questo “pazzo” mese di Marzo. A Marino non siamo mai stati ed in passato, solo una volta abbiamo incrociato quello che fu il ‘Santa Maria Mole’, ma non qui al “Fiore”, anche se quel mercoledì di Coppa Italia arrivammo comunque ad uno sputo da qui, per colpa di qualcuno che ancora oggi è convinto che si giocasse a Marino…

Il viaggio fino a Velletri fila via liscio come l’olio, come l’olio d’oliva che trabocca dal girello che riempie due fette di pane casereccio che ci strizzano l’occhio dietro il sedile. Gli stomaci brontolano ed una volta lasciato alle spalle Viale Roma, nemmeno il tempo delle “presentazioni” con la Strada Provinciale 217, che ci fermiamo nel primo spiazzo alberato. Nella concitazione, non ci accorgiamo nemmeno che siamo entrati in una proprietà privata, con tanto di cancello settecentesco e tenuta da far invidia a Briatore.

C’è una striscia d’asfalto che scompare tra i pini, mentre a destra un sentiero si perde tra gli abeti…”ma ndò cazz’ amm’ captat’?!?”. Non scorgiamo ville o casolari, almeno fin dove arriva la nostra vista annebbiata, mentre sul cancello fa bella mostra un “attenti al cane”. Cane che non vedremo mai arrivare, nemmeno dopo aver sbranato girello e affini. Gli unici a farsi vivi, saranno i quattro occupanti di una Multipla, forse i proprietari della Contea, inorriditi dalla visione di gente che sembra non mangiare da una vita e che rutta peggio di un camionista sulla tratta Bressanone-Villa San Giovanni.

Dopo aver innaffiato i fiori di campo, si risale sulle auto e prepariamo gli occhi per ammirare lo spettacolo che riserva la Via dei Laghi. Quello di Nemi non riusciamo a scorgerlo dietro la folta vegetazione, ma quello di Albano si mostra meglio di una donna, in tutta la sua bellezza, in tutto il suo fascino, che raggiunge il culmine nelle giornate che anticipano la primavera, proprio come domenica. Lo ammiriamo dall’alto, “zigzagando” nel traffico che da queste parti è normalità, tra centauri e famigliole in libera uscita.

Il tempo di svoltare a destra e siamo a Marino. Due incroci ed ecco il “Fiore”, ristrutturato da poco, dopo essere caduto in disgrazia negli anni del post “Italia ‘90”. Qui Azeglio Vicini “costruì” l’Italia che poi chiuse terza alle spalle di Germania ed Argentina.

All’ingresso le solite “tarantelle” ed un dispiegamento di FdO inutile per una gara che alla fine conterà non più di cinquanta spettatori. Il classico biglietto da ‘10 euro’ e siamo dentro, dove hanno ripulito tutto tranne i cessi, pieni di merda anche sulle pareti, nel vero senso della parola.

La gara è un’agonia, con i nostri che hanno lasciato nel girone di andata mordente e cattiveria, indispensabili in qualsiasi girone di ritorno per togliersi in fretta dalle zone pericolose e puntare ad altro. Andiamo in vantaggio al novantesimo, ma ci raggiungono nel recupero, giusto per rendere ancora più corposa la lista dei rimpianti.

Noi facciamo il nostro. Potrebbe bastare la presenza, ma andiamo oltre come sempre ed incitiamo per tutta la gara, senza risparmiarci, malgrado il tiepido sole quì se la sia “data a gambe” già da un pezzo. Al triplice fischio chiamiamo tutti sotto da Noi per mettere in chiaro alcune cose, che è sempre meglio ricordare a chi le avesse già dimenticate e fa “tenerezza” vedere il guardalinee, ad un quarto d’ora dal termine, chiedere a Mister Pascucci di rientrare negli spogliatoi.

Prima di ripartire, tocca accontentare i più “romantici” con una foto “vista lago” e disturbiamo due innamorati prossimi a lasciarsi per il ‘clik’. Lei, mentre scatta, chiede anche “Di dove siete?”. Rispondiamo in coro “FONDI!”. Che dite? Avrà capito?