La trasferta di Lucca(B.Buggiano)

“Muvem’c vajù, che accà fà fridd!”

Di questi tempi bisogna accontentarsi, e per Noi, accontentarsi vuol dire anche girare stadi che sanno di tempi andati, quelli che ogni mattone ha una sua storia e che ad ogni angolo del muro c’è puzza di piscio. Il Borgo a Buggiano, come sapremo in seguito da qualche steward fuori lo stadio, avrebbe anche un impiantino niente male, ma la burocrazia italiana ormai tocca livelli inauditi, un po’ come la repressione per Noi ultras. Sta di fatto che si gioca al “Porta Elisa” di Lucca ed anche se per Noi cambia poco, si parte col sorriso, perché se proprio dobbiamo guardare un muro, almeno sappiamo di guardare un muro con una storia calcistica degna.

Si parte con un occhio al meteo, anzi due, visto che c’è aria di neve e qualcuno pensa già ai Maya. La sosta-rutto non è stata possibile cronometrarla, ma crediamo sia stata la più veloce di sempre, a causa dei pinguini che ci beccavano il panino. Il freddo ci mette la strizza, ci stringe il culo, ci riduce le dimensioni che pisciare è un impresa riuscirci senza bagnarsi le scarpe e le montagne innevate ci ricordano che da queste parti, quando l’arbitro fischierà la fine della gara, sarà già buio e gelo…e saranno cazzi, visto che le ruote della nostra macchina sono più lisce del fondoschiena della Fico. Scusateci, ma per rendervi l’idea per forza così bisogna fare.

Una volta usciti dall’autostrada è subito centro città, ma intenti a gustarci la bella Lucca, ci riesce difficile capire dove sia lo stadio. Finalmente, ma non senza difficoltà, siamo fuori il Settore Ospiti, che per l’occasione è rappresentato dalla Curva Est. Ai varchi solo catene e nemmeno l’ombra di un qualcuno che ci facesse gli onori di casa. Optiamo per girovagare in cerca della Tribuna Centrale, dove cerchiamo di contrattare una nostra entrata; qualche steward si offre volontario per parlare col digossino di turno, ma nulla da fare, la risposta è :”Fino ad ora non è entrato nessuno, non entrano nemmeno loro!”.

Non ci rimane che cercare uno spiraglio attorno alla cinta muraria che circonda il “Porta Elisa”. Tentiamo anche di “comprare una casa vista stadio”, ma l’unica nei paraggi lascia intravedere dalla finestra sulle scale una ventina di palloni che il custode del “Porta Elisa” starà ancora cercando chissà dove. Ci dirigiamo sotto la Gradinata, dove riusciamo a guardare un po’ di partita utilizzando dei piccoli fori attraverso il cancello d’entrata, ma quello che riusciamo a vedere è davvero poco, ma ci si accontenta, visto che il risultato del campo non ci regala gioie.

Prima del fischio finale rimaniamo interdetti quando un tizio passa e ripassa più volte sotto i nostri occhi, a petto nudo con maglia poggiata sulle spalle, pantaloncino e zoccoli, felice e contento in sella alla sua bici. Intrepido! Per la cronaca, c’erano due gradi ed a Noi battevano i denti!

La gara termina con l’ennesima sconfitta, ma le ultime energie ci fanno dirigere all’esterno degli spogliatoi del “Porta Elisa”. A Noi non servono le prime pagine dei giornali, quello che bisogna fare lo facciamo in silenzio, e così è stato anche a Lucca.

Quando sono ormai le 18 abbondanti, ci lasciamo alle spalle il “Porta Elisa”, Lucca e l’intrepido in bicicletta, ci aspettano più di quattrocento chilometri ed un freddo gelido “Muvem’c vajù, che accà fa fridd!”.