La trasferta di Genzano

Perseguitati dalla sfortuna

Dici “Genzano” e si oscura il cielo, con nuvoloni grigi e freddo pungente, dopo una settimana di guardaroba primaverile rispolverato in fretta e furia. Dici “Genzano” e cerchi di non ricordare le tre pere che per poco non ci fecero perdere il treno della Serie C. Dici “Genzano” e ti gratti le palle, perché nei novantuno chilometri che ci separano dal ‘Comunale’, di sicuro incroceremo gatti neri e specchi rotti.

Genzano non riporta alla mente null’altro che non sia una sconfitta, di misura o con largo scarto, ma sempre senza punti siamo andati via da lì, mai con una gioia in tasca. Genzano non ci ha mai “regalato” nulla e se andiamo indietro nel tempo, 2004 forse 2005, viene fuori anche una “segnalazione” durata più di un’ora, che solo per una botta di culo non ci tenne lì tutta la notte.

Dici “Genzano” e ‘boom’! Ci fermiamo nel primo spiazzo, che altro non è che l’incrocio per Latina Scalo, più che altro per provare se i broccoletti che riempiono i nostri panini siano davvero “zucchero”, ma nemmeno il tempo di risalire a bordo che …”Porcaputtana!!!”

Crrrr! Crrrr! Una, due volte, la chiave nel quadro ‘sfarfalla’ e l’auto non parte. “Ecco, siamo fottuti!”. Ci rimbocchiamo le maniche e spingiamo, ma la strada è in salita e l’auto ci pianta nel bel mezzo dell’incrocio. Ci riproviamo e finalmente i cavalli tornano a nitrire, ma stavolta, prima di risalire a bordo, ci strofiniamo le palle fino a consumare i jeans.

Si riparte ringraziando il Santo protettore ed in carrozza inizia una lezione di Meccanica e Manutenzione, che tiene banco fino alle porte di Genzano, dove come la campanella, arriva un chioschetto a salvare i poveri alunni ad un passo dalle convulsioni. A turno si va al cesso, rigorosamente chiuso a chiave e chiave da chiedere in ginocchio al barista, che ci rifila un caffè niente male.

Prima di ripartire, si cammina scalzi sui carboni ardenti e come pegno si fa la solita promessa di tornare a messa alla prima occasione utile, pur di sentire l’auto partire senza problemi. Naturalmente, ci rimangiamo tutto quando la prima dà il via alle danze senza capricci. Da lì al ‘Comunale’ saranno al massimo 4-500 metri ed in un attimo siamo fuori.

Già, proprio così, proprio fuori il settore ospiti, dove rimarremo per tutti e novanta i minuti. Oggi entrano solo gli abbonati del club di casa, quindi, senza far troppe storie, ci piazziamo ad un passo dal settore ospiti, dove un’aiuola ci strizza l’occhio meglio degli spalti. Ormai il nostro destino sembra segnato, così che divieti e restrizioni “nascono” un giorno prima il nostro arrivo, come se fossimo ancora in C. Menomale che, a star fuori, ci siamo abituati.

In campo, dopo l’ottima prova di sette giorni prima, sembra esser tornato il Fondi brutto ed arrendevole del girone di ritorno, che ha dimenticato come si gioca a calcio e rischia di venir risucchiato nelle zone centrali della classifica, dove un punto non serve a nessuno e tre ti permettono di avere un “battito regolare”.

Genzano è sinonimo di sconfitta ed anche questa volta andiamo via a bocca asciutta e con i vestiti fradici. Prendiamo due gol, un cartellino rosso e tanta pioggia, che non fanno altro che confermarci che ferri di cavallo, jeans consumati e amuleti non servono a nulla contro la dea Cynthia. Genzano è la nostra “bestia nera”, non c’è nulla da fare.

Tornati alle auto, quello che ci preoccupa di più non è la classifica, ma se torneremo o meno a casa. Il segno della croce è solo un gesto di buon auspicio mentre la chiave entra e compie i canonici 180°. Un “Bruum Bruum” rassicurante ci toglie il respiro e la strizza va via. “Siamo salvi, almeno per il momento!”.