La trasferta di Foligno

Nient’altro che Noi!

Siamo quasi agli sgoccioli della stagione, ma la voglia di viaggiare è ancora tanta. Quella, non manca mai, statene certi. Quando si è assuefatti è difficile smettere e diventa ancora più difficile girare lo sguardo altrove, ignorando il passato recente.

Che vita sarebbe senza trasferte? Non lo sappiamo e non vogliamo saperlo. Non riusciamo ad immaginare di dover rimanere a far sudare il culo sulla poltrona di casa, ghignando e fregandoci le mani ad ogni disfatta degli avversari. Non siamo occasionali, non ci interessa dei nostri di risultati, figuriamoci di quelli degli altri!

E’ la volta di Foligno, entroterra umbro, incastonato tra tornanti e paesaggi meravigliosi, perché in Italia tutto è affascinante, dalle donne alle damigiane di vino, rimanendo in tema di curve. Si parte in buon numero, considerando tutto il resto e come ogni trasferta che si rispetti, non mancano “tensioni”. Sarà che siamo brutti e poco avvezzi alle cortesie, ma quando il casellante cerca in tutti i modi di farci innervosire, ci riesce in pieno ed evitiamo una reazione solo perché dopo la sbarra due volanti giocano a bandierina. “Evitiamo, evitiamo che è meglio, altrimenti a Foligno non ci arriviamo!”

La strada scivola via veloce, c’è tempo di una sosta prima di arrivare a destinazione, ci si ferma a Massa Martana, dove al di là delle frasi retoriche e dei luoghi comuni, troviamo una barista con degli occhialetti spessi che ci tira su il morale e ci ingrifa tanto, ma tanto, con quel suo accento fisso sulle ultime lettere di ogni parola. Che porci che siamo!

Prima di intravedere il “Blasone” di Foligno, si taglia a metà il centro di un piccolo paesino, una frazione più che un paesino. Bastardo è il suo nome, e parte subito una lotteria per capire come cazzo si chiamino gli abitanti del posto. Non riusciamo a svelare l’arcano e siamo ancora in piena bagarre da quiz televisivo quando arriviamo fuori il settore ospiti del “Blasone”.

Tiriamo fuori la pezza ed iniziamo a farci sentire, ma tempo dieci minuti, ci viene a far visita una volante che viene a “prendere le prenotazioni”. “A me una Margherita! A me una Quattro Stagioni!”. A non più di dieci metri da Noi, c’è una gara di una non meglio precisata categoria. Ci saranno almeno una cinquantina di auto ed un centinaio di persone, ma solo da Noi si presentano i “camerieri” ed uno di loro ha anche il coraggio di parlare di “preconcetti”. Incredibile!

Le visite non terminano qui e, tra un coro e l’altro, ci accolgono anche i Vigili Urbani o “Polizia Municipale” come si fanno chiamare adesso, con un bel po’ di arroganza. A ‘sto punto, potevano anche vestirsi da Superman e volare. Mah! Comunque, niente di nuovo all’orizzonte, nessuna novità, ormai ci siamo abituati a queste manfrine, ogni “santa domenica”. Santa per via delle trasferte, sia chiaro, non certo per qualche rigurgito religioso che potrebbe infastidire gli atei.

La gara si mette bene, erano secoli che non si segnava la prima rete della partita, ma il tempo di un battito di ciglia e si è già sotto. Noi continuiamo a “fare a cazzotti” con la recinzione del prefiltraggio, ma fortunatamente i nostri cori superano reti, porte e muri. Vogliamo dare l’ennesimo segnale ad una squadra ormai con i remi in barca. Ma più che per loro, siamo qui per Noi stessi, anzi siamo qui esclusivamente per Noi stessi!

Solo per Noi, nient’altro che Noi!