La trasferta di Aversa

Voi guardate il campo…

E proprio mentre i “no” stanno per trasformarsi in “forse” ed i “forse” stanno per tramutarsi in “sì”, Noi continuiamo per la nostra strada, “duri&puri”, senza macchie, coerentemente fedeli ad una linea di condotta che altri hanno già abbandonato da tempo e che forse non hanno mai condiviso, ma solo usata per non essere etichettati come “traditori”. Mentre altri sfilavano per le vie della Capitale, tutti tirati a lucido con “lustrini&paillettes” , con i loro giacconi da “paperoni”, guanti neri ed occhialoni, Noi decidemmo di non apparire, di rimanere quelli di sempre, quelli che amano far “parlare gli spalti” e non i tappeti rossi.

Sotto quegli “occhialoni da duri”, con il passare delle domeniche, si son nascosti e poi svelati coloro che ostentano l’essere ultras solo quando ci sono telecamere e prime pagine da riempire. Sotto quei Rayban sembravano tutti ultras, ma con i primi raggi di sole, si sono sciolti, tesserati e dichiarati…quasi tutti. Ed è patetico sentirli blaterare giustificazioni, patetico come l’uso che ancora fanno della parola “ultras”.

Ed è ancora più patetico il modo in cui cercano di “liquidare” chi ancora ha una coscienza, una dignità, una mente coerente che lo porta a seguire ovunque la sua squadra del cuore pur sapendo di rimanere fuori dagli stadi, rischiando denunce, diffide, arresti e quant’altro. Ma li capiamo, perché tra loro c’è chi non fa una trasferta dall’introduzione della Tessera. Hanno passato anni a “segarsi” sull’Inghilterra e sui “take the End” (la conquista della curva avversaria), che quando hanno avuto l’occasione di metterlo in pratica due anni orsono, hanno invece deciso di rimanere a casa…con un occhio alla Premier ed uno al Televideo.

Ora, che hanno la loro bella Tessera e dai loro Settori Ospiti sono liberi di “ingiuriare” chiunque senza il minimo pericolo, si sentono forti non sapendo di essere gli unici “sconfitti”. Ora, che comprano il biglietto della trasferta già il giorno prima nelle loro Città, senza arrischiarsi nei botteghini della Città a loro ostile, parlano ancora di “coraggio&mentalità”. Proprio ora, che bisognava far seguire i fatti alle parole, hanno deposto le armi.

Noi, e come Noi anche altre realtà italiane, continuiamo invece a tirar dritto, continuiamo a scalare montagne, ad occupare balconi, a suonare campanelli, a cercare un posto con dei gradoni, che sia una scuola o una palestra, un marciapiede o una finestra, da dove poter continuare ad essere “ultras” nel massimo significato del termine, quello che nessun vocabolario potrà mai far comprendere a chi non lo è.

Ad Aversa ci siamo accontentati della toppa di una serratura, e come Alvaro Vitali ci ha insegnato nei B-Movie degli anni ’80, abbiamo immaginato che dall’altra parte ci fosse la Fenech, che tanti calli ci ha provocato sui nostri palmi e tante notti ci ha reso sonnambuli, sognando, sognando, sognando…di esser dentro…lo Stadio, dentro il Settore.

“Tra le tantissime tipologie di tifosi si possono distinguere due macro-categorie: quelli che guardano il campo e quelli che guardano la curva.” Voi continuate a guardare il campo, che Noi guarderemo la curva!