In casa con l’Aversa

A vostro piacere

Tanto abbiamo dovuto aspettare, ma alla fine siam ritornati ad assaporare il gusto dei tre punti, l’aroma inconfondibile della vittoria. Una vittoria che è solo una goccia in una bottiglia, ma che almeno ci allunga l’agonia e ci regala altri “bip” sul cardiofrequenzimetro, dando ancora parvenze di segnali di vita, ma con i medici dietro l’angolo pronti a staccare i fili.

Si torna a gioire, si torna ad esultare, finalmente torniamo a casa col sorriso, anche se a dirla tutta, il sorriso c’è sempre stato. Si torna a gioire e sperare in un miracolo, visto che di ciò si potrebbe parlare se da qui a maggio riuscissimo ad agguantare almeno le posizioni utili per i play out.

In campo finalmente gente che lotta, corre e lotta, corre e suda, insomma sputa sangue per questa maglia. Sugli spalti gente che ci crede, ci crede  e non molla, ci crede e canta, insomma coloro che mai abbandoneranno questa nave in tempesta ad un passo dalle rapide…

Questa volta, il nostro resoconto si ferma qui, senza l’ormai tipico modo di raccontare, in modo differente e scanzonato, la nostra domenica al seguito delle maglie rossoblu.

Avremmo voluto parlare di altro, come nostro solito, ma ci sembra giusto e doveroso, da parte nostra, mettere in chiaro le cose una volta per tutte, visto che occhi per vedere ed orecchi per sentire fortunatamente non ci mancano.

Abbiamo scelto un po’ di tempo fa (cinque anni fa per essere precisi), di raccontare le nostre domeniche su questo blog, usando un modo inusuale per degli ultras, abituati ad atteggiarsi sempre più spesso dietro una coreografia o un bandierone, lasciando poco spazio a quella goliardia che invece dovrebbe rappresentare il sale di ogni gruppo organizzato o meno che frequenti uno stadio, curva o gradinata che sia.

Abbiamo deciso di testimoniare in questo modo, con queste parole, il nostro modo di essere, che lascia poco spazio alle apparenze ed alle comparsate, visto che mai ci siamo sognati di farci riprendere e fotografare in posa e mai ci siamo permessi “il lusso” di contattare personalmente fotografi e redattori. Anzi, vi diremo di più, spesso e volentieri abbiamo anche evitato “sovraesposizioni” che sinceramente non ci piacciono così tanto come invece gratificano altre piazze.

Da un bel po’ di domeniche, questi racconti trovano spazio su siti e riviste che parlano la nostra stessa lingua, che parlano e raccontano di ultras, che riprendono gli articoli e li pubblicano. Evidentemente, ciò che viviamo e scriviamo viene apprezzato più di quanto potessimo immaginare e la cosa più bella è quando il tutto avviene senza nessuna richiesta, senza nessun accordo, senza l’invio di nessun materiale da parte nostra.

Da tre anni, ormai, il macigno della Tessera del Tifoso pesa sulle teste delle tifoserie dei campionati professionistici e quindi anche su di Noi. Noi, che abbiamo scelto, così come altre realtà, di combattere questo ennesimo abuso domenica dopo domenica e non solo quando si è primi o quando si ha voglia, ma sempre, e ripetiamo…SEMPRE! Viene quindi naturale, per una piccolissima realtà come la nostra, andar fieri di ciò che si fa e si porta avanti settimana dopo settimana, trasferta dopo trasferta, con tutti i “cazzi vari” che chi dice di essere ultras conosce fin troppo bene, così bene da non poter né dimenticare né tantomeno minimizzare.

Chi non ha conosciuto la Tessera; chi naviga a vista in campionati che non prevedono il suo possesso per poter andare in trasferta; chi ha preferito una radiolina ed una poltrona ad un ruscello e tre galline fuori il “Lotti” di Poggibonsi (tanto per citarne una); chi non sa cosa voglia dire viaggiare giorno e notte solo per dire “io c’ero, ma ero fuori”…beh, tutti questi “grandi ultras”, farebbero bene ad evitare ogni giudizio affrettato. Se non vogliono leggere le nostre “paranoie”, sono liberi di farlo. Chi sta lottando contro la TdT merita rispetto, qualunque sia il colore che porta addosso!