In casa con il Cynthia

Cantare per dimenticare

Stanchi di sudare anche stando fermi e stufi di grondare sudore dopo i primi cori, veniamo finalmente accontentati dal cambio repentino di clima, che trasforma gli ormai abituali 25°C in freddo e pioggia battente, nel giro di poche ore.

Ora immaginate di indossare bermuda e t-shirt, prendere la bandierina dalla quale non vi separate mai, scendere le scale di casa col sorriso sui denti, ruttare gli ultimi rigurgiti di pollo e patate al forno tra il terzo ed il secondo piano e prendere l’ultima rampa di scale prima del portone che separa il “vostro” dal “di tutti”. Nemmeno il tempo di pararsi i denti ed un soffio di vento vi sbatte il portone sulla faccia, vi sale su per le gambe, vi fa rizzare i peli e vi fa capire, senza mezzi termini, che dovete tornare su a rovistare nei cassetti, alla ricerca di qualcosa di più “pesante” di un bermuda e di una t-shirt. Già che ci siete, prendete anche un k-way, non si sa mai…

Ecco, appunto, il “non si sa mai” accade, puntuale, come un calciatore in banca il giorno dell’accredito dell’assegno. Il “non si sa mai” si materializza in pioggia cristallina che rompe gli indugi, dà un calcio in culo al caldo e con arroganza fa suo tutto il pomeriggio. Naturalmente dalle 14 in poi, proprio in tempo per prenderci per il culo e bagnarci dalla testa ai piedi, appesantire il campo e scremare il gruppo.

Tranne la pioggia ed il freddo, la gara non regala particolari emozioni. L’inglese dell’altra domenica sarà già tornato nell’uggiosa Londra con la sua Polaroid ed il settore ospiti è ancora una volta deserto. E’ possibile, che per trascorrere allegramente il pomeriggio, bisogna inscenare una gara a chi trova per primo il pertugio per la testa nel k-way?!?

Sale la tristezza ed aumenta lo sconforto. Già, perché retrocedendo, ci siam guardati in faccia e ci siamo detti: ”Vabbè, almeno torneremo a respirare un po’ di gradoni”. Ma invece, domenica dopo domenica, ci ritroviamo sempre soli tra le mura del “Purificato”. Che il nostro girone non avesse lo stesso fascino di altri in questa quinta serie nazionale, lo si sapeva, ma così diventa un’agonia, una sorta di partita a solitario, con tanto di monotonia, interrotta solo dalla casualità delle 40 carte da gioco.

Ma nella nostra “Repubblica delle Banane” c’è chi sta peggio di Noi. C’è chi, pur avendo tutte le carte e le card in regola, viene tenuto lontano dagli spalti, per incapacità di chi dovrebbe assicurare l’ordine, spacciando provvedimenti da totalitarismo per misure di sicurezza. C’è chi sta peggio di Noi e la cosa ci rinfranca. Ed allora, tiriamo un sospiro di sollievo, guardiamo il settore ospiti vuoto, asciughiamo la lacrima che scende sul viso, tiriamo su la testa, alziamo le braccia e continuiamo a cantare… l’unica cosa che sappiamo fare, l’unica cosa che ci rimane da fare!