In casa con il Campobasso

La fiaba senza fine

Non è mai facile innamorarsi di una squadra di calcio e rimanere fedeli nel tempo, malgrado tutto e tutti, malgrado i tempi che corrono, malgrado le alternative dei nostri giorni. Da piccoli, almeno quando lo eravamo Noi, era molto più facile perdere la testa per un pallone, per chi lo rincorreva e per chi lo calciava. L’esultanza ai gol poi, meglio non parlarne. Le figurine, la radio e tanto altro ancora che col tempo hanno avuto la peggio a confronto di una realtà virtuale che ha risucchiato tutto, perfino la passione dei calciofili e dei tifosi. Per non parlare degli ultras, a conti fatti sempre di meno, se proprio volessimo affibbiare questo termine solo a chi ancora merita l’accostamento, tralasciando quelli che hanno scelto altre strade. Il passare degli anni ha fatto svanire quel non so che di “fiabesco” in questo Mondo che tanto amavamo e che col tempo ha perso fascino, adepti, simpatizzanti e semplici curiosi.

Certo, suoneranno strane queste parole, dette da chi c’è riuscito, è innamorato e sa che non ne uscirà mai da questo stato di cose. Vi sembrerà strano sentir parlare di un Mondo di macerie, ma è lo stesso che fino a qualche anno fa era ancora un’isola felice o quasi di un Paese privo di libertà individuale. Potrà sembrare anacronistico parlare di un cambio generazionale che non ha saputo tramandare valori ed ideali che i vecchi hanno difeso fino all’ultimo giorno di curva. Giovani leve che poco hanno imparato da chi c’è stato prima di loro. Giovinastri che una volta attaccato lo striscione alla vetrata sembrano tutti apposto con la coscienza. Minorenni senza nessuna guida, che seguono mode e come queste svaniscono dopo un’estate. E’ triste dirlo, non avremmo mai voluto constatarlo, ma sembra quasi una candela smezzata il “nostro paradiso”.

Eppure, c’è chi avanza, fiero, senza badare al resto. Chi vive la parola “ultras” da lustri è abituato a lottare, ad andare avanti malgrado tutto. Forse, anche voi, come Noi, non volete sentirne di mollare, di buttare nell’armadietto la sciarpa, di attaccare al muro la pezza e di non viaggiare più appresso a due colori. Forse, anche voi, come Noi, avete bisogno di motivazioni, di qualcuno che vi parli e vi ricordi com’eravamo un tempo, senza però dimenticare di parlare anche del presente. Anche voi volete che qualcuno, senza un nome, senza un volto e senza una bandiera vi faccia rivivere le sensazioni di una volta, provocando pelle d’oca in chi poggia l’orecchio per ascoltare. Riassaporare, anche solo con l’olfatto, “aromi di calcio” andati perduti nella credenza è un deterrente per non lasciare che questo nostro stupendo Mondo, questo nostro modo di vivere lo stadio, venga inzozzato da generazioni nuove che mai riusciranno ad essere uguali a Noi.

Ecco perché abbiamo scelto di raccontare le nostre domeniche, ecco il perché di tante parole. Chi ormai lotta con i primi capelli bianchi, arrivato a questo punto, ha bisogno di ascoltare dai suoi simili parole di conforto e battaglia, storie di curva e trasferte, che possano far vivere situazioni anche se si è lontani mille miglia e se si ha colori diversi, si parla con un altro accento e si tifa un’altra squadra. Raccontare la curva e le gesta di chi la vive vale molto più di una vittoria dei nostri sul campo! Andare avanti, malgrado i tempi duri, le leggi, i giudici e la classifica vale molto più di una salvezza!