Erasmo Iacovone

UNO di NOI

Inauguriamo una nuova rubrica dedicata a chi ancora oggi vive nel cuore di noi ultras. A chi, con il proprio originale modo di fare, anticonformista e controcorrente, è riuscito a farsi amare da chi "non ha giocatori" ed ama solo la maglia. Sono pochi, molto pochi coloro che sono entrati nelle grazie di chi occupa i gradoni dei settori più caldi di uno stadio! Difficile farsi amare, eppure alcuni ci sono riusciti! Lo hanno fatto senza premeditazioni, spesso attirando su se stessi i giudizi poco edificanti della stampa e dei moralisti; lo hanno fatto rendendosi portabandiera del pensiero non conforme…ed è proprio ciò che li ha resi inevitabilmente degli idoli agli occhi dei propri sostenitori. Potrei citarne alcuni, ma poi, vederli sulle pagine di questo blog non sarebbe più una lieta sorpresa. Campioni in campo e fuori, eccentrici e non, ma che sicuramente hanno lasciato un segno, un marchio indelebile nelle menti di tutti noi. Giocatori che chiunque condivide i valori ultras vorrebbe nella propria squadra. Quella pedina fondamentale che fà parlare di se anche quando non va in gol, colui che dopo una rete corre ad abbracciare simbolicamente un’intera curva di cuori palpitanti, colui che sarà per sempre…UNO DI NOI!

Erasmo Iacovone

Erasmo Iacovone nasce il 22 aprile ’52 a Capracotta in provincia di Isernia e in età precoce dimostra già tutto il suo valore sull’erba dei campi di calcio.



Cresciuto nell’OMI Roma, debuttò in Serie D a 19 anni. Nel novembre del 1972 passò alla Triestina in Serie C, ma non ebbe un grande successo: solo 13 presenze e senza reti nel capoluogo friulano. Fu nella stagione successiva, ritornato in Serie D nelle file del Carpi, che il bomber uscì dal bozzolo, trascinando la squadra verso la promozione in Serie C. Le 13 reti messe a segno in 32 partite, gli valsero l’ingaggio nel Mantova in Serie C. Di statura media, fisicamente forte e dotato di buoni fondamentali, possedeva un buon senso del goal ed un ottimo colpo di testa. Segnò 24 reti in 72 partite nel Mantova, che gli valsero l’ingaggio in Serie B della società del Taranto nel novembre del 1976. A Taranto divenne presto molto famoso ed acclamato. Venne ingaggiato con un somma pari a 400.000.000 di lire e con i suoi numerosi gol fece accarezzare alla squadra e alla città il sogno di giocare, per la prima volta nella storia della società, nella massima serie del campionato italiano. In breve tempo divenne un "mito" per tifosi e cittadini. Segnò 8 volte in 27 partite nella prima stagione, e stava raggiungendo una promettente maturità, quando una tragedia lo fermò mentre era capocannoniere del torneo cadetto con 9 gol (nessuno su rigore), e si diceva che la Fiorentina si stesse interessando a lui.

Il giocatore infatti perì tragicamente alle ore 00.40 di lunedì 6 febbraio 1978 per un incidente stradale: nell’attraversare un incrocio alla guida della sua Cytoen Dyane, fu speronato da un’autovettura che procedeva a fari spenti guidata da Marcello Friuli, appena rubata e per questo inseguita da una volante della Polizia. L’impatto sbalzò il calciatore fuori dall’abitacolo e ne provocò la morte, mentre il Friuli riportò solo qualche lesione. Aveva 26 anni e lasciò vedova la moglie Paola, con cui si era sposato solo da sette mesi e dalla quale aspettava un bambino.

I funerali si svolsero martedì 7 febbraio, prima nella chiesa di San Roberto Bellarmino e poi all’interno del vecchio Stadio "Salinella", che aveva consacrato Iacovone a vero beniamino della tifoseria rosso-blu. Furono due ore di commozione intensa, un ultimo omaggio affettuoso e straziante. Furono calcolate 40.000 presenze allo stadio, nonostante il giorno feriale e la pioggia che cadeva copiosa su Taranto. Nelle parole del presidente Giovanni Fico, l’impegno in un ultimo gesto: «Perdonaci Erasmo. Considero tutti i miei giocatori come figli, e tu eri il migliore. Il cielo ha voluto sottrarti a noi, ma tu rimarrai sempre vivo nel nostro cuore. In questo momento esprimo l’impegno a far intitolare al tuo nome questo stadio.». Così avvenne.

Indimenticabile il suo stile di uomo e di calciatore, ben diverso da quello di tanti atleti famosi: persona schiva, amava la serenità delle mura domestiche. Il suo stacco impetuoso ed il suo "infallibile" colpo di testa rimarranno per sempre nella memoria di chi lo vide giocare. Ancora oggi il suo nome è ricordato con amarezza nella città che gli ha dedicato anche un monumento realizzato dallo scultore Francesco Trani ed inaugurato il 20 ottobre del 2002 nella piazza antistante lo stadio.


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