Non ci piace mica questo calcio, fatto di anticipi, posticipi, recuperi e ritardi voluti. Partite da giocare allo stesso orario con arbitri compiacenti che ritardano l’inizio per una maglia della rete più larga delle altre; minuti di recupero che fanno gridare allo scandalo; decisioni da lasciare inorriditi e rigori dati, non assegnati, tirati e ritirati, segnati ed annullati.
Non ci piace questo calcio in cui vincono sempre gli stessi, con risultati prevedibili decisi attorno ad un tavolo. Partite truccate, giocatori dopati che rifiutano esami, bevande energizzanti e mix micidiali, che a confronto, i succhi di tartaruga dei giapponesi sembrano brodaglie. E se volete farvi una cultura dei possibili effetti collaterali, provate a digitare su un qualsiasi motore di ricerca il nome Heidi Krieger…
Non ci piace questo calcio, fatto di penalizzazioni e fallimenti pilotati, dove i giocatori hanno il potere di far morire società gloriose con una semplice “messa in mora”, dopo aver deluso per un intero campionato ed esser passati in tutte le agenzie di scommesse della Città.
Non ci piace questo calcio ormai saturo di emozioni, con stadi sempre più vuoti e sempre più tristi, dove abbondano steward e gendarmi, a vigilare chissà poi cosa. Spalti deserti ed incassi ridicoli per quello che non più di 4 anni fa era ancora lo sport più seguito della nostra Penisola. Ed il motivo, non è certo la violenza, tantomeno gli Ultras, visto che in giro non se ne vedono tanti…
Non ci piace questo calcio in cui abbondano “papponi” che riciclano ed investono un po’ qua ed un po’ la, il cui nome sarà ricordato più dai Tribunali e dai creditori, che dai tifosi. Cordate fantasma, imprenditori del nulla che scelgono la via più semplice per far sparire i soldi del “Monopoli”. Peccato, che la realtà non faccia ricominciare dal Via…
Non ci piace questo calcio fatto di “silenzi stampa” quando si perde, pronti a trasformarsi in “conferenza fiume” nel caso si torni alla vittoria, poco conta se sofferta. Se non si ha il coraggio di ammettere i propri errori, non ci si può definire persone “schiette”, ma capiamo che non tutti hanno occhi ed orecchi come Noi.
Non ci piace questo calcio fatto di giullari, saltimbanco e cantastorie. Il calcio è del popolo; il calcio è dei tifosi; il calcio è passione; il calcio è tutto ciò che voi non sarete mai. Il calcio, così come Noi lo ricordiamo, non ha nulla a che fare, nulla da spartire con lo squallido teatrino che va in scena oggi.
La copertina invita alla battaglia. All’interno di questo numero, i resoconti della gara interna contro il Fano e della trasferta di Celano. La rubrica “Settore Ospiti” con i protagonisti di turno, ovvero gli Aversani. Spazio per gli Avellinesi rimasti fedeli all’US AVELLINO 1912, protagonisti in Siena-Udinese. Ultimo articolo dedicato alle novità dell’ormai defunta Tessera, che cambia il nome ma non la sostanza. A chiudere, Risultati&Classifica, il Prossimo Turno e le foto delle ultime partite.
Potremmo iniziare il racconto dell’ennesima trasferta, come sempre, dalla partenza o dai preparativi, dal viaggio di andata verso Celano, tra sprazzi di neve e paesaggi stupendi. Potremmo riempire la vostra immaginazione con le nostre parole e darvi l’impressione di esser stati lì al nostro fianco, dietro la cancellata del settore ospiti. Ma preferiamo parlarne dopo.
Questa volta, inizieremo a raccontare dal viaggio di ritorno, dal momento in cui, voltandoci ad osservare il panorama, siamo stati rapiti da dieci ragazzini che correvano appresso ad un pallone su un prato più giallo che verde, ma con una passione tale da far apparire quella distesa di erba uno stadio pieno, almeno ai loro occhi.
Per un attimo, abbiamo rallentato, cercando di scorgere una strada che ci potesse portare da loro. Per un attimo, abbiamo pensato di scendere e raggiungerli, per intonare dei cori e rendere quel prato veramente uno stadio. Per un attimo, abbiamo pensato di tornare a scaldare le nostre ugole. Peccato però, non esser riusciti a trovare anche un po’ di ghiaia che ci potesse condurre al loro “stadio”. Se fossimo riusciti a raggiungerli, sarebbero rimasti a bocca aperta ascoltando i nostri cori e saremmo tornati ragazzini anche noi.
Quella visione, ci ha fatto dimenticare novanta minuti di nulla al “Piccone” di Celano, dove i rossoblu sono usciti sconfitti ed a testa bassa, senza aver tirato fuori l’orgoglio, nemmeno per uno solo dei novanta minuti. L’orgoglio, proprio quello ha fatto la differenza. L’orgoglio, quello tirato fuori dai padroni di casa, dati per spacciati già da gennaio, ma che hanno saputo dimostrare quanto sia fondamentale scendere in campo non solo per calpestare il terreno, ma per onorare i colori che si portano addosso.
L’orgoglio ha creato il solco tra le due squadre e l’immaginazione ha fatto il resto. L’immaginazione, proprio quella. La stessa immaginazione che ha permesso al Celano di vincere contro un nemico più forte, almeno sulla carta, ha permesso a quei dieci ragazzini di segnare una rete tra due sassi, immaginando una porta, uno stadio e gli spalti gremiti, perché dove non può arrivare la realtà, arriva l’immaginazione.
Ora più che mai, repressione, diffide, trasferte vietate e tessera del tifoso rappresentano la realtà, ma è l’immaginazione che ci porta lontano dalla nostra Fondi, fuori stadi di cui vedremo solo mura e cancellate, dopo chilometri di passione. La realtà ci consiglierebbe di mollare, di lasciar stare, ma l’immaginazione ci porta lontano, così lontano da fregarcene di tutto il resto. Noi viaggiamo e continuiamo a sognare ed immaginare!
