Archivi del mese: Febbraio 2007

Pokerissimo!

Dedicato alla classe arbitrale ed agli organi federali, dedicato agli scettici, ai pessimisti, a coloro che pare aspettino in silenzio il minimo passo falso per partire con sentenze e giudizi. Dedicato al pubblico fondano che nelle ultime gare interne sembra essere tornato prepotentemente, dedicato ai giocatori che per via di infortuni sono costretti purtroppo a restare fuori, dedicato a tutto il mondo rossoblu che si accinge a disputare la partita più difficile della stagione, sul campo della capolista indiscussa del torneo. Ed a far lievitare l’interesse per la gara di domenica mattina allo Stadio “Otto Settembre” arriva, dopo mesi e mesi di falsi allarmi e presunti scoop lanciati più che altro da chi si augurerebbe la scomparsa del Frascati per ovvi motivi campanilistici, un comunicato della Federazione Italiana Giuoco Calcio che inasprisce il finale di campionato… e probabilmente potrebbe fungere da stimolante per la squadra castellana al fine di inanellare una nuova striscia super di risultati. Il Fondi, cosciente dei suoi limiti ma soprattutto delle sue potenzialità, scenderà sul sintetico di Frascati per giocarsi la sua partita, provare a portare a casa un risultato più utile che prestigioso. Perché le carte in regola ci sono tutte, la voglia di tirarsi fuori dalle paludi della zona play-out anche, basterà allora comportarsi come nell’ultima uscita esterna a Nemi per centrare una nuova prestazione dignitosa da dedicare agli ultras ma soprattutto al mitico Antonio Iacuele che da lassù farà sentire il suo incitamento.

Intanto il pokerissimo rifilato alla banda Paloni ci riporta in un piazzamento meno preoccupante, il tabellino si arricchisce di quattro diverse marcature che regalano il sorriso al bomber del momento Stefano Fiore, al sempre più promettente Paolella, all’eclettico Langiotti ed al generoso Varroni. La squadra sforna una prova meravigliosa, per intensità e mole di gioco prodotta, per occasioni create e totale predominio dell’incontro. A riassumere l’impegno di domenica scorsa basterebbe un S.V. sulle pagelle di Assogna, invitato per altro dagli ultras ad involarsi verso la porta avversaria per siglare la quinta rete… il tutto per un pomeriggio di grande calcio e rinnovata fiducia, il migliore possibile degli antipasti in vista del “partitone” di Frascati. Ed alle porte di un mese di Febbraio che potrebbe essere fondamentale per il futuro della formazione rossoblu: dopo la trasferta ai castelli affronteremo l’ImperoRomano in casa, poi sarà la volta del “Celestino Masin” al cospetto di un Nettuno in grande ascesa ed infine tra le mura amiche contro l’Anitrella dell’inimitabile Calderoni prima del mercoledì al “Riciniello” per Gaeta-Fondi. Questo il calendario di un mese da vivere col cuore in gola. In 24 giorni potrebbe decidersi il destino dei nostri colori, con una serie di incontri delicati ma tutto sommato alla nostra portata. Tre scontri diretti ed alle estremità due trasferte intriganti: il gioco s’è fatto duro, è giunto il momento di fare la differenza.

L’infermeria, come si dice in gergo calcistico, ancora non si svuota, anche a Frascati la rosa a disposizione sarà ridotta di qualche elemento. In compenso però rientrerà dal turno di squalifica il jolly Pelliccia e per questo motivo nell’ambiente c’è fiducia, entusiasmo. Peccato ancora per l’orario della partita che penalizza fortemente il possibile seguito della nostra squadra, considerando che la domenica mattina fondana è come un giorno di normale lavoro tra attività commerciali aperte e mercato settimanale, e questo comporta l’assenza di quegli elementi che se si giocasse di pomeriggio sarebbero sempre presenti, costantemente. Ma va bene anche così! “In dieci o in cento” coloreremo col nostro calore e sostegno anche gli spalti infiniti dello Stadio “Otto Settembre” e spingeremo con tutte le nostre forze il Fondi verso l’obiettivo di giornata: come sempre la vittoria! Lo faremo con il nostro solito stile, riservando al nostro fratellone Antonio i boati più forti. E speriamo che la squadra possa centrare un risultato positivo da dedicare alla sua memoria, in attesa di poter tributare a Capacchione un’intensa giornata di amore e ricordo all’Arnale Rosso, domenica prossima, in occasione dell’incontro casalingo contro l’ImperoRomano. La città glielo deve!


2 Febbraio 2005…

2 Febbraio 2005              2 Febbraio 2007
ANTONIO con NOI


Vive il suo nome, il suo sorriso, il suo orgoglio ed il suo amore per la città. Vivono i suoi colori, le sue birre, le sue battute, le sue urla di gioia, la sua goliardia inimitabile. Lui vive nel nostro ricordo, nell’amore che ogni santa domenica giunge forte e chiaro alle sue orecchie, lì affacciato tra le nuvole a seguire le geste della sua squadra del cuore, il rosso ed il blu che per lui volevano dire tutto, volevano dire vita. Tutti dedichino oggi un pensiero ad Antonio Iacuele, dovere di ogni fondano dovrebbe essere rendergli onore con una visita, andarlo a salutare, raccontare ai più piccoli cosa è stato e cosa sarà per sempre per Fondi il mitico Capacchione. In un mondo che dimentica gli eroi e loda i corrotti, in un mondo che apprezza solo le apparenze abbiamo il dovere di portare il nome di Antonio ovunque e pretendere per lui il massimo rispetto. Ciao compà, ti vogliamo bene!

Marzo ’07

Sottotitoli febbraio’07

La tradizione vuole che all’alba di ogni mese scatti il Sottotitolo, l’affondo, il pensiero di compagnia che farà da centro accoglienza ai visitatori abituali e/o occasionali del blog, ed anche stavolta la scadenza viene rispettata. Prime ore di Febbraio ed ecco alzarsi il sipario su un nuovo condensato di filosofia ultras, gradito ai più, che però in occasione delle sue ultime apparizioni ha provocato anche prese di posizione opposte: apprezzabili in quanto esternazioni di un pensiero da parte di qualcuno che vive il nostro stesso mondo, ma non completamente condivisibili. D’altronde esistono divergenze storiche perfino sulla concezione del termine ultras, come pure su tutto il contorno più o meno colorito che fa di questa nostra passione nel bene e nel male un ottimo deterrente all’omologazione cui tanti, troppi, giovani e meno giovani, non riescono a sottrarsi, figuriamoci come non possano nascere delle opinioni contrastanti relativamente ad una riflessione. Vero anche che, al di là di ogni possibile differenza concettuale, e ben lontani comunque da alcun pregiudizio di sorta, sussistono una serie di affinità, quei punti delle singole assi che però in alcuni casi si incrociano e finiscono per non essere parallele, o per dirla con la matematica: il minimo comune denominatore. Nel nostro contesto a farla da padroni sono la fede per la propria squadra, lo spirito ribelle, la memoria storica, il forte senso di territorialità, l’accentuato orgoglio e senso di appartenenza ad una città o alla propria realtà ultras, l’opposizione al sistema ed ai suoi difensori armati. Parole sante direte…

Constatazioni banali aggiungeranno altri, ma ultimi vessilli probabilmente che non soffrono di instabilità. Allora affrontiamolo questo argomento, svisceriamo approfonditamente le avversità che mettono in serio pericolo il futuro del movimento, cerchiamo delle eventuali similitudini e mettiamo subito in piedi, ove possibile, una strategia comune per arginare il rischio e limitare i danni. Spazziamo in tribuna alla “Viva il parroco” questo cross teso che domenicalmente, ma non sarebbe sbagliato dire quotidianamente, spiove nella nostra area di rigore, già di per sé intasata da altre più o meno superabili difficoltà. Ci accorgeremo di una cosa semplice, forse banale anch’essa, ma maledettamente vera: siamo tutti dalla stessa parte! Tutti sulla stessa barca! Ed il mare aperto che affrontiamo, incuranti dei pericoli e della cosiddetta convenienza dell’indifferenza, non è altro che uno stimolo in più per continuare, per non mollare, per non indietreggiare. Anche perché, e questo è un particolare di rilievo assoluto, noi non facciamo altro che difendere la nostra fede, vivere la nostra vita, e tutto ciò che in essa è prioritario, a modo nostro, senza schemi e calcoli, spontaneamente, sbagliando in alcuni casi ma sempre in buonafede. Scritturati da nessuno, schierati sì ma non come pedine di un gioco da tavolo tantomeno come maschere del burattinaio. Noi stessi, sempre e comunque, nonostante tutto e tutti. E, cosa molto importante, veri, leali, coraggiosi. Imprevedibili? …sì, se vogliamo, perché certo non rappresentiamo un surgelato che ha bisogno solo di una semplice cottura. Emotivi sicuramente, perché siamo così come mamma ci ha fatto, nessuno ci ha modificato geneticamente e per questo risultiamo antipatici e diversi.

Essere, appunto, e non apparire. Essere se stessi! Fregarsene dei moralisti, dei benpensanti, dello sguardo schifato di chi crede di trovarsi di fronte l’ignorante di turno non sapendo che magari dietro quel taglio di capelli strano e quel tatuaggio sul braccio c’è un laureato in sociologia o un libero professionista, un esponente della “società civile”, come amano chiamarla i politicanti, che sopravvive sei giorni in ufficio per poi tornare a vivere la domenica. E poco gli importa se si giochi di mattina o pomeriggio! C’è sempre, e ci sarà sempre, finché potrà prestare il suo calore all’amore per la maglia condividendo le emozioni di una vittoria e lo sconforto di una sconfitta, l’indifferenza di un pareggio ma soprattutto i sorrisi e la goliardia di una trasferta con i suoi fratelli di curva. Essere noi, per come siamo, per quello che siamo. Questa è la prima regola, la prima arma di difesa da opporre al disegno offensivo dell’avversario. Badate bene, ognuno nel suo piccolo. Perché sembrano tramontati i progetti agglomeranti che pure avevano fatto ben sperare nel corso degli ultimi anni. Le strumentalizzazioni tentate, le infiltrazioni politiche, le pregiudiziali e le rivalità insormontabili hanno messo al tappeto l’unione delle forze, intesa naturalmente come momento di sintesi delle diverse esperienze di gruppo incrementate dall’elaborazione di una contromossa comune. In più di una curva sono cresciute le fratture, tra chi sposava l’idea e chi la considerava inopportuna, e per questo il lavoro portato avanti da due-tre unioni, chiamiamole così, è definitivamente andato in archivio, salvo tornare utile in occasioni particolari, come per alcune grandi manifestazioni anti-repressione svoltesi di recente.

“…contrastare chi da sempre è intenzionato ad uccidere l’identità ultras” era uno dei punti fermi di questi raduni, ma va anche sottolineato come fosse prevedibile una diversa interpretazione da curva a curva. “L’odio porta onore e l’onore porta rispetto” è una delle frasi più significative di un quasi-tascabile che non dovrebbe mancare nella libreria di un malato cronico: la prospettiva di una forza comune portata avanti radicalmente avrebbe garantito risultati positivi per tutto il movimento ultras nazionale, ma non è detto che anche lavorando ognuno nella propria realtà il “prodotto finale” non possa essere all’altezza della situazione, pronto ad opporsi al killer in cerca di teste. Ed allora bisogna essere quel che si è davvero: oggi come oggi è la parola d’ordine per noi. Come per tutti coloro che vogliono issare un muro di difesa del proprio piccolo grande mondo, per difenderlo dalle insidie e farlo crescere liberamente. “Perché è giusto che gli ultras siano liberi di andare allo stadio e non costretti ad andare in Questura o in Commissariato, perché è giusto che siano liberi di prendere un treno senza che qualcuno chieda loro se stanno andando in trasferta, liberi di dare il benvenuto alla tifoseria avversaria nel modo che più gli si confà”. “Sì, certo, l’unione fa la forza, figuriamoci se non avrebbe fatto la forza l’unione delle bande più rispettate d’Italia… ma a quali condizioni?” Su, avanti così, ognuno sia quello che è. Noi pensiamo ad essere, per l’apparire è finito il rotolo dei numeretti…