Si chiude una porta…
C’è chi ha la fortuna di potersela spassare sulla neve e malgrado la crisi riesce ancora a far roteare calici di barolo. Carni alte come un sussidiario, volatili ripieni e ricoperti con salse talmente “spregiudicate”, che a confronto, le squadre di Zeman sono “catenacciare”. Tortini al cioccolato, torroni alle mandorle e dolciumi ipocalorici che ti si sciolgono in bocca e che, con estrema facilità, mandi giù uno dietro l’altro. Fa niente, se te li ritrovi sullo stomaco mezz’ora dopo, aggrappati alla cinta che tiene su il tuo pantalone di velluto, che hai tirato fuori dal cassetto per l’occasione, tant’è che porta ancora addosso l’aroma dell’anti-acari.
Rompi tre bicchieri, ti macchi la camicia pagata 80,00 euro con la salsa del tacchino, giochi a tombola per far contenti i nipotini, scarti i regali ma già sai cosa c’è dentro ogni pacco, abbracci tutti e trentasette i parenti che son seduti a tavola e quando arrivi all’ultimo ricominci da capo perché è ormai Capodanno. Insomma, avrai anche la neve fuori la finestra, il camino accesso ed il 4×4 parcheggiato in garage, ma passerai il solito Natale di merda!
C’è chi invece, alla neve, preferisce anche d’inverno le calde acque di qualche isola sperduta nell’oceano. O qualche meta esotica, dove il 25 a pranzo indossi al massimo zoccoli e bermuda e rutti sorseggiando intrugli fatti di cocco e piscio di alligatore. Se invece siete amanti del pericolo o non sopportate la suocera, vi consigliamo posti tipo il Niger, il Belize e la Guinea Equatoriale. Divertimento assicurato, nessun contatto con l’esterno e se vi va di culo, tornate a casa con i vostri piedi.
Vai in giro tutto il giorno col costume e fai a meno delle mutande che ti si infilano tra le natiche, ed a proposito di natiche, passi tutto il tempo a guardare quelle delle tue vicine di amaca. Dimentichi cosa vuol dire “mangiar sano” e ti ritrovi, inconsapevolmente, ad ingoiare strane pietanze di cui non domanderai mai gli ingredienti. Non sai una parola della lingua locale, non sai leggere il menù tradotto solo in inglese e ti fidi del cameriere. Te ne pentirai amaramente e dirai: “Il prossimo anno si va a Cortina!”. Insomma, avrai anche evitato il cenone con i parenti e la tombolata, ma causa fuso orario, riceverai la telefonata dei tuoi alle 03:00 del mattino. Anche in questo caso, quindi, un Natale di merda!
E poi ci siamo Noi. Noi e tutti quelli che non devono aspettare le festività per vedere posti nuovi e passare ore a fare la forma del culo sul sedile dell’auto. Noi e tutti quelli che, più o meno ogni quindici giorni, prendono sciarpa, bandiera e striscione e partono verso città spesso sconosciute. E’ vero, non sapremo mai come sono fatte, quante chiese e monasteri ci sono, di che colore sono le spiagge e quante stanze hanno gli alberghi, ma in compenso divideremo albe e tramonti con i nostri amici al fianco, in una monovolume intrisa di malto e nicotina.
Percorreremo strade sterrate, superstrade, autostrade, viadotti e gallerie. Prenderemo un sacco di buche, bucheremo sette gomme, fonderemo tre motori. Saremo costretti a darci per malati a lavoro, mentiremo alla ragazza, alla moglie e all’amante, mentiremo anche ai nostri figli e alle mamme degli amici dei nostri figli. Anche il nostro sarà un Natale di merda, ma non avremo mogli tra le palle ed esattori al portone!
Una volta preso il biglietto “sputato” fuori dalla macchinetta del casello, ci sfrecciano di fianco auto che per poco non ci tirano via la carrozzeria. Sono i soliti “italioti” di ritorno dalle vacanze, che hanno fretta di tornare a casa perché lunedì si ricomincia ad avere una sveglia per nemica. Li riconosci subito e li eviti, ma una volta fermi all’Autogrill, uno di loro cerca in tutti i modi di “rovinarsi la giornata” e se oggi è a lavoro senza graffi, lo deve solo all’acquazzone che ci fa desistere.
Il Palestrina gioca a “porte chiuse”, ma per Noi che ci abbiamo fatto il callo non fa differenza. Lo “Sbardella” sembra solo un cumulo di macerie, anzi, forse lo è. Quello che una volta era l’ingresso ospiti, oggi è ricoperto di “abbandono”, ma di buchi per vedere la gara nemmeno l’ombra. Non ci perdiamo d’animo ed una volta girato l’angolo, ecco davanti a Noi il campo. Non siamo i soli e nemmeno i primi ad avere avuto la stessa idea, anche perché la gara è già iniziata. Ad occhio e croce ci saranno un centinaio di persone, appollaiate sul terrazzo di una casa e davanti a Noi una piccola tribuna di ferro, con una ventina di “addetti ai lavori”. Il tutto sotto lo sguardo dei “vigilantes” compiacenti. E menomale che si giocava a “porte chiuse”!
La gara prende subito una brutta piega. Ci infilano una, due volte ed inizia a piovere, rendendo il terreno di gioco impraticabile. I rossoblu non sono proprio scesi in campo e non rimane che “intrattenersi” con qualche simpatico burlone del posto.
“Che Natale di merda!”
