Pollice in su!
Erano anni che non percorrevamo la manciata di chilometri che separa le due città per entrare al “Colavolpe”. Avevamo lasciato il Terracina in Eccellenza, dopo averlo ringraziato mille volte per quei tre punti regalati, ai quali mancava solo il fiocco sul pacco, che valsero l’accesso ai play out e la successiva salvezza con tachicardia ed infarti sfiorati. Senza ombra di dubbio, da lì partì la “favola” dei rossoblu, fino ad arrivare dove tutti sanno.
Avevamo lasciato il Terracina in Eccellenza, con il solito menefreghismo all’italiana, che porta politici ed affaristi a far promesse, senza mai mantenerle. Lo avevamo lasciato senza uno stadio, così come molte altre realtà calcistiche dello Stivale, così come anche Noi, sballottati per mesi prima di aprire il “Purificato” al Professionismo, senza dimenticare gli anni di Eccellenza, quando come gitani, girammo quasi tutti i campi della Provincia, in attesa della fine dei lavori.
Lo ritroviamo vestito a festa, con tanto di doppio petto griffato, per l’anticipo al sabato in diretta tv, voluto fortemente dalla Società biancoceleste, che ha cercato così di “recuperare” i propri e gli altrui errori. Forse, una bella vetrina, ma per Noi un palcoscenico inutile, che vorrebbe far sembrare il calcio di D un’oasi felice, mentre la repressione, a piccoli passi, invade anche gli spalti delle categorie minori, tra l’omertà e la compiacenza di stampa e tv.
Si gioca alle 14, orario del cazzo, che allontana piuttosto che avvicinare. Orario di merda, soprattutto per chi lavora e che pur essendo fortunato nell’avere un’occupazione, non può certo prendersi la giornata, con i tempi che corrono e “cù la fam’ che fa ju fum’”. E così, aspettiamo i part-time, i co.co.co., i disoccupati, i cassaintegrati, i bamboccioni, i comodi ed i ritardatari cronici e riusciamo a far tardi anche quando ci son da percorrere solo una ventina di chilometri. Incredibile!
Rispetto al passato, le ultime disposizioni per mettere in sicurezza il “Colavolpe”, costringono gli ospiti ad impolverarsi sul sabbione buttato giù in fretta e furia per rendere a norma la gincana che porta al parcheggio ospiti. Sull’uscio del settore, pressoché identico a come è sempre stato, il ritardo accumulato deve fare i conti con un minuzioso controllo che, addirittura, vuole impedirci l’accesso delle pezze e delle bandiere. Solo cinque minuti più tardi arriva il consenso dell’ispettrice, quando i giochi sono ormai iniziati ed in campo abbiamo già preso un palo.
Visto che di tempo già ne abbiamo perso tanto, attaccate le pezze, ci si compatta. Vecchie facce fianco a fianco con giovani volenterosi, che rappresentano un miracolo se si pensa che nella nostra bella Fondi preferirebbero portare a pisciare il cane piuttosto che seguire i rossoblu. A proposito di miracoli, uno si manifesta proprio davanti ai nostri occhi, già perché nessuno avrebbe scommesso un euro su questa bella presenza dopo lo squallido campionato della scorsa stagione, fatto di appena quindici miseri punti ed una retrocessione annunciata già ad inizio settembre. Insomma, i miracoli esistono!
E già, perché, dopo anni di porte chiuse, trasferte vietate, schede mai possedute e biglietti da acquistare il giorno prima della gara a centinaia di chilometri di distanza, si torna a respirare aria di trasferta, senza impedimenti e restrizioni, che fanno sì che anche venti chilometri diventino entusiasmanti per chi li percorre con passione e con ritrovato vigore. Sugli spalti è venuta fuori la rabbia covata in tutti questi anni di C, esplosa alla prima occasione possibile, venuta fuori proprio quando ne avevamo bisogno e quando tutti ci pensavano morti.
Colori, canti, battimani ritmati, incitamento costante, così come lo sventolio, il calore e le ugole spremute per far uscire l’ultimo fiato ed unirci tutti assieme nei boati. Novanta minuti di puro sostegno al nostro undici in campo, che mai come in questa stagione sta mostrando attaccamento, impegno per la causa e rispetto per i colori che indossa ogni domenica. Un giorno lontano, ricorderemo questi ragazzi come gli unici ad essere entrati al “Colavolpe” con lo sguardo fiero ed esserne usciti col pollice in su. Questi ragazzi meritano sostegno, questi ragazzi meritano la Iacuele!
