Settore Popolare

Uno addosso all’altro, così vicini, così attaccati da poter riuscire ad intuire anche quale deodorante usa il tuo vicino, sempre se sei così fortunato da esser capitato affianco ad un tizio che ci tiene al proprio igiene. Già, perché se la fortuna ti volta le spalle, ti ritrovi “inebriato” da un odore poco piacevole che non è né alcol né tabacco. Ma sei lì, spalla a spalla con perfetti sconosciuti, con personaggi che vedi per la prima volta. Non sai chi sono, che lavoro fanno (sempre se ce l’hanno), quanti anni hanno, non hai diviso la tua infanzia con loro, a dire il vero nemmeno ti interessa, ma sai già che al primo gol, alla prima segnatura della tua squadra, ti ritroverai abbracciato ad uno di essi, fregandotene degli odori.

Nel frattempo, mentre la tua squadra delude e non suda, mentre gli altri attaccano e segnano, tu e i tuoi vicini continuate a cantare, bocche aperte verso il cielo e mani che sembrano sincronizzate. Sembrate un corpo solo, sembrate un qualcosa di così organizzato da far invidia a corpi di ballo e fanfare. Ma non è così, non si segue un copione, si tratta di altro, si tratta di improvvisare, ma è come se tutti conoscessero il finale. C’è uno di voi lì davanti, pronto a guidare tutti, pronto a far cantare te e quelli che ti sono affianco. E’ lì che urla, si dimena…e voi lo seguite, come fosse un capo-popolo, come fosse un maestro e voi la sua orchestra. E’ lì davanti che non guarda il campo, ma guarda voi. Quello lì non avrà mai visto una gara con i propri occhi, ma le ha viste tutte nello specchio delle vostre pupille.

Si canta, si salta, si urla e viene anche il momento del becero insulto, che in una gara di calcio è come il viagra per un impotente, ovvero la salvezza. Ti sfoghi con la giacchetta nera, che col tempo ha cambiato colore. Te la prendi con l’avversario, che ha la sola colpa di aver impallinato la tua squadra. La gara non regala gioie e allora cerchi di regalartele da solo e giù insulti.

 Sei lì che segui la gara, il tuo vicino ti chiede una sigaretta, gliela dai, mentre più su non si accontentano del tabacco e volano in aria “aromi marocchini” o giù di lì. C’è chi sorseggia una birra; chi, a furia di bere, ha già terminato la sua partita e chi beve per dimenticare. Sei spalla a spalla con gente sconosciuta, ma è come se la conoscessi da sempre. Occhi fissi al campo e cuore in gola. La gola, pronta a far spazio alle tue corde vocali, estese all’estremo in un’esclamazione che avrà sempre lo stesso fascino: “Gooooooooooaaaaaaaaaallllllllll!”.

Sei lì in Curva, Settore Popolare, in mezzo alla gente. Sei lì in Curva, dove non esistono differenze, lì dove un chirurgo o un contadino non hanno diversi galloni; lì dove le tue scarpe comprate al mercato non fanno certo brutta figura a confronto con un paio di Gucci; lì dove nessuno ha una carta d’identità; lì dove le tue Lauree non valgono un cazzo; lì dove i tuoi euro valgono “zero”! Sei lì, spalla a spalla con gente uguale a te. Sei lì, e quando quello lì davanti urlerà più forte, canterai anche tu, canterà anche il tuo vicino, canterà il chirurgo, canterà il contadino, canterà quello con le scarpe comprate al mercato, canterà quello con le Gucci, canterà la Curva, Settore Popolare, gente senza etichette!

(Dedicato a chi, anche quest’anno,  ha pensato bene di aumentare il biglietto di Curva, per una stupida ripicca nei confronti degli unici paganti delle gare al “Purificato”)