La trasferta di Milazzo

Storie di un tempo che fu…

Una volta era più facile. La settimana sembrava non finire mai, con quell’attesa spasmodica fatta di ore ed ore passate a scrivere striscioni. Dal lunedì, il solito chiodo fisso ci perforava le menti fino ad arrivare al sabato, stremati dai pensieri. La domenica era un tripudio di bandiere, tamburi e fumogeni senza etichette e senza autorizzazioni. Una volta era più facile e la domenica era in grado di farti dimenticare una settimana di merda.

Una volta era più facile. Tra fogli a quadretti pieni di nomi e quote trasferta, con i soliti che ancora oggi ci devono un patrimonio, mentre altri c’hanno rimesso i salvadanai per fare “colletta”. Ma una volta era più facile ed anche l’ultimo arrivato trovava posto, anche se a corto di soldi e lucidità. Bastava portare una bottiglia di vino casereccio che si spalancavano le porte del bus.

Una volta era più facile. Il bus era l’unico mezzo a disposizione per raggiungere “i tuoi” fuori casa, di patenti nemmeno l’ombra, figuriamoci le macchine. Col passare del tempo, diventammo “boy scout” e “chierichetti” pur di sbeffeggiare l’agenzia di turno che ci avrebbe fornito il pullman…era l’unico modo per riuscire ad averlo. Ci spacciammo anche per “missionari”, ma una volta era tutto più facile.

Una volta era più facile. I quindicenni della Città eravamo Noi, senza Playstation e senza i-phone, senza grilli per la testa, senza Hogan ai piedi. Vivevamo in piazza, perennemente rissosi e cazzuti, vogliosi di diventare al più presto così grandi da poter far parte anche Noi del pullman che partiva per la trasferta. Oggi, nella nostra Città non ci sono quindicenni che ci ricordino la nostra giovinezza ed anche se ci fossero, con quale animo li porteremmo fino a Milazzo, con il rischio di non vedere nemmeno un barlume di campo, rischiando diffide e denunce dopo 1300 chilometri? Una volta era più facile.

Una volta era più facile. Si arrivava in città tutte uguali ed anche la più tranquilla ti sembrava pronta ad aggredirti. Non ci si conosceva, solo i novanta minuti creavano rispetto, amicizie, gemellaggi e rivalità. Un piccolo gesto e si era amici, un altrettanto piccola incomprensione e giù insulti, sassi e bottiglie fino a tarda notte, con due agenti di numero rintanati nella camionetta, che pazientemente attendevano la fine delle ostilità. Domenica, ad attenderci, abbiamo trovato tanta mentalità, quella mentalità che oggi unisce schiere di Ultras dai colori diversi. E proprio grazie ai ragazzi di casa, abbiamo potuto guardare la gara dal terrazzo di un palazzo. Una volta non era così, una volta si rischiava di lasciarci la pelle, ma era più facile, tutto più facile.

Una volta, saremmo arrivati a Milazzo a pochi minuti dal fischio d’inizio e ci saremmo diretti al botteghino, che senza problemi ci avrebbe staccato quei vecchi biglietti ingialliti. Saremmo arrivati a bordo di un bus, magari pieno, pieno di colore e calore, fiumi di vino e “odori”. Ma non è più così, il tempo ha cambiato tutto e nessuno ha pensato di fermare le lancette. Il tempo ci ha tolto tutto, dalle trasferte alle bandiere, dai botteghini ai pullman, dai tamburi agli striscioni, lasciandoci l’unica cosa di cui nessuno potrà mai privarci…la nostra passione!

2 pensieri su “La trasferta di Milazzo

  1. …e Domenica ultima trasferta stagionale a Campobasso. Sempre senza Tessera, sempre a testa alta. Per la Maglia, per la Città, per la Curva.

    ONORE A CHI C’E’ SEMPRE STATO
    E NON HA MAI CHINATO IL CAPO, NOI

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