La trasferta di Fiumicino(Lupa R.)

Il peggio sembra essere passato

Un sabato qualunque, un sabato italiano e il peggio sembra essere passato…così inizia il nostro fine settimana atipico, alla maniera di Sergio Caputo. Lui che negli anni ’80 era il primo pulsante di ogni juke-box, quando ancora avevamo  le tasche vuote di i-pod e smartphone e quelli più attenti alle mode mettevano la cinta ai Charro solo per infilarci la musicassetta, portando le cuffie sui capelli…già, i capelli.

Tempi andati, che ti vengono a citofonare come una coppia di Testimoni di Geova quando ti rendi conto che tutto è cambiato, anche il calcio. E te ne rendi conto dopo aver girato la chiave nel quadro e messo su un po’ di Venditti, che ha quegli intro ad ogni canzone che sono una sorta di “spazio pensieri”…e la mente vola.

Vola, vola fino a quando non inizia la “rubrica ricordi”, che parte da una frase di quelli che siedono dietro, che sono sempre quelli che non hanno un cazzo da fare. Non hanno volanti da domare, carreggiate da tenere d’occhio ed autisti di camion da mandare a fare in culo. Parte il primo “Vi ricordate quando…?” e da lì non si finisce più. Arriva il passato, ti rapisce e ti porta via ogni sorta di problema senza chiedere il riscatto.

Le trasferte, anche quelle che per i novanta minuti non regalano nulla in più dei tre punti, riescono comunque a lasciarti qualcosa dentro, ma non di certo per ciò che i tuoi occhi osservano dietro i vetri. C’è chi è riuscito a parlare ininterrottamente per quattro regioni di fila; chi ha dormito profondamente per 800 chilometri ed ha riaperto gli occhi solo davanti ai cessi dell’Autogrill; chi si è lasciato con la ragazza ed ha pianto sulle nostre spalle; chi ha perso l’ennesimo lavoro ed ha pianto di gioia; chi ha parlato con l’amico immaginario in preda a chissà quale “ina”; chi è scomparso tra i sedili ad ogni sosta rifornimento; chi ha corso a piedi sul G.R.A.; chi ha imboccato la strada sbagliata; chi a Ferentino ha lasciato portafoglio e dignità; chi malgrado tutto, ha ancora voglia di ascoltare simili storie.

Il nostro fine settimana atipico ci porta a viaggiare di sabato, perché la Lupa anticipa le gare casalinghe. Già, perché alle porte della Capitale già non ti caga nessuno, figuriamoci se sfidi la sorte scendendo in campo la domenica. Si gioca al “Desideri” di Fiumicino, perché la Lupa non ha ancora uno stadio tutto suo e forse mai lo avrà. Ma se scambi quattro chiacchiere col Presidente Cerrai, ti accorgi che magari, un domani sarai costretto a rimangiarti tutto quando li rivedrai su tutte le tv nazionali. Esagerati? Mica tanto, se si sbircia il redditometro del tizio in questione…

Si parte, ma prevedendo il solito ritardo, decidiamo di rifocillarci prima ancora di infilarci sull’Appia. Il menù è di quelli che non si rifiutano, con panini che una volta spogliati della carta stagnola liberano nell’aria aromi da cucina raffinata. Cosa c’era dentro lo sa solo il nostro stomaco, ma di sicuro ha gradito.

Il viaggio fila via veloce, anche troppo. Aboliamo i segnali orari a bordo e controlliamo le lancette solo una volta entrati a Fiumicino, prima di salire sul ponte che collega le due rive. Il segnale indica di continuare dritti, ma Noi, anticonformisti e coglioni dalla nascita, voltiamo a destra. Stupiti e fieri della nostra scelta, riusciamo a trovare subito le porte del “Desideri”. Le porte poi…vabbè.

Come da copione, siamo in “perfetto ritardo” e, giustamente, c’è chi si ferma a pisciare, chi cerca un bar, chi deve comprare le sigarette e chi telefona ai parenti in Canada. Mica dobbiamo fare il biglietto ed entrare, vero?!? A proposito di biglietti, la signora niente male all’ingresso stacca i tagliandi e se li mette in bocca, tra i denti. Ecco, ora immaginate il pensiero più porco che sia potuto passare nelle nostre menti. Fatto? Ecco, appunto!

I rossoblu sembrano in giornata ed il passare dei minuti ci dà la conferma. Difronte una tribuna coperta per due terzi che non batte ciglio. Nemmeno un sospiro, un gesto, un’emozione, tanto da riuscire ad ascoltare quello che si dicono in panchina. Noi, una volta appese le pezze, facciamo il nostro dovere. Ed è musica per le nostre orecchie l’eco che sbatte tra la brezza marina ed i palazzi tutti uguali alle nostre spalle. Si soffre, ma non tanto e si risponde, colpo su colpo, alla Lupa capolista, che ci aspettavamo più forte ed agguerrita.  Ma quelli più rabbiosi in campo sono i nostri, quelli con i nostri colori addosso. Il gol arriva tardi, ma arriva e fa esplodere il piccolo settore ospiti. Si soffre ancora, ma con onore ed il triplice fischio fa tornare il sorriso, a Noi ed a quelli in campo, dopo due sconfitte consecutive.

Insomma, il peggio sembra essere passato!