In casa con l’Anziolavinio

Vittorio

Era nato nella lontana Australia nel 1966, in quella Sidney che molti suoi coetanei avevano solo potuto sognare ed ammirare sulle cartoline con gli angoli stropicciati. La famiglia era tornata a Fondi quando lui era ancora piccolo ed era così cresciuto, come la maggior parte di Noi, tra quei vicoli che partono dal Corso e si intrecciano tra loro fino a farti perdere il senso dell’orientamento. Ogni portone ti sembra di averlo già visto pochi passi prima, se non impari in fretta a riconoscerli, ti ci perdi. Era cresciuto così, come tutti Noi, con le ginocchia sbucciate ed i gomiti logorati, segni inconfondibili di chi conosce prima la durezza di un sampietrino che la punta a sfera di una biro.

Sognava una vita normale, un lavoro onesto, una ragazza e perché no, un futuro migliore. Ma si sa, i depositari dei nostri sogni non ci prendono mai sul serio e spesso non veniamo ascoltati. Anche lui non fu ascoltato e scansò presto i suoi sogni per far posto ad un umile lavoro da manovale, tutto il giorno sui ponteggi con cazzuola e malepeggio in mano.

Amante del calcio, quello vero, quello fatto di campi in pozzolana, reti arrugginite, pali quadrati e gradoni grezzi a fare da spalti. In poche parole, amante e assiduo frequentatore del “San Francesco”, che oggi rimane solo un ricordo stampato su vecchie fotografie in gradazioni di grigi.

Se lo cercavi, lo trovavi là, su quei gradoni, dove assieme a pochi altri cercò di dare un senso al tifo per i rossoblu, vissuto fino ad allora solo di piatti e trombe. Provò in tutti i modi a svegliare una Città troppo borghese per lasciarsi andare ad un coro di incitamento, cercò di cambiare i Fondani e se oggi c’è la Curva Iacuele, gran parte del merito è anche suo.

Ma il ragazzone nato in Australia non aveva fatto i conti con il destino ed una mattina di gennaio del 1989, “un buco” se lo portò via per sempre, strappandolo all’affetto dei suoi cari e dei suoi amici. Lo trovarono alle prime luci dell’alba, rannicchiato nella sua 127 gialla, a due passi dal vecchio Ospedale, in uno dei tanti vicoli che chissà quante volte avrà percorso da piccolo. Proprio lì dove visse i suoi anni di spensieratezza, proprio lì il suo ultimo respiro.

Alto, robusto, nel pieno degli anni, se ne andò per non tornare più, portando con sé sogni, speranze, passioni, amori e la lista sconosciuta dei perché, che in questi casi non sono mai certi da poter giustificare la morte. Se ne andò così, senza nemmeno un cenno di saluto, un sorriso a bocca serrata, una stretta di mano.

Un mese dopo, il caso, il fato, una semplice coincidenza, ma al Festival di Sanremo dello stesso anno si presenta per la prima volta Enzo Jannacci, con una canzone che non avrà molto successo, ma che farà il giro di tutte le radio italiane, perché di protesta, perché una canzone di lotta contro le droghe: Se me lo dicevi prima.

Vittò…se ce lo dicevi prima, magari oggi saresti lì al nostro fianco!

4 pensieri su “In casa con l’Anziolavinio

  1. Quelle partite Nettuno,Pro cisterna, Formia, Pomezia incontri che sentivi molto nel cuore nel sangue nella mente. furono le mie prime partite anche in trasferta insieme a te Vittorio… e chi lo dimentica cappellino di lana 5000 lire di benzina e si andava.
    Dal profondo del cuore.
    ciao Vitto’

  2. Si parte per Fiumicino… oggi lo facciamo in maniera diversa, anche e soprattutto per te. Ci ritroviamo nel cuore di Fondi, sotto al Castello, tra pochi istanti. Questa trasferta è dedicata a te, Vittorione, sul campo della capolista. E non fa niente se è Sabato. I soliti… ma ovunque. E sempre presenti.

    NEL TUO ESEMPIO IL NOSTRO CAMMINO

  3. …Solo chi l’ha conosciuto, ha tifato al suo fianco e ha parlato con lui più di una volta anche lontano dallo stadio, sà chi era il grande Vittorio e cosa ha dato alla causa rossoblù, io ho avuto questo piacere e lo ricorderò sempre con affetto, rispetto e stima! Grazie Old Fans, Grandi Old Fans, Forza Fondi Forever!

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