Aprile ’07

Sottotitoli aprile’07

Lo abbiamo scritto nella nostra fanzine in occasione della sua quindicesima pubblicazione stagionale ed oggi torniamo a dirlo, nella rubrica dei “Sottotitoli” che accompagnano il blog per tutto un mese prima di lasciare spazio a nuovi affondi, schietti e spontanei come al solito. Non ci sentiamo più liberi cittadini, non possiamo nascondercelo. Conosciamo tutti la cronaca dei nostri due ultimi mesi di vita e quindi ogni commento rischierebbe di divenire superfluo: limitiamoci allora a prenderne atto, allo scopo sì di stimolare gli attributi di chi sta perdendo le forze per affrontare il cammino e le riflessioni di chi come noi porta avanti quotidianamente la bandiera del mondo ultras. A volte corrono in soccorso della delusione le belle e lunghe serate in compagnia dei fratelli di curva più cari, altre volte ci si rifugia in un buon libro o in un “personal drink” per combattere la rabbia e quella voglia di spaccare tutto. Sì, il momento che stiamo vivendo non è dei migliori, forse il più difficile da quattro anni a questa parte, eppure si avverte in ognuno di noi la voglia di resistere, reagire sempre, continuare a vivere questa nostra passione. Viverla appunto, con tanto di sofferenze e sfiducia, “facili entusiasmi” ma non “ideologie alla moda”, amore e dedizione, al di là dei risultati-no che arrivano dal campo. Questo semplicemente perché abbiamo un compito da portare a termine: non una prescrizione medica bensì il raggiungimento di un obiettivo, la persecuzione di un ideale, la difesa di quel valore. “Parole troppo grandi per chi non le ha nel cuore” direbbe il nostro fratello brixiano parafrasando una canzone a lui tanto cara, per far sì che venga fuori dalle difficoltà un movimento ancora più compatto, cementificatosi nel momento del bisogno, chiusosi a riccio per evitare sterili polemiche, concentrato per ripartire concreto e fomentante. E così sarà, perché è nello sguardo della nostra gente che si rispecchia la grinta, è nella voce del nostro fratello che si annida l’ardore. E questo garantisce… anche i più scettici: gli Old Fans ci sono! E ci saranno!

La repressione intanto continua a segnare il passo, colpisce ovunque, ed alimenta quel nuovo reato: l’induzione a delinquere. Bene hanno fatto in tempi non sospetti i ragazzi di Acireale di P&M a lanciare il loro grido d’allarme, senza tralasciare gli aspetti politico – affaristici del caso. “La storia degli ultimi quarant’anni ha generato, quello che, a ragione, viene definito come il più grande fenomeno di aggregazione giovanile mai esistito: gli ultras. Sociologi, scrittori e giornalisti hanno sezionato la cultura ultras a modo loro giudicandone le contraddizioni attraverso lo studio delle sue sfaccettature: i riti, la passione, la violenza e la filantropia. Società sportive, media, politici e multinazionali ne hanno sfruttato la forza dei numeri per i loro profitti. Nonostante l’interesse suscitato nell’ambiente circostante, il pensiero ultras però non si è mai sviluppato perché ghettizzato nella realtà degli stadi. Ghettizzare il movimento ultras è stato molto facile. Innanzitutto facendo lievitare la rivalità tra le fazioni, in secondo luogo creando ad arte lo stereotipo di ultras sinonimo di gruppo di deficienti che si esalta per undici uomini in mutande, dietro ad un pallone. Infine, a difesa dello status quo, la repressione giuridico – poliziesca ha funzionato a meraviglia… nessuno però ha mai pensato di fare qualcosa con gli ultras, per gli ultras, ed attraverso gli ultras per il resto della società. Gli ultras in Italia vengono considerati unicamente come un problema di ordine pubblico”. Primo grave errore che però mai nessuno ha riconosciuto, deresponsabilizzandosi e scaricando colpe al vicino di banco in Parlamento o nei corridoi dei Palazzi di Giustizia.

 

“Il problema della violenza è stato affrontato, nel corso degli anni, con misure di carattere repressivo e con la ripetuta adozione di leggi speciali che non hanno mai ottenuto risultati di rilievo. Invece di provvedimenti sempre più drastici, sarebbe forse il caso di mutare approccio, cominciando a considerare il tifo organizzato come un vero fenomeno sociale, di particolare rilevanza, complesso e mutevole, e non solo come una fonte di violenza e delinquenza. Quasi a nulla purtroppo sono valse tutte le manifestazioni che domenicalmente, o meglio giornalmente, visto che le partite si giocano ormai in ogni giorno della settimana, le curve d’Italia hanno messo in atto con l’unica arma concessa (fino ad un certo punto), gli striscioni ed i cori! Quasi a nulla sono valse poi le manifestazioni in strada che avevano chiesto un tavolo di discussione, considerazione, ma il tutto si è fermato ad un incontro con Carraro per la questione caro-biglietti e calcio moderno, ma per il problema repressione siamo ancora lontani dal discutere in modo costruttivo, qualche politico ha preso a cuore la causa degli ultras, come l’On. dei "Verdi" Cento, indipendentemente dal partito di appartenenza, ma il suo appunto in Parlamento non ha portato a niente di concreto, Pisanu ed il suo successore irremovibili su assurde decisioni, che fino ad ora hanno portato solo all’esasperazione degli animi, alla cruenta guerra tra ultras e FdO, ad un sensibile calo di spettatori negli stadi”. Come era logico prevedere…

“Il tifoso si sente offeso da leggi che impongono di andare allo stadio schedati come maiali! Si sente preso in giro quando si chiede (dovrebbe essere così di regola) di apporre un identificativo anche agli agenti, come è nel resto d’Europa, perché picchiano anche quelli con il manganello, a volte infieriscono su gente a terra, caricano su folle di centinaia e centinaia di persone in settori ospiti che sono delle gabbie o peggio dei recinti, dove c’è anche la mamma ed il bambino, o l’anziano, e non stiamo fantasticando… sono fatti accaduti e perfino documentati! Non si può nascondere tutto. Ci si sente presi in giro dallo Stato, da chi ci dovrebbe tutelare, quando si viene diffidati e obbligati ad andare a firmare quando c’è la partita, se abbiamo acceso una torcia o solo sputato in campo (perché l‘ultras non accende la torcia per tirarla in testa a qualcuno, chi lo fa non appartiene alla linea di pensiero dell’ideologia ultras) e poi quando la sera si torna a casa dal lavoro accendere la tv e sentire che "lo straniero irregolare ha ucciso a coltellate un vecchietto per 100 Euro" o che "il pluri-pregiudicato viene scarcerato nuovamente", che "Omar ed Erica avranno delle ore in cui potranno uscire e incontrare parenti e amici", che "l’assassino dei propri genitori viene scagionato per infermità mentale", tutto questo è un’offesa al cittadino! Tant’è vero che la legge sulle diffide è incostituzionale, non si può condannare qualcuno senza essere prima giudicato, il Questore che emette l’ordinanza non ne ha i poteri, ma questo discorso è stato poi subito messo a tacere, nascosto, ammorbidito con aggiunte e variazioni alle leggi speciali! E c’è chi ancora aspetta la legge speciale per la ricostruzione della propria casa terremotata… vergogna! Questo stato di tensione non porterà mai a qualcosa di costruttivo, sarà sempre guerra “tutti contro tutti”, senza dialogo, senza collaborazione fra le parti, e per collaborazione non intendo… l’avete capito! Ma solo non romperci le scatole a vicenda: rispetto! Perché nella vita, allo stadio, per strada, nel lavoro ci vuole buon senso nel capire la gente e le situazioni che si hanno davanti. Così da sempre, la repressione non ha mai vinto, sono passati anni e anni nelle storie di tutto il mondo. Sterminio di razze, dittature, embarghi, ma tutto ciò che è stato represso ha poi avuto la meglio. Non molliamo, fino alla fine gridiamo: no alla repressione! Libertà per gli ultras!

Quello che "il Potere" si ostina a non voler capire è talmente evidente e sacrosanto da far venire meno ogni possibile fraintendimento: questa è solo cecità, cercata e voluta, trovata ed orgogliosamente esibita. L’ultras colora il calcio, come ogni altro sport, in Italia ed in Europa, ovunque. L’ultras ama la maglia della sua squadra del cuore, la onore sempre e comunque, la difende, la sostiene, si sobbarca spese assurde pur di seguirla dappertutto. L’ultras porta il nome della sua città in giro per ogni stadio, senza elemosinare biglietti, accrediti o "liste riduzione", senza pretendere tappeto rosso e pasti gratis, chiede solo rispetto. Quel rispetto che manca giorno dopo giorno sempre di più, quel rispetto che altri credono di poter pretendere anche di fronte ad un evidente abuso, quel rispetto che differenzia l’ultras dallo spettatore occasionale in vena di scorribande. Quel rispetto che nessuno vuole assumersi la maledetta responsabilità di riservare al criminale in sciarpa e cappuccio! Povera patria… scrisse Franco Battiato.

7 pensieri su “Aprile ’07

  1. Da MENTALITA’ RUCCUTONA, il pensiero di un vecchio ultras 40enne del Frosinone sul nuovo decreto antiviolenza…è inutile sottolineare che condivido ogni parola!

    SI CARLO, LA NOSTRA RIVOLUZIONE È PROPRIO QUESTA.

    NON ANDIAMO APPRESSO A QUEI GRUPPI CHE FANNO DEL LAMENTO, DELLA PROTESTA, DELLE LACRIME DI VITTIMISMO LA LORO POLITICA, PERCHÈ CON QUESTO ATTEGGIAMENTO ANDREMMO INCONTRO AD UNA SCONFITTA SICURA.

    GUARDIAMO LONTANO, OLTRE LE BATTAGLIE PARZIALI, DOBBIAMO PUNTARE NITIDAMENTE ALL’ UNICO NOSTRO OBIETTIVO DI INTERESSE: LA VITTORIA DEGLI ULTRAS.

    CI TOLGONO IL MEGAFONO?

    ECCOLO QUI A VOSTRA DISPOSIZIONE IL MEGAFONO (risata sarcastica nel consegnarlo).

    CI TOLGONO LE TORCE?

    ECCOVELE QUI LE VOSTRE TORCE (sorriso beffardo nel consegnarle).

    CI TOLGONO LE BANDIERE?

    UAH UAH UAH..ECCOVELE QUI LE VOSTRE BANDIERE.

    NOI NON SIAMO TORCE, MEGAFONO O BANDIERA:

    NOI SIAMO MOLTO DI PIÙ, NOI SIAMO VOCE, QUELLA CHE TI SPETTINA, QUELLA SEMPRE PIÙ FORTE.

    NOI SIAMO LA RISATA SARCASTICA DI FRONTE A CHI VORREBBE IL NOSTRO VOLTO TRISTE E SCONFITTO DA QUESTE RESTRIZIONI.

    UN NOSTRO STRISCIONE RECITÒ UNA VOLTA:

    “NOI SIAMO LA VOCE CHE DICE OSA”.

    ECCO CHI SIAMO NOI, SIAMO VOCI, SIAMO COLORO CHE NON SONO CADUTI NEL VOSTRO TRANELLO, PERCHÈ CADERE NEL TRANELLO È FARCI VEDERE COLPITI, È IL CORTEO DI PROTESTA.

    QUESTA NON È RIVOLUZIONE ULTRAS, QUESTA È SCONFITTA ULTRAS.

    IL CORTEO DI PROTESTA È LA VIA CRUCIS DEL VENERDÌ SANTO, NON C’È POSTO PER CORTEI DI PROTESTA PER CHI SI SENTE ULTRAS.

    NOI SIAMO COERENTI CON CIÒ CHE ABBIAMO SEMPRE SCRITTO SUGLI STRISCIONI, CON LA NOSTRA ANIMA CHE RUGGENDO GRIDA “NOI TIREREMO DRITTO”.

    QUESTA È LA NORD DEL FROSINONE, QUELLI CHE NEL MOMENTO IN CUI TENDENZIALMENTE CI SI LAMENTA E SI GRIDA DISPERATAMENTE “È TUTTO FINITO, CI HANNO TOLTO TUTTO”, RIDENDO CANTANO PIÙ FORTE.

    LASCIAMO AGLI ALTRI GRUPPI, QUELLI DELLE FANZINE, DEGLI ANFIBI UGUALI, DELLE SCIARPE, CHE SI RIUNISCANO E DECIDANO IL GIUSTO CORTEO DI PROTESTA.

    NOI NON ABBIAMO TEMPO PER QUESTE PUTTANATE, NOI SIAMO ULTRAS E RIDENDO CONTRO TUTTO E TUTTI, GLI ULTRAS FAREMO.

    CARO CARLETTO MIO, IN ALTO I NOSTRI CUORI……SONO RIVOLTI ALLA CURVA!!!

    UN ABBRACCIO…TU SIÈ FRATEM’

    E concludo con il pensiero della Curva A di Napoli…per quanto ci riguarda faremo altrettanto:

    MEGLIO L’ANONIMATO CHE IL CONSENSO DELLO STATO

    Questo è ultras…il resto chiacchiere e distintivo…se vi da fastidio la repressione basta non andare in curva…del resto non ce l’ha consigliato il dottore!

    Buona Pasqua…e un saluto particolare a gep e afi!

  2. “MEGLIO MORIRE DEGNO CHE VIVERE AMMAESTRATO

    NO ULTRAS MODERNI, NO ULTRAS DI STATO”

    …striscione apparso in Sud ieri sera

  3. e a me non fai gli auguri caro modernista? eheheheheheeheheheheheheh…..

    auguri a te di buona pasqua…..

    so’ gio

  4. In occasione delle prossime festività Pasquali, rivolgo un sincero Augurio, a tutte le componenti del calcio laziale: calciatori, dirigenti, tecnici, arbitri e tifosi.

    La Pasqua rappresenta un momento di Pace e serenità, sentimenti che auspico si diffondano sempre maggiormente nel nostro sport e nel nostro vivere quotidiano.

    A nome del Consiglio Direttivo e mio personale, Buona Pasqua a tutti.

    Melchiorre Zarelli

  5. Non ho capito se è qua che volevi questo mio post ma dato ceh me l hai chiesto in sottotitoli lo metto qui poi fa te..

    E poi parlate di mentalità?? Rispondi citando Modifica/Cancella messaggio Cancella messaggio Mostra indirizzo IP

    Vergognatevi…

    Due milioni per ogni curva. Quattro miliardi di vecchie lire. In parte munti direttamente dalle società (che continuano a essere generose coi loro tifosi più fedeli e scalmanati), in parte tirati su con la gestione dei biglietti e delle trasferte. E attraverso un commercio massiccio di tutto il materiale, sciarpe, felpe, cappellini, bandiere, da sfoggiare in curva. Una gestione sempre più manageriale e sempre più redditizia: perché sempre più sostanziosi sono gli interessi economici che gravitano attorno al tifo. Il comando di una fetta dello stadio, o comunque dei gruppi più autorevoli che la occupano, ha ingrossato in maniera esponenziale le tasche dei direttivi, come vengono chiamati i gruppi dirigenti delle curve.

    Il giochetto – alimentato da anni di legami e connivenze tra le società e i capi tifosi – poggia ora su basi nuove: e cioè su una specie di patto. Un gentlemen agreement che mette assieme leader degli ultrà interisti, milanisti e juventini. I contorni sembrerebbero quasi surreali. Perché le tre squadre sono, dovrebbero essere tradizionalmente nemiche. Così le loro tifoserie. Ma dove non è arrivata l´amicizia spontanea, è arrivato il business. Certe rivalità si sono di molto addolcite, se non addirittura spente. In una girandola di legami, contatti, tregue, incontri, tre curve – peraltro di due città diverse e delle prime tre squadre d´Italia per storia e numero di tifosi – hanno trovato punti d´incontro. Finanziari. Il nuovo scenario sta aiutando gli investigatori a far luce sulla sparatoria avvenuta a Sesto ai danni di un ultrà milanista dei Commandos. Lo ricostruiamo così come ce lo raccontano fonti attendibili della Questura e delle due tifoserie che occupano la Nord e la Sud di San Siro. Partendo da alcune amicizie. Solide, e trasversali. Per esempio quella che unisce i due leader più conosciuti e rispettati degli ultrà milanesi: Franco Caravita, capo storico dei Boys nerazzurri, e Giancarlo Capelli, detto “Barone”, capo riconosciuto delle Brigate rossonere (prima dirigeva i Commandos Tigre). Loro, nell´83, la decisione di mettere la parola fine agli scontri che per anni avevano opposto gli ultrà delle due sponde; una tregua che ancora dura, e che nessuno ha mai osato mettere in discussione. Sono loro, gli ex nemici Caravita e Capelli, ad aprire in società, pochi anni fa, in via Cesariano, “Mondo ultrà”, un negozio specializzato nella vendita di materiale e abbigliamento da curva. Un passato da tranviere il Barone, qualche guaio con la giustizia Caravita, i due decidono che il tifo, in tempo di pace, rende di più. Affari legali. Come la gestione dei biglietti. Migliaia di biglietti elargiti ogni domenica da Milan e Inter ai gruppi organizzati. E poi le coreografie, e le trasferte. E la vendita del merchandising. Un giro da due milioni di euro a stagione (per ogni curva). Nel business, ovviamente, c´è spazio anche per altri. Per esempio Nino Ciccarelli, leader dei Viking nerazzurri, o, fino a poco tempo fa, quel Mauro Russo (Boys) poi divenuto amico e socio in affari di Vieri e Maldini e allontanatosi dalla curva. E il capo degli emergenti e dominanti “Guerrieri” rossoneri – conosciuto come Gianky – che in curva Sud hanno preso il posto della disciolta Fossa dei Leoni. Ma i contatti, ora decisamente distesi, tra i capipopolo non si limitano solo a interisti e milanisti fra loro. La fotografia scattata nella geografia in continuo mutamento delle tifoserie immortala anche un gruppo di ultras bianconeri. I Viking, che però hanno sede a Milano. «I colori non cancellano l´amicizia, Loris libero»: recitava così lo striscione esposto in curva Sud dai “Guerrieri” (Milan-Palermo 22-10-06) e dedicato al leader dei Viking bianconeri arrestato pochi giorni prima. Un´ulteriore prova della non inimicizia tra i due gruppi, o comunque tra i loro capi. Una prova, forse, che quando il tifo diventa business abbatte ogni steccato e divisione. Così gli odiati “cugini” diventano soci affidabili. Così le lotte di campanile, le rivalità ancestrali dei tifosi del calcio, finiscono ammainate dentro il portafogli.

    fonte:Repubblica

    Cose che si sapevano già…ma che fanno schifo lo stesso

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