ACAB 7a puntata

per Paolo, per tutti

Sono passati ormai diciotto lunghissimi mesi da quel 24 Settembre 2005, ma di Giustizia non se ne parla, e probabilmente mai se ne parlerà. Se non avete mai sentito questa storia tenetevi forte perché vi stupirà: al “Bentegodi” di Verona l’Hellas ospita il Brescia, ed il gruppo ultras  dei “Brescia 1911” sta raggiungendo lo stadio a bordo di due treni speciali. Le nuove leggi che impongono biglietti nominali (in barba alla legge sulla privacy) stanno per scatenare un inferno. Solo il Giovedì sera, due giorni dopo l’inizio della prevendita dei tagliandi, viene comunicato agli ospiti di dover arrivare muniti di copia della carta d’identità. Cosa impossibile visto l’esodo di oltre mille unità e il breve preavviso: i bresciani decidono di partire lo stesso, con tutti i biglietti, ed alla stazione trovano enormi cordoni di Polizia in postazione di accoglienza. Alcuni agenti allora danno il via alla provocazione: "Come a Modena, come a Modena!" (stuzzicando i supporters sull’episodio di qualche anno prima, dove gli stessi rimasero vittime di un’imboscata da parte della Polizia conclusasi col ferimento di diversi ragazzi e due agenti della Digos), e "Vediamo se dopo ci andate ancora, in trasferta", ed altre frasi intimidatorie. L’obiettivo era chiaro! Con mille persone davanti più di tanto non possono fare, se non ammonire tutti di avere copia del documento la prossima volta, perciò scortati su diversi pulmann gli ultras arrivano allo stadio dove i primi gruppi sono già arrivati e stanno per entrare. Ci sono anche parecchie auto private ed otto tifosi giunti con mezzi propri non hanno con se il biglietto. Onde evitare problemi i leader del gruppo cedono loro i biglietti del settore affinché possano entrare, e come di solito accade, denaro alla mano, cercano il Responsabile per l’acquisto di altri otto tagliandi. Le norme però vogliono che i biglietti siano venduti solo fino al giorno prima. Le insistenze dei tifosi bresciani sono vane, dopo varie telefonate il Responsabile dice di avere avuto ordini dall’alto e il NO diviene irrevocabile. Il gruppo dei “Brescia 1911” decide così di restare compatto fuori dall’impianto, gli altri gruppi vogliono uscire ma vengono chiusi dentro il “Bentegodi”, come nei sequestri di persona.  

La partita volge al termine, senza alcun problema di ordine pubblico o sicurezza, ed i tifosi ospiti vengono fatti salire sugli autobus per essere nuovamente scortati alla Stazione. Nel frattempo, all’interno dello stadio, una porta che divide il settore ospiti da quello dei locali viene "inspiegabilmente" lasciata aperta, ed alcuni bresciani partono per cercare il contatto con i veronesi. Piccoli tafferugli, poi tre ragazzi vengono portati via. La Polizia fuori inizia a comportarsi in modo strano: la tensione aumenta, gli uomini dello Stato sembrano quasi drogati, bava alla bocca ed occhi sbarrati, pronti al massacro. Per il momento non accade nulla di grave, se non il ferimento di un anziano tifoso veronese, colpito alla gamba da un lacrimogeno lanciato ad altezza d’uomo. Arrivati alla Stazione, in attesa del secondo carico di ultras, la gente comincia ad occupare i posti del treno, mentre molti se ne stanno su di un binario morto ad aspettare i compagni. Gli altri gruppi sopraggiungono, ed i responsabili dei diversi nuclei vanno dalle Forze dell’Ordine per sapere qualcosa di più in merito alle persone arrestate e cercando, ovviamente, di riaverli indietro. A questo punto succede l’inimmaginabile. Dalla testa e dalla coda del treno partono cariche feroci che spingono i ragazzi sulle carrozze: queste hanno entrambe le porte aperte così, visto che la carica prosegue anche sopra il treno, molti scendono dalla parte opposta. Anche da dietro parte una carica: sembrano le solite, quelle di alleggerimento alle quali gli ultras sono tristemente abituati, ma stavolta la cosa va avanti. È molto di più della solita carica! Gli scontri non risparmiano donne (ferite al volto, al ventre e al seno, tutto documentato da foto), uomini di una certa età e ragazzini, molto giovani. Gli agenti colpiscono con manganelli rigorosamente impugnati al contrario, come vuole "l’etica professionale", lanciano ancora lacrimogeni ad altezza d’uomo, pietre (con le quali rompono vetri del treno), spray urticante sparato in volto. Tra le frasi minacciose ("Puttana, ti ammazziamo!") e diversi gesti di collera sembrano più belve che uomini.

In questo frangente accade il fatto più grave: Paolo S. riesce a scappare sul treno, trova i suoi amici e racconta cosa gli è appena successo ("Mi hanno manganellato in cinque sulla testa e mi hanno stordito con lo spray!"), un minuto ed inizia a sentirsi male, fatica a respirare e viene fatto scendere dal convoglio. La Polizia chiama l’Ambulanza e, visto lo stato di Paolo, lo fa con un codice Giallo-Due. Le sue condizioni si fanno sempre più gravi: la respirazione si fa più difficoltosa, vomita verde e comincia a perdere conoscenza. Dopo venticinque minuti arriva l’Ambulanza: gli operatori, constatando le gravissime condizioni in cui versa Paolo, chiamano un secondo automezzo con codice Rosso-Tre che in cinque minuti arriva e porta il giovane bresciano all’Ospedale di Borgo Trento, dove sarà immediatamente operato per la rimozione di un grosso ematoma alla testa. Nel frattempo parte una seconda carica, ancor più violenta. Altri quattro ragazzi vengono portati via dalla Polizia: alcuni, storditi dallo spray, vengono aiutati dagli agenti della Polfer, spettatori inermi e sbigottiti del massacro (perché è di questo che si è trattato). Altri riferiscono di aver chiesto ad alcuni celerini se non si vergognavano di cosa stessero facendo i colleghi e di essersi sentiti rispondere: "Sì, infatti è per questo che siamo qua fermi". Ma perché, visto che a noi vogliono imporre il biglietto nominale, non impongono a certi esaltati la divisa nominale come, per esempio, avviene in Inghilterra o in Germania? Là quando uno sbaglia, paga. Alla richiesta di parlare con un responsabile, viene riferito che al momento non è disponibile. Agenti della Digos non ce ne sono. L’unica cosa che accade è che un uomo, da dietro, dà l’ordine di partire con le cariche, quasi un "Al mio segnale scatenate l’inferno". Il tutto dura più di un’ora. Un’ora di inferno!

Partito il treno (uno solo con a bordo mille persone anziché due come all’andata, altro che sicurezza), i primi feriti gravi vengono fatti scendere a Desenzano del Garda per essere portati in Ospedale. Il treno arriva a Brescia verso le 21,30: gli ultras si dirigono subito alle sedi dei due giornali locali, il “Giornale di Brescia” e “Brescia Oggi”, per mostrare i feriti e raccontare i fatti accaduti a Verona. Per due giorni le versioni dei tifosi bresciani si alternano a quelle della Questura di Verona. Poi il silenzio, o quantomeno un clamoroso tentativo di censura dei fatti accaduti: sì, è stata aperta un’inchiesta, ma tutti sanno che la verità non salterà mai fuori ed il colpevole mai pagherà. La sera stessa il Questore di Verona si permette di diramare un bollettino medico sulle condizioni di salute di Paolo, dicendo che il taglio di 5 cm sulla testa è compatibile con il lancio di un sasso da parte di un gruppo di veronesi (assenti alla Stazione!) oppure il risultato di una brusca caduta a terra. Il giorno dopo invece pensa bene di supporre che Paolo sia rimasto ferito addirittura all’interno dello stadio. Dal canto loro i medici non hanno ancora diramato un bollettino ufficiale: parlando con i familiari chiedono loro come Paolo abbia potuto ferirsi in maniera tanto grave, escludendo tutte le varie versioni fornite dal Questore. Giornali e telegiornali invece, dando per vera e certa la notizia fornita dalla Questura, smettono di parlare del caso. Per tre mesi Paolo rimane ricoverato in prognosi riservata nel Reparto di NeuroChirurgia dell’Ospedale di Borgo Trento a Verona.

Il 5 Gennaio 2006 il gruppo dei “Brescia 1911” indice una Conferenza Stampa insieme alla famiglia di Paolo. Per la prima volta anche chi non era presente a Verona può vedere coi propri occhi quello che i mille tifosi hanno subito: nei mesi precedenti sono state raccolte fotografie, video-riprese da cellulari, testimonianze su quel tragico giorno. Sono momenti di commozione e rabbia, da pochi giorni Paolo è stato dichiarato fuori pericolo, ha cominciato la lunga riabilitazione e nei week-end può persino tornare a casa, nella sua Castenedolo. Gli amici di Paolo, i gnari, riprendono ad andare in trasferta senza mai dimenticare neppure per un attimo quel loro amico vittima di "veri e propri criminali". Dopo un vergognoso comunicato congiunto dei sindaci di Brescia e Verona per il derby di ritorno, nel quale stranamente il fatto appare come opera dei soliti facinorosi, il 18 Febbraio, a Brescia, ha luogo una manifestazione aperta a tutti, ultras e non solo, di ogni colore e fede, dedicata a Paolo, alla Verità, alla Giustizia. Partecipano diversi gruppi provenienti da tutt’Italia, di ogni categoria, e finalmente il Primo di Aprile del 2006 Paolo torna nella sua Curva Nord, riabbracciato dai suoi amici e dal calore del tifo.

Ne è passato di tempo da quel 24 Settembre eppure nulla è cambiato, anzi, forse qualcosa sì. Il Questore di Verona sembra abbia subito un provvedimento: si dice sia passato da Servizio Stadio Hellas Verona a Servizio Stadio Chievo Verona. Bella soddisfazione! Tutto questo per colpa di chi infanga la divisa che porta abusando di quel briciolo di potere che ha. Perché non si può ridurre un uomo in fin di vita per una partita di calcio. Bisogna che i colpevoli vengano a galla, che chi sa si faccia onore e parli della vicenda. Non crediamo che in tutta la Stazione non ci siano telecamere a circuito chiuso. E’ impossibile! Non credo che un poliziotto con un minimo di decenza, di dignità, non si sia reso conto di cosa stava accadendo in quel momento. Paolo intanto sta ancora lottando per tornare a vivere davvero, a cantare e a gioire in curva, come una volta. Un massacro destinato a restare impunito. La Procura di Verona ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta. Le indagini condotte dal Sostituto Procuratore Pier Umberto Vallerin non sono riuscite a risalire ai presunti colpevoli. Non perché il fatto non sia effettivamente avvenuto, anzi sul fatto che sia stato commesso un "efferato pestaggio", come si legge negli atti della richiesta di archiviazione e come sempre sostenuto dagli ultras bresciani, gli inquirenti non hanno dubbi. Il problema è che mancano nomi e cognomi degli autori. Nella versione della Polizia, inoltre, si parlò di una ferita compatibile con le dimensioni di un cubetto di porfido, tesi smontata poi dal referto del Pronto Soccorso e dalle conclusioni dell’inchiesta che ha appurato come i traumi siano stati causati da gravi e ripetute percosse. Non un incidente insomma ma un pestaggio, quello che da sempre ha sostenuto l’Avv. Ennio Buffoni, legale della famiglia di Paolo.

Paolo è stato massacrato solo perché indossava una sciarpa biancoblu, solo perché aveva deciso di seguire la sua squadra del cuore. Alla Stazione di Verona si è perpetrato un massacro di gente indifesa, senza la minima motivazione. Nessuno ha avuto il buon senso di segnalare che l’Ambulanza che ha soccorso Paolo arrivò senza sirene con un codice “Giallo 2” (nulla di grave!), quando invece tutti i presenti avevano capito la situazione disperata (l’Ambulanza ripartì infatti col codice di massima gravità “Rosso 3”). E allora ci poniamo alcune domande. E’ libero un sistema d’informazione che, quando un errore di tale portata è commesso dalle Istituzioni, fa scendere sull’accaduto una coltre di confusione, silenzio e mancato approfondimento? E’ libero un sistema d’informazione che non denuncia le falsità, evidentemente contraddittorie, dette da un personaggio che rappresenta le Istituzioni pubbliche? Perché quando si tratta di Ultras la burocrazia è velocissima… e le condanne colpiscono i presunti colpevoli ancor prima di essere processati, mentre quando sbaglia un rappresentante delle Istituzioni la giustizia è sempre molto lenta o inesistente? Le Istituzioni, i media, i politici ed i magistrati hanno il dovere di rispondere a queste sacrosante domande. E’ l’unico modo per sgretolare il muro di gomma eretto davanti alla Verità, l’unico modo per fare Giustizia e dare a Paolo la forza di sorridere sempre, nonostante tutto.

6 pensieri su “ACAB 7a puntata

  1. forza e coraggio per Paolo e famiglia….civitavecchia ultras vi e’ vicina……ormai ci vuole tanta forza per andare avanti,specialmente in queste serie minori…noi siamo messi male male,siamo in 9 diffidati e tutti esponenti del gruppo,quindi in queste cazzo di “cittadine” e’ duro portare la gente in trasferta senza poterci andare noi…stiamo facendo la fine del campionato senza mettere piu’ lo striscione al campo,ma ormai la vera partita e’ diventata il sabato sera o la domenica contro le guardie…siamo un gruppo abbastanza contro le f.d.o. e loro continuano a cacarci il cazzo dove siamo siamo,perche’ la domenica o al ristorante o al baretto fuori dallo stadio ,dove stiamo stiamo,tutti insieme x noi e’ sempre il nostro momento,il momento dello striscione,lo striscione sara’ esposto sempre,a pranzo a cena dove il gruppo si riunisce ad aspettare la firma e a sentire la partita….non ci potranno far entrare allo stadio,ma le nostre mentalita’ non ce le leveranno mai……ultras liberi e forza paolo e un saluto ultras al vostro gruppo..OGNI PARTITA COMBATTI LA DIVISA…BRIGATA VELENO FIRM….OLD CITY….

  2. Il caso di Paolo, purtroppo, non è un evento fuori dal comune, non da il via ad Edizioni Straordinarie di nessun tg. Perchè non fa notizia! Perchè non è notizia! Perchè in questo Stato è logico ed ampiamente giustificabile che un esponente delle FdO prenda a calci e pugni un libero cittadino, senza alcun motivo. Perchè in questa nostra povera Patria è naturale e probabilmente permesso dalle Istituzioni che un ragazzo venga massacrato per aver scelto di seguire la propria squadra in trasferta. Perchè in questa Italia senza memoria storica e senza futuro non esiste che un male assoluto, gli ultras, gli ultras ed il loro mondo, le loro passioni e la loro fede.

    La storia di Paolo è la storia di tanti altri ragazzi, in ogni angolo della nostra penisola. Criminalizzati, discriminati, trattati alla stregua di criceti da vivisezionare per l’esperimento di turno. Ghettizzati, presi di mira dentro e fuori gli stadi, provocati ad arte per stuzzicare in loro una reazione scomposta che possa motivare un eventuale arresto, una diffida, una denuncia.

    Eppure non sempre è così: può accadere di dover abbandonare l’unica vera passione della propria esistenza perchè magari in passato si è avuto qualche problema col Carabiniere vicino di casa ed hai la sfortuna di ritrovartelo di fronte allo stadio in assetto da guerriglia per uno dei tanti Servizi d’Ordine spropositati. Ed allora è inevitabile: sarai picchiato, sarai diffidato, sarai arrestato, i media ti dipingeranno come un delinquente senza scrupoli che dopo una settimana di furti, riscossioni di pizzo, scambio virtuale di materiale pedo-pornografico, un paio di dosi di eroina vendute al tossico, sceglie la curva per scaricare la tensione e mettere sulla torta una bella ciliegina dolce e prelibata.

    Questa è la realtà dei fatti, la triste realtà. Quello che nessuno osa immaginare è la conseguenza di questo sopruso: se sei un padre di famiglia, fin da bambino innamorato della curva che frequenti e degli amici con cui condividi questa passione, e vieni coinvolto in una delle tante ingiustizie all’ordine del giorno rischi di vedere la tua vita cambiare dalla mattina alla sera. Immaginate gli articoli dei giornali che non aspettano chiarimenti e notizie ulteriori prima di “sparare il mostro in prima pagina”, immaginate la famiglia di questo giovane padre, sua moglie ed il piccolo che non riesce a spiegarsi dove sia finito il babbo. Al tg altre accuse infamanti, scatta anche la diffida, mentre deve essere ancora processato. Il suo datore di lavoro che fa? Non vuole perdere la credibilità della sua azienda e con una fredda telefonata comunica alla moglie la scelta di licenziarlo. In attesa del processo… e se dovesse venire fuori una verità diversa da quella scritta dai giornali, raccontata dalle FdO e sostenuta dai benpensanti? Ai posteri l’ardua sentenza…

  3. per me la verità non verrà mai fuori…questo è il nostro sistema!!!!

    QdK

  4. ULTIMO STADIO di Alessandro Giuli

    “Ripartire da zero? Si può. Posto che i provvedimenti restrittivi contro le tifoserie curvaiole sono al limite del grottesco, della demenzialità incostituzionale e in linea di massima perfino inutili nell’impedire guerre guerreggiate intorno agli stadi, un lato positivo esiste.

    In una parola: rigenerazione. Sugli spalti non è più possibile portare i tamburi e i megafoni? Meglio, così una volta per tutte ci si disintossicherà dal vizio di cantare poco e far risuonare, al posto delle corde vocali, orrendi ritmi animistici. Non si potranno più introdurre striscioni alla cieca e cartoncini per le coreografie? Pazienza: sarà un modo per verificare se gli ultras, per fare colore, invece di allestire carnevalate in disordine sono ancora capaci di stendere al cielo le sciarpe della propria squadra, senza legarsele sulle cosce o intorno alla vita o, peggio ancora, sulla testa come fanno le mondine durante la raccolta del riso.

    Insomma, a voler essere realistici, nulla è veramente perduto fintantochè ai tifosi verrà garantito l’uso della voce per cantare e delle mani per accompagnare i cori. Tanto basta per restare dignitosamente in fila e svolgere il proprio dovere. La passione ritornerà al momento giusto”.

    (tratto da “Il Foglio”)

  5. Sfogliando un quotidiano ho scovato una nuova bella presa in giro… ah, dimenticavo, naturalmente …siamo tutti invitati!

    VIOLENZA NEGLI STADI, INCONTRO PUBBLICO

    “Un appuntamento pubblico per pubblicizzare la proposta di Legge per l’istituzione del reato di violenza negli stadi. Ad organizzarlo la Segreteria Provinciale della Federazione Sindacale di Polizia. L’appuntamento è fissato per domani mattina alle ore 10. Il Sindacato ha invitato i rappresentanti delle Istituzioni. Le Forze di Polizia hanno promosso una raccolta di firme per la proposta di legge. Oltre all’istituzione del reato è prevista anche quella di un Fondo di Garanzia per le vittime di tumulti”.

  6. Dedicato a noi… dedicato a lui…

    “Abbasso e alè, abbasso e alè, abbasso e alè

    con le canzoni, senza fatti e soluzioni

    la castità, la verginità, la sposa in bianco

    il maschio forte, i ministri puliti, i buffoni di corte

    ladri di polli, super pensioni, ladri di stato e stupratori

    il grasso ventre dei commendatori

    diete politicizzate, evasori legalizzati

    auto blu, cieli blu. amore blu

    rock and blues NUNTEREGGAEPIU’

    Eya alalà, pci psi, dc dc, pci psi pli pri

    dc dc dc dc, Cazzaniga

    avvocato Agnelli, Umberto Agnelli

    Susanna Agnelli, Monti Pirelli dribbla Causio

    che passa a Tardelli

    Musiello Antognoni Zaccarelli

    Gianni Brera, Bearzot, Monzon

    Panatta, Rivera, D’Ambrosio

    Lauda, Thoeni, Maurizio Costanzo

    Mike Bongiorno, Villaggio, Raffa, Guccini

    onorevole, eccellenza, cavaliere, senatore

    nobildonna, eminenza, monsignore

    vossia cherie mon amour NUNTEREGGAEPIU’

    Immunità parlamentare, abbasso e alè

    il numero 5 sta in panchina

    s’è alzato male stamattina

    mi sia consentito dire il nostro è un partito serio

    disponibile al confronto, nella misura in cui

    alternativo, aliena ogni compromesso

    ahi lo stress, Freud e il sess

    è tutto un cess, ci sarà la ress

    se quest’estate andremo al mare

    solo i soldi e tanto amore

    e vivremo nel terrore che ci rubino l’argenteria

    è più prosa che poesia NUNTEREGGAEPIU’

    Ue paisà, il bricolage

    il quindicidiciotto, il prosciutto cotto

    il quarantotto, il sessantotto, il pitrentotto

    sulla spiaggia di capocotta

    Cartier, Cardin, Gucci

    portobello e illusioni

    lotteria a trecento milioni

    mentre il popolo si gratta

    a dama c’è chi fa la patta

    a settemezzo c’ho la matta

    mentre vedo tanta gente

    che non c’ha l’acqua corrente

    e non c’ha niente

    ma chi me sente…

    ma chi me sente

    e allora amore mio ti amo

    che bella sei, vali per sei

    ci giurerei, ma è meglio lei

    che bella sei, che bella lei

    vale per sei, ci giurerei

    sei meglio tu, che bella sei

    NUNTEREGGAEPIU'”

    Rino Gaetano (1978)

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